Narrativa italiana Romanzi L'abitudine al sangue
 

L'abitudine al sangue L'abitudine al sangue

L'abitudine al sangue

Letteratura italiana

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La trama e le recensioni di L'abitudine al sangue, romanzo di Giorgia Lepore edito da Fazi. "II tuo futuro non è oggetto di discussione, né ora né mai. Il mese prossimo verrai avviato alla carriera militare": crollano così i sogni di Giuliano, figlio dell'imperatore di Bisanzio, posto dal padre a capo dell'esercito. Il giovane, incapace di sopportare la perdita di vite umane, la vista e l'odore del sangue, grazie anche all'amore della prostituta Eucheria troverà il coraggio di ribellarsi al ruolo impostogli. La vendetta paterna sarà feroce: Giuliano, ridotto a schiavo e torturato fin quasi alla morte, è rinnegato e rinchiuso in un monastero. Da qui ha inizio il lento percorso interiore del protagonista, il suo confronto con il dolore per la perdita della donna amata e l'abbandono da parte di Dio e del padre, fino al raggiungimento della pace nell'epilogo del romanzo.



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L'abitudine al sangue 2012-06-13 10:53:31 Fabio Galanti
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Opinione inserita da Fabio Galanti    13 Giugno, 2012

Assolutamente da non perdere

Buffo che questo commento vene da uno che non legge mai se non libri tecnici o scientifici, da uno che quando legge si distrae e deve ricominciare, da uno che preferisce la manualità alla lettura, da uno che in bibloteca non va mai (o quasi).

Mi capita il libro di trovarlo in una cassetiera dell'ufficio, lasciato li chissà da quale collega sconosciuto.
Leggo la descrizione in ultima pagina e capisco subito che non è il mio genere, fosse stato di fantascienza chissà magari per curiosità... Se fosse stato un saggio, magari di economia chissà lo avrei letto ...

Non so se perchè non avevo niente da fare o solo distrattamente comincio a leggere le prime righe e qui vengo risucchiato dentro ad una storia scritta in un modo incredibile, rapito dai pensieri di "Giuliano" e non ne esco più.
Leggere e al tempo stesso vedere il film della storia che mi si creava nella mente è stato un tutt'uno. Ho pianto spesso tanto che ho cominciato a leggere di nascosto, ma non sono più riuscito a staccarmi da questo libro.

Bellissimo emozionante, drammatico all'inverosimile, ma anche pieno di grande speranza. Ad ogni ritaglio di tempo la lettura anche di una sola pagina mi rituffava in pieno nella storia.

Un grazie all'autrice di cuore, per avermi regalato tante emozioni

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L'abitudine al sangue 2009-10-30 09:48:22 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    30 Ottobre, 2009
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La ricerca dell'Assoluto

Giuliano, in un monastero della Grecia, ripensa al suo passato, alla vita intensa e sofferta che ha avuto. L’essere figlio del defunto imperatore di Bisanzio non è stata una fortuna, ma ha costituito la base del percorso insondabile attraverso il quale, dopo gioie e soprattutto sofferenze, è finalmente approdato alla pace interiore.

Condotto con un ritmo lento, quale si addice a una storia di riflessioni, L’abitudine al sangue non è tuttavia solo la vicenda di Giuliano, dalla gloria quale condottiero e certamente non voluta perché gli ripugna uccidere altri uomini, alla quiete della vita monastica dopo anni in cui ha conosciuto l’amore, ma anche l’orrore della guerra, ha subito torture, si è macchiato di un delitto commesso su sangue del suo sangue.

Infatti questo libro presenta molteplici chiavi di lettura che ne fanno un’opera per certi versi ardita, ma che nel complesso costituisce il positivo esordio letterario dell’autrice.

