Narrativa italiana Romanzi L'amore graffia il mondo
 

L'amore graffia il mondo L'amore graffia il mondo

L'amore graffia il mondo

Letteratura italiana

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È come se portasse il destino nel nome, Signorina: suo padre, capostazione in un piccolo paese di provincia, l'ha chiamata così ispirandosi al soprannome di una locomotiva di straordinaria eleganza. Un giorno dal treno sbuca un omino con gli occhi a mandorla e, con pochi semplici gesti, crea un vestitino di carta per la sua bambola. L'omino scompare, ma le lascia un dono, un dono che lei scoprirà di possedere solo quando una sarta assisterà a una delle sue creazioni. Potrebbe essere l'atto di nascita di una grande stilista, ma ci sono il fascismo, la povertà e gli scontri in famiglia, le responsabilità, i divieti e poi la guerra...



Recensione della Redazione QLibri

 
L'amore graffia il mondo 2013-09-16 18:51:44 silvia t
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silvia t Opinione inserita da silvia t    16 Settembre, 2013
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L'amore graffia il mondo

Un treno corre, veloce e inafferrabile, dall'inizio del secolo fino agli anni del boom economico e con esso su quelle rotaie corre l'Italia martoriata dalla guerra, bombardata e inginocchiata alla stupidità degli uomini. Ferma su quel treno Signorina vive, ama, sogna e intorno immagini sfocate di aerei, bombe, macerie.
Riccarelli sceglie uno stile monocorde per raccontare un melodramma, quasi a stemperare l'esagerazione degli eventi narrati, che si fanno paradigma delle avversità e delle difficoltà che la protagonista affronta giorno dopo giorno, ma che divengono l'alibi per non inseguire i propri sogni, destinati a rimanere tali.
Signorina non è caratterizzata in modo univoco, non se ne comprende il pensiero, è una donna che fugge, ma che trova nella fuga una trappola dietro l'altra, che la portano a cadere sempre più in basso, in un pozzo sempre più profondo da cui sarà difficile risalire; attraverso le azioni, più che i pensieri impariamo a conoscerla, ma mai fino in fondo; netta è la contrapposizione con la sorella; anch'essa paga un prezzo altissimo per le sue scelte e i sui sbagli, insegue qualcosa trasfigurato dalla speranza e dall'illusione, ma qualcosa in cui crede e che la fa vibrare.
Ada è forse il personaggio migliore di tutto il romanzo, descritta con poche pennellate, con pochi dialoghi, ma che incarna una potenza incredibile, che è il primum movens di tutta la vicenda, senza la quale si sgonfierebbe come un palloncino; Ada è l'antitesi di Signorina ed incarna il coraggio egoistico delle idee, la determinazione di combattere contro tutto e contro tutti per realizzare il proprio sogno.
Realizzare il proprio sogno: questo è il peccato originale di Signorina, abbandonarlo in nome di qualcosa di sfumato, solo immaginato; la vita le aveva donato un talento, cucire facendo miracoli con la stoffa, ma non lo persegue, lo abbandona come fa, la notte dei bombardamenti, con l'Armida, la fedele oca, compagna di mille pomeriggi, che da sola vola via, lei che non sapeva volare, verso l'ignoto a cercare, forse un rifugio, spero la salvezza, da quell'inferno che distrugge tutto il suo mondo; la fa volare via e con lei la sua infanzia, i suoi sogni, la sua vita, che prende quella piega secca che non sparirà mai più proprio in quel momento.
E' la figura di quest'oca che mi ha commosso fino alle lacrime, che ritorna alla memoria nei momenti più neri a consigliare a indirizzare, quel rifugio che si cerca quando tutto crolla, quella sicurezza che solo gli affetti più semplici e disinteressati sanno regalare, è in questa figura, così bella, così poetica, evanescente come un sogno, impalpabile come un ricordo che si nasconde la maestria e la vena poetica dell'autore e per la quale si perdona l'intreccio fatto di eccessivi nodi, il lessico a tratti povero e il ritmo del tutto assente, perché in fondo l'Armida è Signorina che spicca il volo e sparisce nel cielo illuminato a giorno a vivere i suoi sogni, a vivere la sua vita.


