L'autunno dell'anno prima
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
AL MARE NON DOVREBBE PIOVERE MAI
Ho scelto di leggere questo romanzo perché mi ha molto colpito la copertina e la trama che ho trovato molto originale e insolita.
Questo libro, infatti, è diverso da molti altri che ho letto in passato credo che sia dovuto allo stile di narrare dell’autrice che l’ha reso interessante e non banale.
Vengono affrontati vari argomenti nel libro, quello principale è sicuramente quello del ricordo e della nostalgia per un tempo ormai passato che non può tornare.
La scrittrice ha utilizzato due registri narrativi, quello di Domiziana e poi quella del narratore esterno, inoltre vengono usate molte metafore e flashback.
Domiziana è la protagonista del romanzo insieme alla sorella Andrea, loro sono originarie di Udine, hanno sette anni di differenza e oltre a questo hanno vite e caratteri completamente opposti.
Il libro comincia con Domiziana che arriva al mare di Grado dopo quasi trent’anni che non tornava lì, ma benché arrivare in estate sceglie di andare a novembre, in autunno.
Questo è un luogo a lei caro che le riporta in mente moltissimi ricordi e sensazioni legate alla sua infanzia, un periodo che lei ricorda con molto affetto e nostalgia.
In questo periodo dell’anno il mare perde la sua bellezza e si spegne così come anche i suoi abitanti, i pochi rimasti, che rimangono statici e immobili come se questo posto si animasse solamente nel periodo estivo.
A novembre, nessuno si sognerebbe di andare al mare, è un posto legato alla stagionalità dove tutti hanno un comportamento abitudinario si ci abbronza, ci si rilassa, si mangia il gelato, si tradisce e si parla con il vicino di ombrellone.
L’autrice descrive così il comportamento delle persone che ogni anno si incontrano al mare.
Ho sempre pensato che il mare fosse uno dei luoghi più belli ma allo stesso tempo più tristi, chi ci vive tutto l’anno vede quanto nel periodo autunnale e invernale resti isolato, si spegne e poi improvvisamente si rianimi solo nella bella stagione, tra l’altro dove il caos diventa normalità.
Domiziana, torna a Grado per ritrovare se stessa e in un certo modo anche l’amata sorella, il lettore conosce la protagonista a poco a poco, ma capisce subito il profondo turbamento che la ragazza vive.
Ci troviamo di fronte una persona molto timida, che mangia molto poco, che ama il mare e che ha sofferto molto. Si sposa giovane appena ventenne e poco dopo diventa madre di una bambina Nicole e dopo alcuni anni di matrimonio si separa dal marito.
Il fatto che abbia paura di ingrassare e che in qualche caso odi il cibo, è sintomo del profondo disagio che prova nei confronti del mondo.
Va a vivere nella pensione “Turchina” e nel periodo che trascorre lì a Grado si lascia trasportare dai ricordi e si lascia vivere, non riesce a reagire e non riesce almeno nel primo periodo a trovare se stessa.
Domiziana dice di essersi rassegnata alle assenze e ai rifiuti e si ritrova sempre sola ad affrontare le varie situazioni della vita, è sempre alla ricerca dell’amore lo cerca in ogni cosa.
Andrea invece, è una persona molto ribelle, bizzarra, strana, ha sempre cercato di scappare dalla sua famiglia d’origine e anche dalla sorella per vivere una vita diversa da quella che le si prospettava.
Dopo Udine si trasferisce a Londra, e continua a vivere la sua vita sentendosi poco con i suoi cari e anche con Domiziana.
Le due sorelle si vogliono molto bene anche se non lo dicono, vorrebbero avere un rapporto più intenso ma non riescono ad esprimere i loro veri sentimenti.
Nella vita e nel soggiorno a Grado per Domiziana arriva una scossa grazie all’incontro con Darko, un bosniaco che vive al porto.
A me è sembrato che la ragazza non abbia avuto gran fortuna nell’amore e che più di tanto a Darko non gli importa della ragazza, sembra freddo e crudo, come anche l’ex marito che non ha mai considerato importanti i sogni della moglie, inseguendo solamente i suoi.
Entrambe le sorelle non riescono a trovare un posto dove si trovano veramente bene ad eccezione di quel mare che le ha viste crescere, che le tiene utile fino alla fine.
Forse non ho capito fino in fondo le scelte che le due sorelle hanno fatto e il loro modo di affrontare i problemi, vite opposte ma seppur vicine.
Mi ha colpito moltissimo lo stile molto curato e il modo di scrivere dell’autrice preciso, lineare, semplice ma molto ricercato.
Lei è riuscita a caratterizzare i personaggi e a renderli reali, quasi come se fossero delle persone che conosciamo, dei nostri amici.
Sebbene la storia a mio avviso è semplice, a renderla interessante e ad avere una marcia in più ci ha messo sicuramente del suo la bravissima Alessandra che scrive in maniera dettagliata e originale.
Le descrizioni delle situazioni, dei luoghi sono molto curate e precise per darvi un esempio a pag.21 “le fette biscottate si sbriciolano tra le dita come borotalco, il piattino a losanghe è sbeccato sui bordi, il burro è calcareo e sa di naflatina”.
Un romanzo interessante che affronta dei temi importanti in maniera delicata e umile che cerca di descrivere il profondo mutamento e le problematiche legate all’animo umano e alla ricerca della felicità, in fondo tutti noi la cerchiamo.
Un libro sul ricordo e sulla ricerca dei sentimenti, sulla perdita e sulla precarietà dell’amore.
Il mare viene utilizzato come elemento di felicità e di serenità per entrambe le ragazze che solo in quel luogo riescono a sentirsi in pace come quando da piccole trascorrevano le vacanze.
Non sempre si ha una seconda possibilità per tornare indietro e per cambiare le cose e cercare di fare o dire qualcosa che per un motivo o per l’altro non si è riusciti a fare o dire.
Un romanzo che consiglio a chi vuole leggere qualcosa di originale, che vuole soffrire con i protagonisti e ad emozionarsi con loro.