Narrativa italiana Romanzi L'acustica perfetta
 

L'acustica perfetta L'acustica perfetta

L'acustica perfetta

Letteratura italiana

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Arno e Sara si incontrano da ragazzini e istintivamente si amano. Un pomeriggio d'estate lei lo lascia, dicendogli che "le piacciono gli amori infelici". Si ritrovano molti anni dopo, decidono di sposarsi: sono allegri, innamorati, sembrano felici. Costruito secondo la vertiginosa spirale di una fuga, L'acustica perfetta ha la delicatezza di un romanzo di formazione - la formazione di un uomo adulto, di un amore - e la rapinosa potenza di un romanzo d'indagine. Daria Bignardi dà voce a uno straordinario protagonista maschile, attraverso le cui parole si compone, tassello dopo tassello, il ritratto di una donna inquieta e vibrante.



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Opinioni inserite: 13

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L'acustica perfetta 2019-11-26 21:39:33 Marco Caggese
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Marco Caggese Opinione inserita da Marco Caggese    26 Novembre, 2019
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Un romanzo di formazione

Sempre una nuova sorpresa, i libri di Daria Bignardi.
Confesso di essermi avvicinato a lei come autrice con grande diffidenza, ma i suoi contenuti mi lasciano sempre un grande senso di di soddisfazione, perché le sue storie prendono allo stomaco.
Credo che “L’acustica perfetta” si possa considerare un romanzo di formazione, una di quelle complesse storie che tanto sono amate perché, come in questo caso, il lettore finisce sempre per trovare i parallelismi tra la propria esperienza e quella dei protagonisti della storia.
Arno e Sara si sono voluti bene da ragazzini finché lei ha troncato la loro storia di netto. Passano tredici anni e i due si rincontrano e subito scoppia un sentimento pieno e completo che li porterà in breve al matrimonio ed alla nascita di tre figli. E’ a questo punto che succede qualcosa che distorce completamente la storia, che costringe Arno a guardare la sua vita con Sara sotto una nuova luce. Lentamente scoprirà storie, segreti e bugie che trasformano totalmente l’idea che aveva della donna alla quale è stato profondamente legato da sempre.
E’ questo che rende questo romanzo un’avvincente lettura, la capacità dell’autrice di scendere nelle pieghe della vita delle persone, di far sentire le gioie e i dolori dei protagonisti sulla pelle, vividi, urticanti.
Il finale ha poca importanza, come sempre è il viaggio importa, e questo romanzo è un splendido viaggio.

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L'acustica perfetta 2016-11-10 12:15:51 Phoenix25
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Phoenix25 Opinione inserita da Phoenix25    10 Novembre, 2016
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in ansia

La Bignardi mi è sempre piaciuta come giornalista e questo è il primo dei suoi romanzi che ho provato a leggere.

La storia di Arno e Sara mi ha lasciato un po' interdetta, come se arrivando all'ultima pagina si palesasse di fronte a me una sola domanda: "quindi?"

Lo stile del romanzo è scorrevole, linguaggio semplice e con periodi non troppo arzigogolati, ma il contenuto in alcuni passaggi sfugge, lasciando un senso di incompiutezza.
La storia ha un qualcosa di molto attuale, il non conoscersi mai davvero. Nemmeno dopo anni insieme, nemmeno dopo dei figli insieme.

Mi ha lasciato molta tristezza addosso e non lo consiglierei proprio per questo motivo. Perchè si tratta di una tristezza immotivata, che non fa crescere, nè riflettere.

Proverò a leggere gli altri romanzi, aspettandomi forse, qualcosa di più.

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L'acustica perfetta 2014-10-27 09:46:38 FediMons
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FediMons Opinione inserita da FediMons    27 Ottobre, 2014
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Dubbiosa

