Narrativa italiana Romanzi L'estate che perdemmo Dio
 

L'estate che perdemmo Dio L'estate che perdemmo Dio

L'estate che perdemmo Dio

Letteratura italiana

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Quattro creature in fuga da una sciagura che non si può nominare, perché giù al Sud ha un nome troppo preciso. Una ragazzina osserva e racconta. E condanna tutti. E tutti rende innocenti. Salvatore Silvestro, il padre. Laura, la madre. Margherita, la figlia più piccola. E Caterina, la figlia maggiore. Nella mente di Caterina ormai dodicenne continua a risuonare l'urlo della zia, quella notte di tre anni fa giù a Nacamarina. L'urlo che annunciava il focu, la sciagura. Dopo quella notte, per salvarsi, la famiglia Silvestro è dovuta fuggire. In Altitalia. Dove ha conosciuto l'esilio, e anche una insperata libertà. Adesso qui, al Nord, arriva la notizia di un'altra sciagura. La morte di zio 'Ntoni. Salvatore deve separarsi dalla moglie e le figlie - loro così uniti - e tornare nel luogo in cui è nato, per il funerale. Il romanzo alterna il tempo dell'oggi, in cui Laura e le bambine spiano ansiose il viaggio di Salvatore, costretto a fare i conti con le proprie radici, e il tempo del ricordo: la fuga, l'arrivo nel nuovo mondo, lo spaesamento... Un appassionante flusso narrativo: nello sguardo di una ragazzina già adulta eppure capace di attingere alla forza incrollabile dell'immaginazione, e di ricomporre il destino della propria famiglia con il gesto amoroso del racconto.



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L'estate che perdemmo Dio 2021-02-13 08:26:19 silvia71
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    13 Febbraio, 2021
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Gli occhi delle vittime

Un urlo segna il giorno della svolta, una lacerazione nella vita di una famiglia.
Ciò che era prima sarà cancellato per sempre.
Addio alla spensieratezza, ai pranzi della tradizione, agli amici, alle risate, al calore vigoroso che ti infonde la tua terra.
Quello narrato è lo strappo dalle proprie radici, vissuto e raccontato dal punto di vista degli adulti e dei bambini grazie alla voce della giovanissima Caterina, colpevole di essere nata in un contesto sociale e familiare in cui si è impiantata l'erba cattiva del sistema malavitoso.

Rosella Postorino racconta al suo lettore la storia di un esilio forzato in cerca di salvezza immediata e successivamente di normalità per un'intera famiglia. Una fuga obbligata per lasciarsi alle spalle venti di tempesta ma con il terrore di dover affrontare un nuovo mondo e di dover costruire nuove fondamenta, portando impresso sulla pelle un marchio indelebile.
Toccante e dirompente il senso di annichilimento da cui sono colti i protagonisti, cariche di emozione le immagini che scorrono tra le pagine, avvolte da un alone funereo e cupo, perchè il sole ha smesso di dare luce a questi volti.

Degno di nota questo romanzo, ben strutturato e dal nervo narrativo delicato, capace di parlare di un tema forte con un linguaggio che trascende le situazioni contingenti ma che vola più in alto, per rappresentare la ricerca del buono e del giusto che alberga nei cuori dei protagonisti..
Un testo che oltre alla voragine causata dalle scelte sbagliate e deviate degli uomini, mostra come sia prorompente lo spirito di sopravvivenza e di rinascita nell'indole di coloro che ne sono vittime.

Empatico e profondo questo viaggio tormentato di un nucleo familiare che diventa il volto sotteso alle cronache che hanno funestato il nostro paese.

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