Io sono di legno
Letteratura italiana
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"Avevo paura che a vivere si rompesse tutto"
“Il legno sembra fermo, ma è sottoposto a pressioni interne che lentamente lo spaccano. La ceramica si rompe, fa subito mostra dei suoi cocci rotti. Il legno no, finché può nasconde, si lascia torturare ma non confessa. Io sono di legno”.
Questa è la storia di Giulia e Mia, madre e figlia. Nonostante le incomprensioni sembra che tutto funzioni, fino a quando Giulia si ritrova a leggere il diario di Mia. La madre torna indietro nel tempo e si racconta alla figlia: le sue sorelle, la sua famiglia, la sua amicizia con una suora peruviana, le sue storie d’amore di quando era ragazza e quelle più recenti.
E’ difficile definire una trama, ma questo libro è davvero meraviglioso. E’ il primo romanzo di Giulia Carcasi che leggo ma sicuramente ne leggerò altri, ho capito fin da subito di amare il suo modo di scrivere. Alcune frasi fanno decisamente pensare, altre ti scuotono, altre ti fanno venire i brividi. Consigliatissimo.
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Dio se la prende se ti scordi di essere felice
Giulia è una cosiddetta primipara attempata. La figlia diciottenne pensa a divertisti, ai primi amori, a come affrontare il sesso, alla facoltà da scegliere. Giulia, invece ha i capelli grigi, è un chirurgo con parecchia esperienza, ha le tasche piene di caramelle.
Una domenica, mentre aspetta i lritorno a casa di Mia, Giulia inizia a leggere il diario della figlia.
Pagina dopo pagina scopriamo i pensieri di Mia e a fianco anche la vita di Giulia che lei decide di raccontare in questo modo alla figlia.
Così veniamo a sapere che queste donne sono molto più simili di quanto credono. Ci dice Giulia che le donne hanno due età per essere bambine una è a diciotto anni nel corpo per forza e la seconda è a sesant'anni nella testa per debolezza.
In mezzzo ci sono tutte le esperienze accumulate. La famiglia gli amori, i tradimenti.
Ci sono anche le amicizie: quel rapporto amore odio con le sorelle, che pare non possa essere scalfitto perchè ai familiari non si può portare rancore. Ma è poi così? Ci sono anche le amicizie che scegliamo, come quella con una suora che quando è da sola si veste di rosso e sogna il suo primo e unico amore.
Trovo che questo sia un libro piacevole, sia nei contenuti, che nello stile. Non è forse una gran novità quella di accostare gli scritti di due persone per farci vedere diversi punti di vista sullo stesso argomento. E' però una soluzione sempre efficace che permette di rendere la trama fruibile più facilmente al lettore.
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I cuori delle donne
"Ma vedi, nella storia di ogni persona c'è una diga. Da una parte, l'acqua che cresce e scalcia ed è energia. Oltre lo sbarramento, la terraferma. Tu di me sai la terraferma. E allora ti racconto l'acqua che non hai mai visto." cit.
Della Carcasi ho letto tutto: ho cominciato parecchi anni fa con “Ma le stelle quante sono?” e finisco ora con “Perché si dice addio”, dopo aver letto d'un fiato e in un'unica settimana sia “Io sono di legno” e “Tutto torna”. Ho deciso di recensire Io sono di legno perché è quello che mi è rimasto più nel cuore, che mi ha dato di più e che sicuramente non dimenticherò. Perché?
Sebbene la storia sia molto semplice e lineare – rapporto conflittuale tra madre e figlia, la storia di una, la storia dell'altra, segreti, passato, futuro, progetti – la Carcasi è riuscita a renderla vicina e personale per il lettore. Mi sono trovata coinvolta. Non il tipo di coinvolgimento che ti fa sentire amico il personaggio (i suoi libri sono talmente brevi e i personaggi talmente generici da renderli impossibili in altre circostanze, o forse talmente possibili da essere persone fin troppo comuni), ma quella sensazione di appartenenza, come a dire: Questo potrebbe succedere anche a me, Questo lo penso anche io, Questo lo vivo anche io. Perché è della vita di tutti i giorni che si parla, di donne che affrontano la vita come possono, affidandosi a loro stesse. Siamo tutte madri e tutte figlie, tutte Mia e tutte desiderose di avere una figlia che porti questo nome. E' questa la magia dell'autrice, renderci protagoniste delle sue storie. Semplici storie.