Ho finito di leggere l'acustica perfetta ieri e tutt'ora, ripensandoci, non sono ancora del tutto convinta. Sicuramente è un libro molto veloce da leggere, leggero e scorrevole. Capitoli molto brevi e ben strutturati, anche se questo continuo cambiamento in: quando avevo 15 anni, quando avevo 25 anni, quando avevo 30 anni e il presente lascia una grandissima confusione in testa e spesso, per dare un filo logico al tutto, devi soffermarti per cercare di rimettere insieme i vari pezzettini.
La trama è molto interessante, coinvolgente e convincente: parla del viaggio di Arno nel cercare di comprendere sia il passato di una moglie mai veramente conosciuta, ma anche le motivazioni del suo scarso interesse in lei. Peccato sia stata ripetutamente accantonata e lasciata in secondo piano per raccontare dettagli non rilevanti di luoghi e personaggi secondari.
Durante la lettura sono stati toccati, anzi sarebbe più opportuno dire sfiorati, argomenti interessanti e intriganti, puntualmente mi sono ritrovata a pensare: finalmente la storia si sta facendo concreta, finalmente succede qualcosa, finalmente cominciamo a conoscere veramente il lato oscuro di Sara ma, ogni singola volta, il capitolo finiva, si passava ad un altro ricordo e l’idea veniva lasciata in sospeso per non essere più ripresa.
Mi è sembrato un vero e proprio libro incompleto. Arrivata all’ultimo capitolo mi sono convinta che la storia avrebbe avuto un seguito, ne sarei stata contentissima, e invece le ultime pagine danno una conclusione affrettata e per niente credibile.

Rimango in attesa di un secondo capitolo.

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L'acustica perfetta 2014-03-24 17:33:42 BettiB
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BettiB Opinione inserita da BettiB    24 Marzo, 2014
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Un'acustica leggera

“Il dolore è insensato. Come l’amore”. E’ la frase (presa dal libro) che meglio lo rappresenta, lo identifica. Secca, di poche parole. Dolore e amore assimilati senza possibili fraintendimenti, entrambi irrazionali.

E’ di questo che ci parla la Bignardi: di un amore irrazionale e doloroso che prevale sulla ragione e la certezza di una vita piatta e programmata. Arno e Sara sono sposati da tredici anni e hanno tre figli. Hanno deciso di sposarsi dopo solo tre mesi. Si erano amati da ragazzini, poi si erano persi di vista per dieci anni e quando il destino li ha fatti riunire l’amore ha trionfato. O così pensavano tutti: i genitori, i parenti, gli amici. Ma l’amore non può vincere il grigio del dolore, inquinato come Milano. Sara scappa, pochi giorni prima di Natale, senza dire niente se non due frasi su un biglietto: “Devo partire, devo farlo per forza”. Dallo stupore misto a rabbia per lo scherzo – sì perché Arno è convinto sia uno dei soliti scherzi di pessimo gusto della moglie mezza pazza – comincia una ricerca nel passato e, man mano passano i mesi e Sara non torna, tra la nuova organizzazione in casa e lo scoprire com'è esserci davvero e stare con i figli, Arno capirà come ha vissuto quei tredici anni di matrimonio. Quanto di sé stesso ha dato, quanto non ha saputo dare, vedere, ascoltare. Scopre il passato della donna che ama, una donna che a quanto pare non conosce per nulla, che ha giudicato troppo in fretta e troppo sommariamente, che nasconde dolore e tenerezza. Ha aperto gli occhi e regalato nuove possibilità. Nonostante tutte le premesse la storia finisce bene: “Ho sentito il dolore, sì, e l’ho messo in quello che amo”.

Lo stile è scorrevole. Si è rivelato un libro velocissimo da leggere, facile, senza intoppi – benché io abbia trovato certe frasi troppo artificiose, il linguaggio poco omogeneo (dal tono placido e pacato a imprecazioni colorite e fervide, che forse cozzano tra loro) e un tantino ridondante. Quindi, una volta ripulito dalla patina linguistica la storia scorre. Peccato che il tema centrale (immagino), la musica, non abbia un vero ruolo centrale. Non c’è uno filo conduttore, come invece credo fosse nelle intenzioni dell’autrice. Ci sono flashback e ricordi, supposizioni e viaggi mentali, dialoghi e spaccati di vita. Un percorso veloce (quasi superficiale), poco spazio per le vere sensazioni che un abbandono dovrebbe suscitare, senza contare che i personaggi caratterizzati si contano sulle dita di una mano: Arno, Sara (per vie traverse e attraverso la ricostruzione che è il fulcro del libro), Maria, Massimo, Rino (parzialmente). Tutti gli altri sono personaggi sullo sfondo, alcuni labilmente dipinti, altri totalmente muti – per esempio i figli. Insomma, pure immagini statiche.

In sintesi: un libro carino, con una gran bella idea di fondo, bella la ricerca della donna amata attraverso il suo passato, peccato averla sviluppata in modo così scarno e veloce. Consigliato a chiunque volesse un libro leggero ma non inutile, un po’ di compagnia non invadente.