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L'amore graffia il mondo 2017-03-29 17:43:41 Cristina72
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Cristina72 Opinione inserita da Cristina72    29 Marzo, 2017
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L'oca e la bambina

E' un romanzo ben lungi dall'essere perfetto, non privo di incongruenze e con qualche deriva sentimentalistica, dalla prosa delicata, passabile ma non certo eccelsa, eppure l'empatia verso i personaggi - verso Signorina soprattutto, la protagonista - è immediata, mentre le pagine scorrono veloci e centrano in pieno l'obiettivo: il cuore del lettore.
Lo scrittore, una volta imbastita la trama iniziale, preme i tasti giusti lasciando di volta in volta impressi in chi legge gioie, dolori, immagini tenere e nostalgiche: i ricordi graffianti di chi, nella narrazione, quelle scene le vive in prima persona.
E poco importa se un lieto fine potrebbe andare un po' a discapito della verosimiglianza, è a quello che nei momenti più tragici si anela, invocando il miracolo, implorando mentalmente la pietà di chi scrive nei confronti delle sue “creature”.
C'è rinuncia e abnegazione, nel libro, affetto incondizionato e ricambiato adeguatamente solo da un animale, un'oca dal verso sgraziato compagna di giochi, confidente e consigliera, che dopo la sua morte diventa quasi, nell'immaginario di Signorina, uno spirito guida.
I toni apparentemente leggeri raccontano una verità amara e paradossale, fulcro dell'intera narrazione: la felicità non passa mai indenne attraverso l'amore.

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L'amore graffia il mondo 2014-10-07 17:19:29 Belmi
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Belmi Opinione inserita da Belmi    07 Ottobre, 2014
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Signorina di nome, donna di fatto

L'amore graffia il mondo è un romanzo che racchiude in se la vita di Signorina, Donna con la D maiuscola. Ambientato in Italia prima e dopo la seconda guerra mondiale questo libro ci riporta indietro nel tempo.

La protagonista è Signorina, ultima nata in una famiglia in cui i pantaloni li porta il padre Delmo, capostazione e uomo con principi di un tempo, in cui la donna deve fare la donna e rimanere a casa e pensare solo al marito, ai figli ed alla casa. Maria, la madre, è una donna con un unico obiettivo, quello di adempiere ai compiti che ognuna di noi dovrebbe seguire (vedi pensiero Delmo).
Poi ci sono i 3 fratelli e una sorellastra, ognuno con la propria vita ed infine Signorina.

La vita di Signorina sarà sempre coerente, metterà davanti al suo bene quello degli altri. Solo in rare occasioni si dedicherà a se stessa, per poi pentirsene. Una vita dedicata prima alla famiglia, poi al marito ed infine al figlio. Sempre pronta per gli altri.

In Signorina, vedo un pò le donne di un tempo che per fortuna ancora oggi non sono una rarità. Non condivido l'annientamento di noi stessi per il bene altrui, tutti dovremmo pensare anche un pò a noi stessi, ma in lei ammiro la forza che la fa andare avanti anche nei momenti più bui, l'amore e la speranza che non l'abbandonano.

Il libro inizialmente non mi aveva preso molto, ma poi mi sono ritrovata a divorarlo.
Ugo Riccarelli usa nella sua scrittura una sensibilità tipicamente femminile tanto da chiedermi a metà libro se avessi letto male il nome dello scrittore.

Riflessivo, intenso e reale.

Lo consiglio.

Buona lettura!

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L'amore graffia il mondo 2014-09-11 11:43:08 ferrucciodemagistris
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ferrucciodemagistris Opinione inserita da ferrucciodemagistris    11 Settembre, 2014
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La suggestione della vita

La sofferenza di una vita intervallata da brevi episodi di serenità; una storia che lacera l'animo e devasta interiormente, ma, nel contempo, esprime il risultato della forza di volontà, del sacrificio estremo, indirizzati all'amore per gli affetti più cari che prevalgono su qualsivoglia attività terrena, che trascurano le proprie necessità e passioni, il cui unico fine è anelare al benessere della persona che si è messa la mondo. Pena, strazio e sofferenza si accomunano, quindi, all'amore puro che non ha confini ma solo speranza.

