Kafka e il mistero del processo
Letteratura italiana
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Semplicemente geniale
Ecco, sono arrivato con trepidazione all’ultima riga, chiudo il libro e pure gli occhi, perché a dire che sono emozionato è poco; la verità è che sono entusiasta, perché mai, e ripeto il mai, mi era capitato di leggere qualche cosa di così grandioso. Guardo la copertina e leggo il nome dell’autore: Salvo Zappulla. Mi viene spontaneo chiedermi se sia lo stesso Salvo Zappulla che conosco e che ha già scritto In viaggio con Dante all’inferno, un buon libro, ma nemmeno paragonabile per qualità a questo. La trama, per quanto assai complicata, avvince dall’inizio alla fine, con quell’idea geniale di base di uno scrittore di modesto livello che, pungolato dal suo editore, si mette d’impegno per scrivere il libro che gli darà la celebrità e per far questo sconvolge il suo solito modus operandi, trasformando il protagonista Pedro Escobar, rozzo scaricatore di porto secondo l’idea originale, in una persona completamente diversa, personaggio che si stacca dall’autore, assume una propria autonomia, di fatto dando inizio a uno dei più bei romanzi apparsi sulla scena mondiale. Non aggiungo altro sulla vicenda che presenta di volta in volta le caratteristiche di genere del fantasy, del thriller e anche del mainstream, mai in contrasto fra di loro, ma anzi perfettamente amalgamate. E come nel Processo di Kafka l’autore verrà sottoposto a giudizio sulla base di una orrenda macchinazione, poiché il nuovo Pedro Escobar procede come una mina vagante, inquinando i testi sacri della letteratura, modificando trame e personaggi, con inevitabile crisi dell’editoria, a tutto vantaggio delle grandi compagnie televisive che intendono, in accordo con i governi di tutto il mondo, arrogarsi il diritto di acculturare le genti, rendendole di fatto supine alla volontà dei potenti. Si sa, infatti, che un popolo con poca cultura, o con una cultura a senso unico, è assai facile da governare. E questo è uno dei messaggi del romanzo, il più importante, un severo monito a non lasciarsi condizionare, a conservare la volontà e la capacità di riflettere, ad amare la vera letteratura, rinunciando a quegli autori che di fatto sono imposti solo per fini esclusivamente commerciali e a leggere o rileggere invece le opere di quei poeti e narratori che hanno lasciato un segno indelebile. Non è un caso se Pedro Escobar colpisce, fra i tanti bravi scrittori, Flaubert, trasformando Madame Bovary in una puttanella da quattro soldi, Dumas facendo diventare quattro i Tre moschettieri, Andersen sostituendo alla piccola fiammiferaia una vecchietta che vende accendini che non funzionano e che parla con accento napoletano, Buzzati, impedendo di fatto al sottotenente Drogo di iniziare la sua lunga attesa perché i tartari, di sorpresa, hanno attaccato e distrutto la fortezza. Il libro vuole essere quindi anche un omaggio a questi artisti, le cui opere sono ormai immortali, e fra questi geni non poteva mancare Italo Calvino a cui sarebbe senz’altro piaciuto che fra Le città invisibili ci fosse anche quella zappulliana della Ragione, un sogno di come dovrebbe essere il vivere in comunità.
Sono sincero se dico che non ci sono parole per poter descrivere l’immenso piacere che si prova leggendo Kafka e il mistero del processo, e se il termine capolavoro può sembrare inflazionato, preciso tuttavia che in questo caso è senz’altro pertinente.
Zappulla è riuscito a ritagliarsi un posto su misura nell’Olimpo dei grandi della letteratura, con pieno merito, dando prova di una maturità artistica straordinaria.
Mi sembra perfino superfluo aggiungere che ne raccomando la lettura; per parte mia, sono sicuro che a breve lo riprenderò in mano, per riassaporare lo stesso piacere che ancora avverto nello scrivere questa recensione.