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L'acustica perfetta 2013-12-06 15:14:44 mia77
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mia77 Opinione inserita da mia77    06 Dicembre, 2013
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Non scontato

E' un romanzo semplice, con una scrittura scorrevole, ma anche attenzione al dettaglio.
Questo libro ci porta a riflettere sulla conoscenza vera o presunta del nostro partner, della persona che abbiamo accanto. Come molte volte accade, c'è un uomo talmente preso da sè stesso e dal proprio lavoro, da non accorgersi di ciò che gli sta intorno, di come si stia modificando e sgretolando. Da non accorgersi dei sentimenti della propria donna e delle sue necessità. Lei, a sua volta, dopo una giovinezza un pò da " sbandata", si accontenta della stabilità che un uomo che sembra amarla le offre ( ma i due si sono mai amati?). La cosa più difficile, per me che sono madre, è capire come la protagonista abbia potuto abbandonare completamente i propri figli, senza lasciare traccia di sè. Senza avvisarli di stare bene e di non preoccuparsi, perchè la mamma prima o poi sarebbe tornata. Comunque carino, leggibile, non scontato. Lo consiglio

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L'acustica perfetta 2013-11-02 21:30:30 rondinella
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rondinella Opinione inserita da rondinella    02 Novembre, 2013
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La malinconia di una vita

Immagina che tua moglie un giorno va via, così, va via di casa salutandoti con un biglietto. Un biglietto corto, poche righe, vago.
Tu, padre di tre figli, che dividi il matrimonio con tua moglie e con il tuo strumento, un uomo tranquillo ed equilibrato. Finché dopo questo abbandono ti scopri in grado di provare rabbia, molta rabbia, nei confronti della tua donna a cui hai dato tanto.
La tua Sara Arno... le hai dato davvero tutto quello che credi?
Chi è quella donna che ha dormito con te per anni, ma di cui non sai quasi nulla?

E' un libro breve e tranquillo, si legge gradevolmente, le pagine volano via senza fatica.
Lo stile è semplice ma con belle parole, adatto a tutti, anche se personalmente l'ho trovato troppo 'pacato' per la storia che la Bignardi ha voluto raccontare.
Tutto in questo libro mi è sembrato troppo 'pacato'.
Sarà che non sono abituata ai romanzi di genere, non so bene cosa cercare, ma la storia travagliata di Arno e Sara mi ha coinvolta fino ad un certo punto. Ho compreso lo spaesamento del protagonista e condiviso la sua rabbia, ma non la sua sofferenza.
A mio parere il filo conduttore che lega gli eventi non è ben approfondito: la musica, lo strumento di Arno, è un nodo fondamentale, ma io tutta questa passione non l'ho percepita.
Invece si passa direttamente all'abbandono del nido familiare, e tutta la vicenda s'incentra sulla ricerca di segreti nascosti, di anni sepolti, di parole non dette. Una narrativa sicuramente intrigante e con le sue motivazioni, ma io avrei preferito capire meglio il perché di tutto questo invece che assistere al solo percorso interiore che si prolunga per tutto il libro. Non sono riuscita a sviluppare un legame intimo con il protagonista, lui e gli altri personaggi mi sono sembrati lontani, le loro voci mi sono arrivate ovattate e un po' fredde, nonostante il linguaggio che ispirava tenerezza, o dolcezza, o calore.
Io mi domando: le donne possono mettersi nei panni di uomini quando scrivono? Scommetto che la maggior parte crede di sì, ovviamente bisogna essere delle brave autrici.
Per me invece resterà sempre un no categorico: il protagonista maschile ha dei tratti irreali che lo rendono inverosimile. E' un uomo, senza alcun dubbio, ma un uomo come lui non esiste.

Che cosa dire? E' un libro scorrevole e che si legge in breve, la struttura è ben costruita così che ogni pezzo del puzzle si incastra perfettamente. Il finale è aperto, al lettore l'immaginazione.
Per quanto mi riguarda l'ho trovata una lettura 'delicata', ho letto il libro volentieri riprendendolo con piacere ogni volta, ma non è una storia che mi rimarrà impressa.