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L'amore graffia il mondo 2014-04-13 07:48:49 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    13 Aprile, 2014
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Sinusoide di emozioni

Storia italiana, fatta di emozioni alterne, tanto che, quando leggi, avverti nella narrazione gli stessi ritmi di una sinusoide. La protagonista è Signorina, prima bambina, poi ragazzina, poi donna, poi mamma. La storia che si racconta è la sua vita, che passa attraverso una notte in cui corre sotto un grappolo di bombe che fanno saltare in aria il suo mondo ed il paese che ha amato e che prosegue negli anni della ricostruzione. Ma questa è soprattutto una storia di umanità, la storia di una donna, con il suo talento nell’essere una vera e propria stilista, il suo desiderio di provare amore, il suo essere donna di casa, moglie, mamma, le sue paure, i suoi momenti di disperazione, in cui sembra sprofondare in un pozzo buio, i suoi momenti di euforia, quando prova un po’ di sollievo e di serenità. La sua vita è dedicata al figlio Ivo e le pagine in cui viene espresso il suo senso di maternità sono pagine perla di questo libro. Splendida quella in cui il bimbo, che sta per nascere, fa suo il battito del cuore della madre. Splendide quelle in cui Signorina vorrebbe dare il respiro al figlio sofferente. Scritto magnificamente. Denso di emozioni.

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L'amore graffia il mondo 2013-12-30 15:52:02 SARY
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SARY Opinione inserita da SARY    30 Dicembre, 2013
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L'amore assoluto

Signorina e l’amore sono i protagonisti indiscussi di questo romanzo. L’amore con tutte le sue sfaccettature, l’amore che dona, l’amore che riceve, l’amore che toglie, l’amore che dà, l’amore che impone, l’amore prepotente e quello generoso. In particolare l’amore materno, ruggente e graffiante capace di lottare e, a volte, soccombere.
Signorina è un nome fuori dal comune, affibbiatole dal padre ferroviere ispirato al momento della nascita dal portamento elegante di un treno in arrivo alla stazione. E proprio su una banchina, un giorno la bambina dal nome singolare incontra casualmente un viaggiatore dalle mani fatate in grado di creare piccole meraviglie; infatti, con pochi gesti sicuri il signore dagli occhi a mandorla trasforma un pezzo di carta in un grazioso vestito per la bambola della piccola.
Signorina cresce ed aumenta la sua abilità a creare modellini, come le aveva mostrato il signore alla stazione, una capacità che le garantisce un posto nella sartoria locale, distinguendosi dalle colleghe per la bravura.
Passano gli anni, arriva la guerra e se ne va portandosi via molto e lasciando poco, arrivano i problemi familiari e, zoppicando, se ne vanno anche quelli, poi giunge in punta di piedi l’amore passionale e lì ci resta. Signorina nutre un sentimento forte e sincero nei confronti di Beppe, nonostante il matrimonio sia spinoso, mette al mondo Ivo.
Il figlio è malato di tubercolosi, segnato dalla sofferenza, una mano invisibile attanaglia la gola del bimbo impedendo all’aria di compiere il semplice viaggio verso i polmoni. La vita, già di per sé faticosa, diventerà insostenibile, Signorina dovrà affilare le unghie per combattere la malattia del figlio, rinunzierà a tanto per concentrarsi solo su di lui, consumerà ogni fibra del corpo e della mente per vincere. Sarà sufficiente?
Un romanzo dotato di un tema centrale corredato da altre tematiche non meno importanti, quali la guerra, l’aborto, l’amore familiare, l’amore passionale. Una penna sapiente in grado di confezionare una trama solida dalle rifiniture di classe, capace di scatenare emozioni positive e negative.
Il lettore assiste ai disastri della guerra, gente che parte convinta di conquistare chissà cosa e gente che non torna più. Ci sono pagine toccanti come quelle relative alla malattia del bambino, un incubo per chi è madre. Ci sono riflessioni discutibili, almeno per me, nelle quali prevale il dispiacere della protagonista per il sogno infranto di dedicarsi all’arte del cucito come professione. È doveroso un sano egoismo, ma davanti al dolore di un figlio non ci si annulla in via naturale?
Uno dei personaggi che spicca per le buone qualità è il fratello di Signorina, Olmo. Un bravo ragazzo, sensibile ai problemi della sorella, disposto a sacrificare la propria nuova famiglia per assistere quella di origine; una persona di poche parole ma con un abbraccio che scalda il cuore.
Concludendo, un romanzo scritto con grazia e cura, una lettura densa che riempie in modo piacevole.

