L'amore normale
Letteratura italiana
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Lei lui l'altro e l'altra di lui
Esistono due categorie di libri, quelli che ti risucchiano e quando alla fine ti lasciano andare dalle loro pagine ti senti svuotata, privata di una vita che ormai avevi fatto tua. E poi ci sono gli altri libri, quelli che restano sospesi in superficie e ti parlano di un mondo che già conosci e che forse, un giorno potrebbe essere anche il tuo.
Amore normale di Alessandra Sarchi, per me, è rientrato nella seconda categoria. Non mi ha afferrato il cuore per poi restituirmelo un po' cambiato a fine lettura, no ma mi ha fatto sbirciare da una finestra la vita di una famiglia come ce ne sono tante e mi ha concesso momenti di intimità con personaggi quasi reali.
Tutto parte da una famiglia qualunque, madre padre e due figlie. Una coppia stanca, abituata all'amore quotidiano in cui all'improvviso si insinua un sentimento nuovo, diverso, estraneo a cui nessuno dei due riesce a resistere. E allora ecco che si crea un quadrato amoroso: Laura e Davide, Laura e Francesco, Davide e Mia. Tre coppie legate da amori diversi eppure intensi, brucianti a cui è difficile rinunciare. Alessandra Sarchi ci mostra alcune facce di quello strano poligono che è l'amore: la quotidiana intimità di una coppia solida, l'amore bruciante tra una giovane donna e un padre di famiglia, l'amore che è passione infinita di due persone che non riescono a resistersi nonostante il tempo che li ha divisi.
Ma oltre ai protagonisti di una strana vicenda amorosa conosciamo anche l'amore caparbio che sopravvive in un uomo anche dopo due matrimoni falliti, l'amore dei genitori per i figli e l'amore puro di due adolescenti che si troveranno, alla fine, ad affrontare una possibilità più grande di loro.
L'amore però non è tutto, c'è la vita con le sue incombenze e le sue regole, il tentativo disperato di creare qualcosa di nuovo piuttosto che distruggere qualcosa di vecchio e la resa, inevitabile, di fronte al fallimento.
Indicazioni utili
L'amore normale di Alessandra Sarchi
Bellissimo romanzo, che consiglio a tutti coloro che hanno voglia di riflettere sull’amore. Alessandra Sarchi riesce, nel suo libro, a mostrare i rapporti per quello che sono, senza prendere le parti di alcuno e raccontando i fatti nel loro evolversi, lasciando a noi l’onere di interpretarli e di farci la nostra opinione. E’ la storia della chimica dell’attrazione, del tradimento, della menzogna e della crudeltà nelle relazioni amorose. Il romanzo è diviso in due parti e solo nella seconda i coniugi vengono a sapere dei loro rispettivi tradimenti. Non abbiamo un narratore onnisciente, ma l’alternarsi dei punti di vista dei diversi personaggi, che ci dona un bellissimo romanzo corale. Per Laura (la protagonista principale) la malattia, simbolo della precarietà della vita (un tumore al seno, che le lascia una rosea cicatrice), agisce da fattore disgregante del suo matrimonio quasi ventennale, fino ad allora “normale e tranquillo”, perché le fa presagire che il marito la tradirà con una donna di vent’anni di meno (come infatti accadrà). Per questo, si lascia corteggiare e consolare dal vecchio amante giovanile Fabrizio (uomo elegante, che ha alle spalle due matrimoni falliti), iniziando ad intessere con lui una relazione extra coniugale. Laura vuole coltivare con l’amante quella cosa pericolosissima che si chiama “possibilità” che può generare - anche se per poco - un po’di felicità, perché il desiderio vuole concepire nuovi legami, quando quelli vecchi sono logori. Quando l’amore, da ”cosa tormentosa e incerta” diventa consuetudine (il condividere un mutuo, i problemi e le bollette), c’è bisogno di tornare ad “essere nella relazione” e non ad “avere una relazione”, perché i corpi si incontrano in modo meno selettivo di quanto la morale diffusa (che vede il matrimonio come unico ed esclusivo) ci consenta. Per Laura c’è un’altra morale, molto più importante: quella della complicità e della comprensione. L’”amore normale” gioca sulla gelosia separandola dalla morale diffusa; infatti i quattro protagonisti, nella seconda parte, proveranno a condividere l’amore, andando tutti insieme nella casa di