Non ricordo moltissimo del suo primo libro, e Tutto torna non mi è piaciuto tanto quanto gli altri, perché mancava la componente secondo me fondamentale dei libri di Giulia: la donna. In Tutto torna il protagonista è un uomo, e la donna è vista attraverso i suoi occhi, quindi rimodellata. In Io sono di legno la donna è la protagonista indiscussa: che sia vecchia e rassegnata, madre in cerca di comunicazione o figlia ribelle, è la donna in tutte le sue qualità e difetti ad emergere e stupire. Come acqua che rompe la diga di ogni persona, dentro, si riversano parole e ricordi e storie che travolgono tutti quelli che incontrano sul loro passaggio, li sommergono...
Lo stile, bisogna dirlo, è fantastico. Personalmente adoro le metafore, le immagini che la Carcasi riesce ad evocare tramite frasi piazzate come poesia, brevi ma intense, sempre azzeccate. Uno stile che sfiora veramente la poesia, niente a che vedere con la secchezza giornalistica che mi aspettavo.
E' un libro da leggere perché è il dipanarsi di storie intrecciate, scelte sofferte, donne di vita – e vite di donne. Un libro che insegna, lascia un seme dentro chi legge e pian piano germoglia.
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Il dono del cuore
L’idea di questo romanzo non è nuova, un racconto a due voci che si dipana lungo un certo arco di tempo, tratteggiando due vite diverse e a volte opposte nella loro complessità, accomunate dal legame più profondo che esista: quello di sangue, le protagoniste sono madre e figlia. Evidentemente il doppio registro è una formula che piace all’ autrice, che già in un suo precedente libro ( “Ma le stelle quante sono”), anche se in modo diverso, l’aveva utilizzata.
L’espediente classico del ritrovamento, più o meno casuale, di una serie di appunti privatissimi appartenenti alla figlia, da parte della madre Giulia, apre il romanzo. Forse l’autrice intendeva portare avanti in parallelo le due storie, ma armeggiando con tempi e personaggi, sembra che la trama le prenda la mano, mettendo in ombra la figura della figlia Mia. Venendo meno, quindi, alle intenzioni iniziali, la storia diventa principalmente quella di Giulia, la madre, perché dopo i primi passaggi del libro, la vita di Mia (che alla fine occupa solo alcune pagine), appare come uno sbiadito e frammentario coacervo di episodi , che concorrono a delineare lo stereotipo della ragazza ribelle, notturna e sregolata, purtroppo abbastanza scontato. Dopo la primissima parte del romanzo, quindi, Giulia strappa di mano la penna all’autrice, decidendo di raccontare la sua storia di ragazza borghese anni sessanta (forse i tempi non collimano perfettamente nel procedere degli avvenimenti), le sue sofferenze familiari, i suoi incubi domestici in un mondo di donne matrioske in cui una “mangia “ l’altra, in un continuo furto di affetti, prigioniere di un tempo perbenista e falso in cui le donne languono in attesa di un principe-maschio-guida, sognato e idealizzato, che regolarmente si rivela il più meschino e fragile degli esseri. Nemmeno una scelta rivoluzionaria per i tempi, come quella di fare il medico, sembra affrancare Giulia dalla sua condizione di sudditanza dall’universo maschile (rappresentata anche dal suo rapporto con il primario dell’ospedale in cui lavora). Mentre la giovane Mia trascorre il suo tempo adolescenziale tra corse in motorino e storie di letto senza futuro, respingendo la tenerezza dell’unico vero amore, Giulia racconta la sua vita, fino ad arrivare ai due incontri importanti