“Lo tenne vicino e si graffiò con le braccia, si ferì con la voglia di continuare ad amarlo, si scorticò per non allontanarlo, consapevole di quanto avrebbe dovuto affrontare per tenersi abbracciata a lui e a quello che lei portava dentro di sé, per continuare a dar forza a tutto quanto avrebbe difeso e nutrito, per cui avrebbe lottato e pianto, affinché fosse vivo e uscisse fuori nel mondo a mostrare cosa era capace di fare il suo amore”

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L'amore graffia il mondo 2013-11-11 15:15:43 eleanor
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eleanor Opinione inserita da eleanor    11 Novembre, 2013
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signorina d'altri tempi

Questo libro racchiude un concerto di storie ed esperienze che difficilmente si raccontano ancora.

L'amore per la musica, l'amore per la famiglia, l'amore per il proprio lavoro, l'amore nel suo senso più lato e generale.
L'amore di cui si parla è quello di Signorina, che vediamo nascere, crescere, esitare e scegliere durante una lettura che cattura, che attira e che scalfisce.
I sentimenti di cui si parla sono complessi, così come la psicologia e l'introspettività dei personaggi. Non sono presenti classici stereotipi o persone messe lì perchè di dovere, tutto in questo romanzo sembra avere la sua importanza, seppure minima.
Non mi dilungo sulla trama vera e propria, in quanto ritengo che questo prezioso scritto sia classificabile come un romanzo di formazione.
Non vi è una trama ben precisa, ma solo episodi che sviluppano il personaggio aiutandolo a crescere, a maturare e a imparare a fare la scelta giusta.
Lo stile semplice e quasi paratattico di Riccarelli rende il libro mite, ma allo stesso tempo graffiante, creando quasi un parallelismo con il carattere della protagonista.
La grande capacità del compianto autore sta nel descrivere i profumi, i sapori, le sensazioni di caos senza 'classificarle' per forza rischiando di cadere nel banale.

Un libro che mi ha indubbiamente catturato e segnato.
Una storia di altri tempi, come non se ne trovano più.

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L'amore graffia il mondo 2013-11-05 10:36:10 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    05 Novembre, 2013
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Purtroppo è l’ultimo romanzo