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Narrativa di genere
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L'acustica perfetta 2013-06-28 15:07:44 LaMarta
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LaMarta Opinione inserita da LaMarta    28 Giugno, 2013
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UN ROMANZO LEGGERO E PROFONDO

Era da un pò che osservavo quel libro da distante.
Non mi ha suscitato uno slancio improvviso, un colpo di fulmine, un'attrazione viscerale e inspiegabile come spesso mi succede.
Sapevo che c'era, che era a scaffale, e mi sono ripromessa più volte di leggerlo.
L'ho letto in due sere, tanto è scorrevole (per carità, neanche tanto impegnativo) e piacevole.
A memoria non ho ricordi di un personaggio femminile descritto in maniera più delicata, affascinante, misteriosa e profonda. Quando sono arrivata alle ultime pagine avrei desiderato continuare a leggere di Sara, perché Sara mi ha conquistato.
Sono convinta che ogni personaggio di libro che ci attrae o che ci disturba reca in sè qualcosa di noi. E comel'egoistica tenacia di Gemma di "Venuto al mondo" mi ha infastidito come l'orticaria ad agosto, di Sara mi sono innamorata.
Perché è un essere indefinito, fragile, profondo, come l'aria, che respiri ma non vedi.
E come il vento non riesci ad afferrarla ma la senti sulla pelle.
E' una storia d'amore, questo nuovo libro della Daria.
Una storia d'amore anche di quelle belle, a pensarci, tranquille, nientediche.
Solo che poi succede un fatto, che poi è il punto di partenza, lo scatto in avanti della storia stessa, che sovverte l'ordine delle cose. E allora capisci che la tranquillità è solo negli occhi di chi la vuole vedere, di chi crede di vederla. Di chi (e quante volte succede, poi...) scatta una foto di un momento perfetto e la chiude in un cassetto della memoria. E però così facendo non si accorge che le persone cambiano, mutano, chiedono aiuto, anche. Perché se rimaniamo fermi a "quello che eravamo" non riusciamo a vedere quello che siamo diventati.
E così Arno, marito di Sara, non riconosce più la donna che ha sposato, e per cercare di afferrarla, dovrà iniziare un lungo viaggio, dentro e fuori di sè.
Il finale un pò così così, ma per il resto davvero una buona lettura.

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L'acustica perfetta 2013-02-15 21:27:35 mauriziocasamassima
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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    15 Febbraio, 2013
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Acustica del dolore

Il percorso che induce Arno, il protagonista, alla scoperta autentica di sè è accidentato, passa attraverso un mistero, un dolore intrecciato che risuona nell'acustica perfetta di un'anima che vaga alla ricerca del senso. In realtà ciò che manca a questo amore imperfetto è il "sentire", l'accorgersi del respiro dell'altro, soprattutto quando è rallentato da un singhiozzo soffocato...E' una storia triste quella tra Arno e Sara...anche la maternità mi pare vissuta in modo assolutamente strumentale. In realtà ciò che manca in quest'acustica d'amore non è il sentire che ci propone l'autrice, ma "l'idem" sentire, la condivisione, la com-passione che avrebbe dovuto indurre Sara, madre amorevole, alla condivisione autentica....Senza condivisione non può esistere amore. Non può esistere la musica, che la realizza squarciando il silenzio, in un'acustica perfetta. E infine anche il dolore, per acquistare il senso che ricerchiamo, va condiviso. Come insegna Arno, che infine lo ha "messo" in ciò che ama. Sara ha taciuto. Parola e musica sono doni reciproci che attraverso la condivisione ci conducono all'amore autentico, speranza di eternità.


Citazioni:
"Dalla sua pace la mia dipende, quel che a lei piace vita mi rende, quel che incresce morte mi dà"
"il dolore è insensato, come l'amore"
"Consegnare agli altri, per quanto sconosciuti, le cose più care è dare la vita"
"lo spazio di accoglienza degli altri è anche spazio di accoglienza del dolore"
"ho sentito il dolore. E l'ho messo in quello che amo"

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L'acustica perfetta 2013-01-25 20:48:00 katia 73
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katia 73 Opinione inserita da katia 73    25 Gennaio, 2013
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Discreto

Avevo molta curiosità di leggere un libro della Bignardi perché quando compravo Vanity fair mi precipitavo a leggere la sua rubrica sempre molto interessante e scritta bene.

Sulla trama non mi soffermo anche perché è molto scarna : Arno si alza una mattina come tante e scopre che sua moglie Sara è già uscita, l’aspetta per tutto il giorno, le telefona ma niente, Sara è proprio sparita.
Dopo un primo periodo di smarrimento prende in mano le redini della famiglia organizzandosi tra lavoro e figli e comincia l’estenuante ricerca di sua moglie cercandola tra le pieghe del suo oscuro passato .
Arno è convinto che proprio li si trovi il motivo che l’ha spinta a questo folle gesto dato che lui non manca di nulla, questo pensa: di essere un padre e un marito modello.