che ne cambieranno il corso: quello con una strana suora peruviana (il personaggio più originale, le pagine a lei dedicate mi sono sembrate le migliori) e quello con Miguel, passione estrema, trasgressiva, proibita, che riscatta Giulia, premiando la sua infinita attesa. Giulia diventa Jubia: “pioggia” nella lingua di Miguel “…essere pioggia non è facile, devi concederti solo alle terre che hanno bisogno di te, altrimenti allaghi”. Jubia è il pericolo, il peccato a cui Giulia non sa rinunciare, che rischia di bruciarla per sempre, sottraendola al suo immoto mondo di certezze, ma regalandole quella dolcezza sognata per tutta una vita. E’ questo il dono intenso che la madre lascia alla figlia e che scioglie i nodi del titolo del romanzo. Lo stile di scrittura della Carcasi, forte, ridondante, ricchissimo di citazioni e metafore, è il più adatto a raccontare questa storia al femminile, che comunque al di là dei limiti del romanzo, forse un po’ al di sopra delle possibilità dell’autrice, ancora così giovane, ammalia e trascina nel gorgo più profondo delle emozioni.
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BELLO !
Libro ottimo! Bello e chiaro.
Mia che crede di essere diversa da sua mamma, ma alla fine è più simile di quanto pensa.
Giulia che cerca di capire la figlia, ma la sente così distante.
Così decide di raccontarle la sua storia.
La storia di una vita. Quella che Mia crede di vivere.
Perché Mia non penserebbe mai che la sua cara mamma ha fatto così tante esperienze.
Ed invece sì, Giulia e Mia sono così simili da non distinguersi più.
Bello, chiaro, lettura scorrevole, vocaboli adeguati.
Niente che non vada.
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Conoscersi: che affascinante avventura..!
Giulia e Mia.
Madre e figlia.
Due donne bambine. A diciotto anni nel corpo, per forza. A sessant'anni nella testa, per debolezza. Il tempo che si diverte a rovesciare la clessidra.
Una madre e una figlia che non riescono a parlarsi, che si scrutano da lontano, immobilizzate dal loro "essere di legno", dal loro essere anaffettive.
"Il legno sembra fermo, ma è sottoposto a pressioni interne che lentamente lo spaccano.
La ceramica si rompe, fa subito mostra dei suoi cocci rotti.
Il legno no, finché può nasconde, si lascia torturare ma non confessa.
Io sono di legno."
Due donne apparentemente sicure delle proprie scelte, così vicine eppure così distanti, così convinte che vivere secondo teoremi precisi sia la soluzione migliore per non far scalfire la corteccia del proprio io, che finiscono per non riuscire nemmeno a comunicare.
E il peso di tutto il "non detto" finisce in due diari.
Due diari.
Due storie.
I segreti reciproci e il passato.
"Nella storia di ogni persona c'è una diga. Da una parte, l'acqua che cresce e scalcia ed è energia. Oltre lo sbarramento, la terraferma. Tu di me sai la terraferma. E allora ti racconto l'acqua che non hai mai visto."
Giulia e Mia si parlano a distanza. Un dialogo forzatamente spontaneo. Un confronto sul tempo che passa e che cancella tutto, uno scontro sulle tematiche giovanili.
Due mondi apparentemente opposti, che convergono in un essenziale bisogno di parlare, di confrontarsi, di aprirsi alla vita e di riscoprirsi complici.
Perchè il legno non si lascia scalfire, è tosto. Ma sotto l'acqua può anche ammorbidirsi.
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Il destino non fa cenni, non suggerisce
Dopo aver adorato Ma le stelle quante sono, non potevo che apprezzare questo secondo libro dell'autrice.