Ugo Riccarelli era uno scrittore che amava la dolcezza, senza che questa dovesse trasformarsi in mielosità, un compito tuttavia non facile, perché basta poco e, soprattutto quando si narra di storie con un contenuto anche drammatico, eccedere è sempre possibile, anzi non vi è nulla di più facile, così che l’autore è costretto a procedere in bilico su un’infida e sottile lama di rasoio. Ho notato questa sua capacità in Il dolore perfetto, un romanzo dall’equilibrio altrettanto perfetto come il suo titolo. Ho sperato che questa abilità fosse presente anche in quello che non potrà che essere il suo ultimo libro, essendo Riccarelli venuto a mancare precocemente, ma in L’amore graffia il mondo questo difficile equilibrio c’è stato per quasi tutta l’opera, perché poi, purtroppo, nelle ultime pagine l’autore si è lasciato prendere la mano, forse influenzato dalla vicenda di Ivo, bimbo nato prematuro con problemi polmonari, questi ultimi così simili alla sua vicenda personale, tanto da sembrare una parziale autobiografia. Per fortuna si tratta di poche pagine che finiscono con l’incidere poco sul giudizio complessivo del romanzo, senz’altro ottimo, ma non un capolavoro come Il dolore perfetto.
Ci sono tutti gli elementi per sbalordire ed entusiasmare il lettore: una storia che inizia fra le due guerre mondiali, una bambina, chiamata Signorina dal padre capostazione come una locomotiva a vapore dalle linee aggraziate, la ristretta mentalità degli uomini dell’epoca, più padroni che padri dei figli, e che considerava le donne solo come custodi del focolare domestico, soffocando la naturale personalità e impedendo alle stesse di realizzarsi, i difficili anni del secondo conflitto (stupenda al riguardo la descrizione del bombardamento notturno sulla stazione), l’amore di Signorina per un giovane piemontese, che si concretizzerà poi in un matrimonio, i sacrifici di questa donna per mandare avanti la famiglia, il dolore e i patemi d’animo per quel figlio così malato tanto da rendere necessario un trapianto di polmoni.
Ispira una naturale simpatia la protagonista, impossibilitata a realizzare il suo grande sogno di diventare stilista di moda, dapprima per il diniego del padre e poi per la necessità di condurre la famiglia, di fatto sostituendosi al marito, brava persona, ma incapace in questo ruolo.
È sempre lei che si sacrifica, e così per amore finisce con il rinnegare l’innato talento e quella vocazione, che ogni tanto inevitabilmente riemerge, per essere di nuovo assopita; la sua è una rinuncia più istintiva che razionale e che l’orienta verso una vita di normale serenità, quando ciò è possibile, perché in effetti, per un motivo o per l’altro, di tranquillità non ne ha, tranne quando sarà avanti negli anni, sola nella casa con il marito, con il figlio guarito in giro per il mondo a tener concerti, senza più problemi economici. Tutto lascia prevedere una serena vecchiaia, ma non sarà così, ed è proprio qui che Riccarelli sembra aver perduto il prezioso equilibrio, nel senso che, senza che la vicenda si concluda con un tutti felici e contenti, magari con Signorina che mette su un atelier di moda, bastava si fermasse lì, con due vecchi che finalmente potevano gioire di giorni sereni. La morte sappiamo che conclude ogni vita, ma sommare disgrazie a disgrazie ha sempre un limite, e forse Riccarelli si è lasciato prendere la mano condizionato dal suo stato di salute, da quel progredire della malattia di cui avvertiva inconsapevolmente l’incombente tragico esito. Così come nel suo caso non ci poteva essere una tranquillità, lo stesso destino lui lo ha riservato alla sua protagonista, che penso abbia amato più di tanti altri suoi personaggi, dipingendola in modo accattivante fin da bambina e perfino creando due suoi amici unici, dotati di una simpatia incredibile: il maiale Milio e l’oca Armida, anche loro scomparsi quando tutto sembrava andar bene.
Mi permetto di segnalare alcune pagine che, secondo me, sono di grande bellezza, anche per il tema trattato: la nascita di Ivo, vista non dall’esterno, ma dall’interno, cioè dal nascituro, è qualche cosa di incredibile, tanto è avvincente e realistica.
Costanti poi rimangono le capacità poetiche di Riccarelli, il suo italiano fluido, l’ammirevole ambientazione, insomma Il dolore graffia il mondo è senz’altro da leggere, e riguardo al titolo si può dire che sì’ l’amore può aiutare ad affrontare le avversità, ma in fin dei conti è anche vero che nel percorso di una vita è più facile che sia il mondo a graffiare l’amore.