Premessa indispensabile è che non si tratta di un romanzo storico in senso stretto, perché se è vero che la localizzazione è Bisanzio, capitale del Romano Impero d’Oriente, l’epoca non è esattamente determinata, pur presentando caratteristiche tipiche dell’alto medioevo; anche per i personaggi non vi sono diretti riscontri, pur se in un’attenta analisi alcuni possono essere ricondotti a figure che hanno caratterizzato alcuni secoli di quel periodo.

C’è indubbiamente il tentativo della scrittrice, appassionata di storia bizantina, di fornire l’immagine di quel che era quel lontano impero, caratterizzato da faide nella famiglia regnante con frequenti delitti particolarmente riprovevoli, quali il parricidio e il fratricidio, e in questo senso l’impostazione dell’opera assume i toni di una tragedia che richiamano opere di Shakespeare, in primis l’Amleto. E. come dice Giorgia Lepore nell’intervista, questo è un romanzo di relazioni, fra padre e figlio, fra fratelli, fra figlio e madre, fra uomo e donna, ma soprattutto fra uomo e Dio. Nessuna esclude le altre, ma costituisce una serie di tappe, di anelli di una vicenda che porta al rapporto più importante, a quello che è uno dei maggiori temi dell’opera, cioè alla ricerca in se stessi dell’originario spirito divino per potersi accostare a Dio.

In questo contesto c’è un fatto determinante e che può ricondurre anche all’individuazione dell’epoca; c’erano molte sette eretiche, ovviamente combattute, non solo dialetticamente, dalla Chiesa ufficiale e fra queste ce n’era una che aveva una precisa localizzazione ai confini orientali dell’impero. Questa setta era portatrice di un’eresia da noi conosciuta come paulicianesimo, caratterizzata dal dualismo, che portava a considerare l’esistenza di due Dei, il Dio crudele dell’Antico Testamento, creatore del mondo, e il Dio buono del Nuovo Testamento, artefice dello spirito e dell’anima, e quindi l’unico degno di essere seguito. Ora, il periodo più disgraziato di Giuliano inizia con il rifiuto di fare strage di questi eretici, che sarà poi effettuata poco dopo da un altro generale. Storicamente questo avviene nel X secolo d.C. e quindi il periodo in cui si snoda la vicenda è quello.

Ma il paulicianesimo richiama anche ad altre chiavi di lettura nel rapporto tra padre e figlio, in cui il primo assume le caratteristiche del Dio malvagio dell’Antico Testamento, mentre il rifiuto della violenza e il desiderio di amore di Giuliano finiscono per introdurre alla sua relazione con Dio, laddove, pur credente, e a differenza del priore del convento Johannes, che è stato chiamato dal Supremo, in lui predomina la necessità di non essere scelto, ma di scegliere. La differenza è sostanziale (nel caso di Johannes la chiamata è venuta dal cielo, mentre per Giuliano è frutto di una sua libera scelta) e serve a portare ad ancora un’altra visione dell’opera. La storia è frutto di decisioni assunte secondo il principio del libero arbitrio, oppure è qualche cosa che è già scritto nel libro del destino, senza che noi possiamo interferire con esso? Domanda a cui possono essere date risposte diversamente articolate, ma senza che una possa prevalere decisamente sull’altra.

Giuliano è indubbiamente un personaggio complesso, tanto che Giorgia Lepore lo ha definito una sintesi di “colonne portanti” della storia bizantina, che vanno da Giuliano l’apostata a Basilio II.

Insomma, a un protagonista, che non è mai esistito, è stato affidato il difficilissimo incarico di rappresentare un mondo in più epoche, di nobilitare nell’uomo il senso della vita con una scelta individuale per l’amore verso Dio, di essere così antico e al tempo stesso moderno, anzi addirittura senza tempo.

L’abitudine al sangue, come è possibile comprendere, è un libro che induce a continue riflessioni, e quindi da leggere con calma e attenzione, ma anche da rileggere più volte per scoprire qualche cosa di nuovo, aprendolo al nostro cuore.

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