L'anonima fine di radice quadrata
Letteratura italiana
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Sei una radice quadrata senza il numero dentro.
Una storia tra i banchi di scuola è quella che ci viene narrata dalla moderna penna di Alessandro Mari. La diciassettenne Sofia frequenta le terza superiore, nonché egocentrica si ritiene ironica e quel tanto che basta cinica. Le parole però di quel compagno di classe la mettono spalle al muro, non comprende nemmeno quella che dovrebbe essere l’offesa, eppure quell’espressione le riecheggia dentro. Si è nascosta in un angolino della sua mente e quando meno se lo aspetta zacchete ecco che torna a farsi sentire:-“ Sei una radice quadrata senza il numero dentro!”- ed ancora:-“ Sei una radice quadrata senza il numero dentro!”-. –“Maledizione”- si ripete la protagonista –“ma cosa diavolo vuol dire? Dov’è l’insulto!?”-.
“L’Orrido”, supplente di storia e filosofia stravolge le carte in tavola. Ritenendo inopportuna la sistemazione dei banchi singoli li ridispone a coppie estraendo a sorte gli abitanti di quei nuovi mondi doppi. E non solo Sofia si ritrova accanto a Radice Quadrata – l’insulto si è poi trasformato nel miglior soprannome per quel giovane sfrontato accusatore – ma il voto di ogni singolo studente sarà determinato dal rendimento di entrambe. Se dunque uno dei due giovani non si impegna, non studia le conseguenze si ripercuoteranno doppiamente. Primo compito? Leggere “Cuore” di Edmondo De Amicis e dopo aver fatto proprie le virtù civili per le nuove generazioni e le moralità insite nel testo, estrapolare un proprio pensiero da mettere su carta con il proprio compagno, partendo da questo presupposto ogni coppia avrebbe così costruito un racconto con una sua morale, propri valori e modelli di comportamento da esporre alla classe. Un componimento simile dunque, ma da una prospettiva rovesciata. Imparare ad ascoltare è il lascito del docente ai giovani.
Inizia così la “convivenza” forzata di due individualità apparentemente distanti e parallele. E più i giorni passano e più Sofia è attratta dalla personalità che viene a conoscere. Nota sempre più peculiarità in Radice Quadra tanto da arrivare a seguirlo; molteplici suoi comportamenti gli sono oscuri, uno tra tanti il taccuino con l’elastico che si porta dietro e su cui meticolosamente riporta frasi, pensieri, quotidianità. Lo trascrive in due modi diversi. Dall’inizio verso il centro e dalla fine sempre verso questo. Nella parte iniziale riporta informazioni utilizzando la forma del diario, nella finale annota le sue osservazioni redigendole come una telecronaca.
Ed è osservando Radice Quadrata che Sofia si riscopre, che impara a leggere tra le righe, a guardare con occhi aperti tanto se stessa quanto il mondo che la circonda. Perché entrando nella sua dimensione ha dovuto rimettere in gioco la sua, ha dovuto imparare ad scrutare con la prospettiva altrui tanto da arrivare a realizzare che quel ragazzo la conosce meglio di quanto ella stessa pensava di sapere di sé.
Quella di Alessandro Mari non è una storia per ragazzi ma una storia di ragazzi, adatta a tutte le età. Ti entra dentro sin dalle prime pagine e ti porta a fare i conti con quelli che sono gli interrogativi e gli imprevisti della vita. Una volta iniziato non puoi staccartene fino a quando non lo hai concluso. E se da un lato i sentimenti del lettore verso Sofia sono contrastanti, questo resta totalmente affascinato da Radice Quadrata al punto da voler scoprire – come la protagonista – cosa si nasconde dietro quella faccia trista.