Così si svolge il romanzo, tra il presente ,flashback della loro storia e testimonianze dirette di chi ha conosciuto Sara, devo ammettere che a volte mi sono un po’ persa nella lettura non è facile tenere le redini di un libro strutturato così, Arno era in Sardegna ? A volte non capivo subito se era il presente o il ricordo dei loro viaggi, ma questa probabilmente è una mia pecca che non ho riscontrato in altre recensioni.
La voce narrante è quella di Arno ma si sente che i pensieri sono femminili quindi l’ho trovato un po’ poco credibile in alcuni passaggi , avrei preferito una narrazione in terza persona e tutto sommato ho trovato la storia nel complesso un po’ inverosimile, quale donna parte all’improvviso e sparisce per lungo tempo abbandonando i figli ? Va bene il marito ma i figli mi suona male.
Ci sono frasi molto belle che ho letto e riletto con piacere, se lo scopo della Bignardi era intrattenere il lettore con un libro godibile c’è riuscita ma se lo scopo era quello di scrivere qualcosa che restasse indelebile nel cuore del lettore e che emozionasse per quanto mi riguarda la sua missione è fallita.
Consigliato ma senza aspettarsi troppo.

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L'acustica perfetta 2012-12-26 09:14:55 LuigiDeRosa
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LuigiDeRosa Opinione inserita da LuigiDeRosa    26 Dicembre, 2012
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Yo soy yo y mi circunstancia...Josè Ortega Y Gasse

Arno Cange suona il violoncello nell'orchestra della Scala,dopo sedici anni incontra Sara Ferrando, il suo primo amore, conosciuta a tredici anni al "Bagno Vela" a Marina di Pietrasanta in Versilia, i due si sposano e costruiscono insieme una famiglia perfetta, lui lavora col suo violoncello notte e giorno"ha la musica in testa" direbbe Giovanni Allevi,lei si prende cura notte e giorno dei loro tre bambini una femmina e due maschi. Arno ha anche un amico perfetto
Massimo Sanna, sardo professore di Filosofia, conosciuto durante il servizio civile presso la comunità "Anime Sante" dove si occupavano di tossicodipendenti e malati mentali, condivide con lui la passione per il surf. Arno ha un padre, Guelfo , economista che non rinuncia ad una vita bucolica nelle campagne di Anghiari dove passa il tempo allevando galline e coltivando l'orto divide la sua vita da sempre con Klara, tedesca sopravvissuta alla Seconda Guerra Mondiale dalla quale ha avuto due figli, Arno e Guido,ancora una famiglia perfetta.
Un giorno però quest'acustica perfetta viene sconvolta per sempre,Arno trova un biglietto di Sara, la moglie gli dice che ha bisogno di prendersi un periodo di risflessione e gli chede di comprenderla e di non cercarla.Quattro giorni prima di Natale Arno Cange scopre di essere stato abbandonato dalla donna della sua vita, dapprima pensa ad uno scherzo, poi si concentra sui suoi figli, viene aiutato in questo arduo compito dal suocero Rino, elettrauto in pensione. Durante la convivenza con Rino, Arno apprende della moglie molte vicissitudini che la donna gli aveva taciuto, poi da una vecchia lettera trovata per caso fra le carte di Sara scopre della sofferenza , anch'essa taciuta, che le aveva procurato la perdita della prima figlia ,Chiara, e del fatto che le era stata vicina in quel momento Massimo. Arno comincia a dubitare di tutto e tutti, sta scoprendo di aver avuto per tredici anni una donna completamente diversa da quello che credeva o è lui che per tredici anni non si è occupato di nient'altro se non del suo violoncello ignorando tutto il resto?
Comincia così una ricerca dura e affascinante che alla fine del percorso gli rivelerà molto di più di quanto lui e noi lettori ci saremmo aspettati.
Daria Bignardi firma un romanzo "acustico" nel senso che leggendolo si avvertono vibrazioni che ci rapiscono come un assolo di violoncello, ma solo chi ha esperienza della gioia e del dolore sa come si suona, sa come far vibrare il cuore.

di Luigi De Rosa

“Yo soy yo y mi circunstancia, y si no la salvo a ella no me salvo yo”
(io sono io e la mia circostanza e se non salvo questa non salvo neppure me)
da Meditaciones del Quijote di Josè Ortega y Gasset
Daria Bignardi,scrittrice

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