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L'amore graffia il mondo 2013-10-11 19:43:03 calzina
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calzina Opinione inserita da calzina    11 Ottobre, 2013
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La (pre)potenza dell’Amore

Signorina. Questo è il nome della protagonista di questo romanzo vincitore del premio Campiello 2013. O forse no. Forse il protagonista di questo romanzo è l’Amore. Amore in ogni sua forma, in ogni sua manifestazione, con tutta la sua forza idilliaca o devastante, che ti fa sprofondare negli inferi o salire sopra le nubi.
Non è semplice parlare di questo romanzo, non lo è affatto. L’Amore, quello vero, ha per ognuno di noi un significato diverso, ha la capacità di plasmarsi adagiandosi alle forme diverse che ogni anima ha. Per questo non è semplice parlare di un romanzo di questo genere, ognuno percepisce attraverso la propria sensibilità un messaggio diverso. Quello che però è certo è il fatto che questo romanzo butti sale sulle cicatrici lasciate in ognuno di noi dall’amore, facendo tremendamente bruciare quelle ancora non completamente rimarginate.
Signorina si abbandona completamente all’Amore, nel suo caso esso si insinua totalmente in lei, annichilendo ogni altro desiderio se non quello della felicità dei propri cari, ciò che desidera come donna è sempre secondario rispetto a ciò che desidera come figlia, come moglie, come madre. Sembra comparire evanescente solo a volte, proprio come l’immagine della sua oca volata via per sempre durante i bombardamenti.
La prima parte del romanzo non mi ha entusiasmata. L’ho trovata poco originale e priva di un forte contenuto che, sarò sincera, ricercavo in questo romanzo. Questo poi si è svelato nella seconda parte, quando Signorina diventa prima moglie e poi madre. Qui si alza forte la voce di questo romanzo che se prima veniva sussurrato sul finale lo si sente gridare. E’ il grido d’Amore, che graffia, strazia le carni ad arriva al cuore e poi lo riempie con tutta la sua (pre)potenza.
Questo romanzo mi è piaciuto, anche se a tratti l’ho trovato un po’ troppo sbrigativo. Nonostante ciò questa lettura mi ha appagata e arricchita, perciò lo consiglio veramente a tutti.
Dal canto mio però ho trovato migliore il romanzo “Tentativi di botanica degli affetti” superiore secondo me soprattutto per quanto riguarda lo stile narrativo.

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L'amore graffia il mondo 2013-08-25 09:03:19 chicca
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chicca Opinione inserita da chicca    25 Agosto, 2013
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amore e vita

Con “ L’ amore graffia il mondo” Riccarelli ci regala un affresco famigliare ambientato durante il ventennio fascista e negli anni subito a venire. Signorina è l’ultima figlia di Delmo e Maria, una femmina, neanche tanto gradita, Delmo, infatti, desiderava un maschio e “adesso si ritrovava con una femmina in mezzo ai piedi…” .Signorina dovrà subire la mentalità ristretta e maschilista di una società ancora patriarcale, affronterà una vita fatta di rinunce e sensi di colpa.
Il ritratto che ne scaturisce è quello di una donna che per amore rinuncia a poco a poco a se stessa ma che non perde mai la determinazione e la forza per dare una vita migliore al proprio fragile figlio fino al punto di perdere se stessa ma di riuscire comunque a dar nuova vita al piccolo Ivo, malato ai polmoni.
Questo romanzo ha la stessa cadenza , lo stesso patos de il “Dolore perfetto “ raggiungendolo e a tratti superandolo nel l’intensità, è intriso di malinconia e lascia il lettore con un groppo alla gola, forse in esso l’autore ha messo tanto della propria vita e delle proprie sofferenze e questo ha contribuito indubbiamente a creare un’opera che non può non toccare nel profondo chiunque la legga.
Ritengo comunque che “Il dolore perfetto “ sia nel complesso un romanzo più completo e rimanga pertanto la migliore produzione di questo straordinario autore, a mio avviso uno dei migliori di questo inizio di secolo, è davvero un peccato la sua prematura scomparsa.

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il dolore perfetto
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L'amore graffia il mondo 2013-08-20 03:17:27 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    20 Agosto, 2013
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Dimmi un po' Signorina...