Io sono di legno racconta una storia tutta al femminile, fatta di diari e lettere: Mia è una diciottenne che ha tutta l'intenzione di tenere lontano l'amore. Passa le notti con uomini di cui non conosce il nome, e la mattina dopo se ne va, lavando via l'odore di un letto che non è suo.
I suoi sabati sera si concentrano sulla discoteca, il motorino, una sigaretta e via, un altro uomo senza nome la attende. E conosciamo Mia attraverso le pagine del suo diario, scritte di getto e senza mezzi termini.
Dall'altra parte abbiamo Giulia, invece, la mamma di Mia. Giulia sembra una madre come tante altre, vorrebbe avere un bel rapporto con la figlia, che a malapena le parla, vorrebbe essere felice, vorrebbe correre, volare.. ma i suoi piedi restano ancorati a terra. E il silenzio la spinge a leggere il diario di Mia, e sopratutto a scriverle in risposta la sua storia, la storia di una donna che sembra non avere più nulla da dire, ma che in realtà vuole solo essere ascoltata.
Inizia così una storia a più battute, di una madre che si racconta alla figlia, buttando fuori segreti, errori e gioie, e di una figlia che impara finalmente a conoscere la donna che l'ha messa al mondo.
Citazioni:
Ho imparato i comandamenti e il rosario, ma rinunciare a un dolore non si può. Non credo al perdono. Il male fatto resta, ed è una faccenda tra uomini. Dio non c'entra.
La ceramica si rompe, fa subito mostra dei suoi cocci rotti. Il legno no, finché può nasconde, si lascia torturare ma non confessa. Io sono di legno.
Io penso che l'amore sia un sacrificio sociale. E tu puoi dirmi che non è vero, ma questo è quello che ho visto. Mi guardo intorno ed è pieno di gente divorziata, di storie d'amore franate e io come faccio a stare con una persona e a credere che non finirò anch'io tra quelle macerie?
Il mio professore di fisica dice che l'universo tende al disordine, le molecole si allontanano ogni giorno di più una dall'altra. Io penso che anche le persone funzionano così, ogni giorno si disperdono fino a non ritrovarsi.
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Parole di carta
La parola del legno
non è uniforme,
è una polifonia
di rumori ardenti
che hanno come diapason
le foglie mosse dal vento.
Alda Merini
Giulia e Mia,madre e figlia divise da un "burrone" di segreti,di anni di silenzio che la madre decide di rompere aprendo il diario di Mia.
Un diario intriso del suo "essere di legno",letto all'alba di una delle tante domeniche in cui Giulia aspetta il ritorno della figlia dai suoi sabati senza freno.
E cosi, l'ingranaggio delle parole non dette si svela attraverso le parole "di carta",leggendo "l'immobilità emotiva autoimposta" della figlia,Giulia,riconosce l'eredità che ha lasciato a questa creatura nella quale scorre il suo stesso sangue,carne della sua carne e conseguenza del suo passato sottomesso,carico di segreti e decisioni che soffocano il suo vero essere,il suo vero amore.
Un destino segnato da una madre timorosa che per paura non ha mai voluto battersi,una sorella crudele nascosta dietro una maschera perbenista che ha segnato il percorso della sua vita rendendola "di legno",il matrimonio con il primario dell'ospedale in cui comincia a percorrere la sua carriera di medico.
Attraverso le "parole di carta" che Giulia decide di usare per poter permettere a Mia di correre,di essere libera,di urlare contro chi le fa del male ...le lacrime che le farà inevitabilmente versare ammorbidiranno il legno,un'anima che necessita di conoscere la verità per poter volare...
Uno stile sincompato ed insieme morbido,frasi brevi,"pallide" che arrivano chiare e sferzanti all'animo del lettore.
Due voci femminili,lontane, che per avvicinarsi e trovare pace invocano il coraggio delle verità,che solo sulla carta riescono ad essere svelate.
Un romanzo breve,un girotondo di emozioni che si immergono nel passato e poi tornano nel presente,regalando ad esso la possibilità di essere libero.