L'amicizia in guerra
Letteratura italiana
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Sei amici in un gioco di spie
In una piccola e sonnacchiosa cittadina americana, sei amici (“da sempre”) attendono ansiosi il giorno del diploma. E’ un gruppo di coetanei, molto eterogeneo: c’è Antony Will, l’idealista e il più altruista del gruppo, con il sogno di diventare giornalista; Owen, l’amico del cuore, aspirante militare, schietto e deciso; Simon e Mary, detti “2x1”, la coppietta storica e sempre indivisibile; e infine gli amanti dei motori, Walter, il corpulento single di ferro, e Kevin, il collezionista di ragazze, di origini venezuelane.
Ma in questo tranquillo contesto provinciale irrompe, improvvisamente, la politica, o meglio la fantapolitica, perché proprio dal Venezuela, un fantomatico presidente Alvarez, a colpi di attacchi terroristici e di invasioni di paesi confinanti, mette a ferro e fuoco l’intero continente sudamericano, fino a rischiare un’inevitabile guerra con gli Stati Uniti, e costringendo la compagnia di amici prima a rivedere tutta la vita che si erano immaginata e poi ad affrontare azioni un po’ alla Jason Bourne.
L’aspetto più originale di questo breve romanzo è senza dubbio questa svolta avventuroso-spionistica: se all’inizio, mi ero già immaginata una storia di amori post-liceo (genere che va per la maggiore ultimamente), l’autore si è invece divertito ad immaginare un presente alternativo, che parte da fatti reali come la cosiddetta Primavera Araba e la scarsa stabilità di certi regimi sudamericani, per arrivare a uno scenario storico non poi così tanto irrealizzabile (compreso l’immobilismo delle Nazioni Unite).
Marco Narcisi ha uno stile pulito e il suo romanzo scorre via veloce, a volte anche troppo in fretta. In effetti, durante la lettura, ho avuto l’impressione che alcune parti meritassero di essere sviluppate con qualche pagina in più. Inoltre, il giovane autore (è del 1984) ha optato per una narrazione continua, senza interruzioni, che secondo me fa correre il rischio, in qualche punto, di perdere il filo, tra tanti personaggi ed accadimenti.
Non ho idea se questo nasconda una precisa scelta stilistica, però, personalmente, ritengo che anche una semplicissima divisione in capitoli, che desse modo al lettore di “tirare il fiato” e digerire man mano i vari capitoli narrativi, avrebbe potuto solo giovare all’intera trama.
In ogni caso, per me è stata lettura piacevole, e mi ha regalato un’inaspettata pausa fresca e rilassante tra tante trame appiattite che ci sono in giro.