Quante volte da bambini abbiamo sognato sulla scia di una bolla di sapone coloratissima, che abbiamo seguito con lo sguardo e con la fantasia suscitata dalle iridescenze di una goccia d’acqua insaponata?
Quante volte da bambini abbiamo immaginato storie e travalicato misteri, semplicemente accarezzando i giochi delle ombre cinesi proiettate sul muro da una luce?
Io, mille volte. E mille volte ancora.
Qualcosa di simile accade a Signorina, figlia di ferroviere, quando alla stazione incontra un ometto strano, che con un foglio di carta realizza un vestito: “Signorina rimase da sola, a contemplare la sua bambola risplendere di una nuova grazia e di eleganza, con quel fragile vestito di carta colorata che le toglieva gli anni di consunzione e lo sporco, le ditate dell’affetto e dei giochi, fasciandola con la bellezza che hanno le cose semplici, leggere.”
Così Signorina scopre di possedere un talento straordinario nelle proprie mani (“Tu hai l’oro nelle mani”), un’abilità che la modestia le impone di celare: “No signora, è l’unico che so fare”, si schermisce la ragazza, “arrossendo… per la bugia che stava propinando all’anziana sarta…”

Il romanzo è la storia delle occasioni mancate di una bambina sensibile e intelligente, che avrà la vita marchiata dal sacrificio, dalla sfortuna e dalla rinuncia.
Signorina patisce una cultura patriarcale ove il capofamiglia relega la donna (“Il fastidio per la nascita di un impiastro di femmina fu un poco mitigato dalla bellezza che anche un ammasso d’acciaio riusciva a esprimere in quel procedere maestoso … Quindi si mosse verso la banchina e alzò la paletta da capostazione per arrestare la bellezza davanti ai suoi piedi”), ne soffoca le ambizioni culturali e, in punto di morte, chiederà scusa alla figlia per tutto (“per averle sottratto il rossetto, per averle tagliato a pezzetti le sigarette, e impedito che uscisse la sera a ballare con le amiche, e proibito le calze di nylon e altre decine di cose…”), ma non per l’errore più grave: averle impedito di proseguire gli studi.
In questa famiglia patriarcale la mamma è inconsapevolmente complice del patriarca, con il suo spiccato senso della sottomissione (“… non sapeva né leggere né scrivere e di quelle attività aveva un concetto sospettoso e persino peccaminoso”), mentre il rapporto tra i due sessi sembra ispirarsi alle idee del fascismo: “la meraviglia di un perfetto scambio tra la forza virile e la fragilità muliebre, tra chi possedeva e chi era destinato a essere posseduto, qualcosa che accomunava le donne e le colonie…”

Nel corso della vita Signorina scopre, tappa dopo tappa, che l’amore graffia il mondo e che la vita graffia l’animo, in una tragica sequenza ove “un peso appena allontanato” prelude a “un altro nuovo che già le stava graffiando la vita.” E realizza così un destino opposto a quello che avrebbe desiderato per sé, si sposa per ripiego (“lei vide il volto di un bambino graffiato da un dolore, il cuore le si intenerì e Beppe in quel momento le parve persino bello”), affronta scelte dolorose e la malattia del figlio Ivo (“Il piccolo … pareva avere un difetto dovuto alla nascita prematura”. “Lo dovete tenere come un cristallo, intesi? E’ l’unico modo per allungargli la vita”), incappa lei stessa nel disturbo mentale che la trasforma in “una persona molto distante dalla Signorina che lui aveva conosciuto e amato, neanche fosse una vecchia stanca e vinta dalle cose della vita.”

Ricorrono in questo romanzo molti dei temi cari a Riccarelli. Nello scorso mese di luglio, questo autore straordinario ci ha lasciato orfani di una penna - la sua - che sa tracciare solchi profondi nell’animo di chi legge. In quest’ultima opera abbiamo modo di rivivere il gusto per la saga della famiglia numerosa negli anni del fascismo e del secondo conflitto mondiale (durante il quale i fratelli subiscono una diaspora: Leone in Africa, Severo in Grecia, Olmo in Russia), lo stesso gusto che abbiamo amato ne “Il dolore perfetto”. E ritroviamo il senso della difficile lotta quotidiana che i trapiantati sono costretti ad affrontare e che abbiamo già letto in “Ricucire la vita” …

Bruno Elpis

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... "Il dolore perfetto" o "Ricucire la vita" dello stesso autore
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