L'apprendista
Letteratura italiana
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DA APPREDISTA-MAESTRO A COMPLICI AMICI
In questo romanzo, Gian Mario Villalta non ha la pretesa di tenerti incollato senza fiato alle pagine, ma ti prende per mano e ti porta a seguire delle vite semplici, di quelle che di solito non si trovano narrate nei romanzi e non appaiono mai sui rotocalchi.
Ma sono queste le vite vere.
I due protagonisti sono Tilio e Fredi, due anziani signori che hanno deciso di dedicare il tramonto delle loro vite alla chiesa, scegliendo cosi? un’esistenza quanto mai tranquilla, regolare e prevedibile, costellata da rituali.
Siamo in un paesino del nord Italia, in cui il ruolo della chiesa sta perdendo la centralità? nelle vite sociali, ma rimangono quanti mai forti i pettegolezzi e le maldicenze con cui i protagonisti si trovano a scontrarsi.
Non e? affatto un romanzo religioso, anzi la religione diventa solo un ottimo spunto di discussione e scambio tra i due protagonisti, in particolare Tilio che vive il suo rapporto con i precetti cristiani e con quanto scritto dal vangelo in maniera quasi scientifica: quanto viene declamato dal Don merita una sua propria analisi.
Anche qui, come nel “Città Sommersa” di Marta Barone, anch’esso candidato al premio strega 2020, troviamo affrontate le dinamiche complicate tra figlio-padre e padre-figlio.
Nel primo caso è Fredi che, ancora non emancipato dalla educazione rigida ricevuta da un padre militare, fa fatica ad accettare la fragilità che l’anzianità porta con sé.
Farà fatica anche ad accettare le cure discrete che Tilio gli riserverà.
Quest’ultimo invece deve fare i conti con i sensi di colpa del “non ho fatto abbastanza” verso suo figlio Paolo. Basterà una chicchera a cuore aperto e questa distanza verrà annullata.
Quello che più mi è piaciuto è il rapporto maestro-apprendista (e da qui il titolo del romanzo) tra Fredi e Tilio, un rapporto che si evolverà in amicizia e una sorta di tacita complicità.
Penso che chi ha amato “Stoner” di John Williams, non potrà? che apprezzare questo romanzo!