vacanza al mare della vecchia Giovanna, una ex hippie anticonformista. Il romanzo riporta il quadrilatero amoroso delle “Affinità elettive” di Goethe, dove però la protagonista vorrebbe trovare la terza via: quella della condivisione, tramite l’inclusione degli amanti nella loro quotidianità. Lei tenta di definire l’innocenza dell’adulterio, ma scopre che l’amore, quello “normale”, non è condivisibile. La cicatrice di Laura, che dà inizio ai fatti, sarà il fattore scatenante della fuga dalla casa al mare di Mia, l’amante ventisettenne del marito, che capisce da dove ha avuto origine tutto e decide di farsi da parte. Bellissimi gli accenni all’arte di cui il romanzo è intessuto, soprattutto la scena in cui i due coniugi osservano in una mostra il quadro cinquecentesco del Primaticcio “Ulisse e Penelope”, che vede Ulisse sfiorare il mento della moglie, come per toglierle una maschera. I due sanno di non essere stati fedeli nei lunghi anni della loro lontananza, ma sanno di amarsi e di essersi aspettati. Questo quadro fa scendere una lacrima dagli occhi di Laura, consapevole di stare tradendo il marito, ma anche dell’amore che prova per lui. Nel romanzo l’ombra di Tanathos aleggia sulla vita dei protagonisti (come sulla vita di tutti noi) e chiama in causa il suo antagonista Eros. Bella la scena finale, in cui la figlia diciassettenne dei protagonisti, indecisa se abortire o meno il figlio che aspetta dal fidanzato (decisione che cambierà non solo la sua vita, ma anche quella dei genitori), uscendo dalla grotta sembra prendere la decisione più “normale” di tutto il romanzo. Bellissimo, lo consiglio!
Le frasi che mi sono piaciute o più rappresentative:
- “Avrei potuto fare l’amore con lei oggi, bastava poco, magari anche solo un luogo diverso. Un amore senza conseguenze, senza figli che nascono, senza la vita da rivoluzionare. Io con il mio matrimonio, lei con il suo, senza aspettative ulteriori, senza l’ansia di confermare chissà che, una cosa bella in sé, forse vicina alla perfezione” (lo dice Fabrizio, l’amante di lei);
- “Da due mesi abbiamo ripreso le nostre uscite, non succede niente, nemmeno baci. Eppure coltiviamo quella cosa pericolosissima che si chiama possibilità” e ancora “ Mi ha teso una mano chiedendomi se succede a tutti di volere una seconda vita, ma in contemporanea” (dice Laura, parlando dell’amante). Sempre Laura “ Essere concavi e convessi allo stesso tempo, e non mancare di nulla. Quello deve essere il paradiso”;
- “Una sola volta, forse la prima, Davide ha detto”Ti meriteresti un letto”. Mi è sembrata un’attenzione superflua, il luogo eravamo noi. L’attesa aveva portato il peso esatto ai gesti, il sapore buono alla pelle, la consistenza immaginata a ogni parte del corpo. “Il divano è perfetto,gli dissi” (dice Mia, l’amante del marito);
- “La sazietà sentimentale che viene dall’avere avuto delle famiglie ci rende non più saggi, solo protetti rispetto alle escoriazioni della passione. Forse” (esclama Fabrizio);
- “L’intimità fisica sedimentata ci precede e ci accompagna” (dice il marito, parlando del rapporto con la moglie);
- “Io vedo Laura e vedo le tue figlie dietro ogni tuo gesto, potrei perfino indicarti dove i vincoli di affetto e di devozione che hai per loro ti spingono e dove ti trattengono, e quanto ci hai mischiate già, dentro di te. Ma loro sono là dove dovrebbero essere, mentre io non credo” (dice Mia a Davide);
- “Quello che tu vuoi sapere è perché sposandosi anche con le migliori premesse, e le miglior intenzioni, si finisca comunque a desiderare altro” (dice Laura all’antagonista Mia);
- “Mi prendo questo finale, da fuggitiva ho qualche speranza in più di rimanere nei tuoi pensieri” ( scrive Mia a Davide, nella sua lettera di addio);
- “Crediamo sempre tutti di saperla più lunga degli altri, ma vedi, non sappiamo proprio niente, è la nostra è una condanna e la nostra salvezza” (esclama la saggia hippie Giovanna).
Poi, bellissima la scena finale:
- “Poco prima di raggiungere l’azzurro fuori dalla grotta Violetta si ferma, alle sue spalle lo sbalzo termico e la condensa rigano le pareti, intreccia la sua mano alla mia, spingendomi fuori. “Mi è passata tutta la paura”, dice liberandosi e andando verso Guido”.