Narrativa italiana Romanzi Io sono con te. Storia di Brigitte
 

Io sono con te. Storia di Brigitte Io sono con te. Storia di Brigitte

Io sono con te. Storia di Brigitte

Letteratura italiana

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Brigitte arriva alla stazione Termini un giorno di fine gennaio. Addosso ha dei vestiti leggeri, ha freddo, fame, non sa nemmeno bene in che Paese si trova. È fuggita precipitosamente dal Congo, scaricata poi come un pacco ingombrante. La stazione di Roma diventa il suo dormitorio, la spazzatura la sua cena. Eppure era un'infermiera, madre di quattro figli che ora non sa nemmeno se sono ancora vivi.Quando è ormai totalmente alla deriva l'avvicina un uomo, le rivolge la parola, le scarabocchia sul tovagliolo un indirizzo: è quello del Centro Astalli, lì troverà un pasto, calore umano e tutto l'aiuto che le serve. Di fatto è un nuovo inizio, ma è anche l'inizio di una nuova odissea. Io sono con te è un libro raro e necessario per molte ragioni: è la storia di un icalvario e una rinascita, la descrizione di un'Italia insieme inospitale e accogliente, politicamente inadeguata e piena di realtà e persone miracolose.



Recensione della Redazione QLibri

 
Io sono con te. Storia di Brigitte 2016-11-02 17:37:57 Belmi
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Belmi Opinione inserita da Belmi    02 Novembre, 2016
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Così attuale da fare ancora più male

“Ma sono stanchi, e nervosi, e non vogliono perdere tempo, e alla fine, siccome lei esita ancora, le intimano senza garbo di sbrigarsi. Siete talmente tanti, si giustifica l’agente mentre le preme le dita nell’inchiostro. Siete come la sabbia del mare. Non finite più”.

A Melania Mazzucco viene chiesto di scrivere un libro sui profughi che arrivano o sono arrivati in Italia. Lei all’inizio non se la sente, si deve riprendere ancora dagli ultimi scritti, ma quando trova la forza per farlo, decide di scriverlo su una donna. Alla fine la trova, lei è Brigitte.

Il racconto inizia in una giornata fredda, siamo a Roma, alla Stazione Termini e Brigitte che proviene dal Congo, cammina senza meta. Non sa dove si trova e non capisce la lingua. Un incontro fortuito la incamminerà verso tutto quell’iter burocratico che ogni profugo si ritrova a seguire. Senza speranza, senza fiducia e soprattutto senza futuro. Brigitte da un giorno a un altro si è ritrovata senza niente, era una donna importante al suo paese, orgogliosa e coraggiosa. La sua vita non sarà facile ma avrà la fortuna di incontrare persone “umane”, che considerano lei e gli altri come persone e non solo come dei numeri da smistare.

La Mazzucco mostra il volto odierno dell’Italia, dell’Europa e dell’Africa. Il nostro è un paese che come sempre riesce a distinguersi soprattutto per le sue incongruenze e contraddizioni. Un’Italia che si divide in chi “da la carota e chi il bastone”. Mostra la vita di tutte quelle persone che ogni giorno troviamo nelle nostre città, nei nostri paesi e nelle nostre vite; racconta il loro passato, cosa possono aver subito e soprattutto cosa si aspettano.

Spiega anche come il mondo dei profughi è cambiato:

“Quando ha dovuto dirgli di no, un ragazzo marocchino lo ha maledetto, chiamandolo razzista di merda. Razzista, a lui. Capita sempre più spesso. Quando è arrivato nel 2002, e per svariati anni, ascoltavano con rispetto ciò che dicevano e si fidavano delle sue parole. Adesso credono di sapere tutto – hanno ricevuto informazioni prima di partire, e non si rassegnano ad accettare l’idea che siano false e ingannevoli”.

Brigitte è una delle tante ma la sua storia colpisce, ferisce e non si digerisce. Posso non aver apprezzato molto lo stile della scrittrice ma comunque le sue parole, anzi le parole di Brigitte, arrivano direttamente al cuore o almeno al mio. Sicuramente mi ha reso più consapevole e l’attualità del testo (Brigitte è arrivata nel 2013 e nel Post Scriptum parliamo del 2016) fa male, anche se molti ci “marciano”, altri hanno alle spalle storia come quella della protagonista e la domanda che si è formata nella mia testa e ancora non ha trovato risposta è: riusciranno a dimenticare? Potranno tornare a sorridere come una volta?

Grazie Mazzucco, “Io sono con te” racconta un periodo buio che però lascia spiragli per il futuro.

Buona lettura!

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Io sono con te. Storia di Brigitte 2017-12-20 09:32:47 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    20 Dicembre, 2017
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Una storia di tragica attualità

Io sono con te di Melania Mazzucco è l’incontro tra due donne. Brigitte arriva dal Congo, ha perso tutto e comincia a narrare. Melania ascolta e decide di scrivere la sua storia. L’odissea della donna è simile a quella di tanti altri disperati, dimenticati, senza dimora, invisibili, ombre che fingono di non vedere. Alla stazione Termini, in una fiumana di gente, una donna con abiti leggeri è frastornata, quando il buio inghiotte i confini della piazza, i residenti della stazione prendono possesso dei loro giacigli: la piazza è una landa buia e Brigitte non sa dove andare. Infermiera in Congo gestiva una clinica, ma ritenuta una oppositrice politica, dopo aver subito violenza e aver assistito all’uccisione del marito, ha dovuto fuggire, lasciando i suoi quattro figli.
Un viaggio di disperazione e speranza, con il sentore di una tragedia annunciata. Con lei e per lei, la Mazzucco ha scritto la sua storia, una storia che ferisce, una storia di rappresentazione e di denuncia, simbolo di solidarietà e di amicizia. Si mostra così il volto odierno dell’Italia, dell’Africa, dell’Europa, in una Italia che si distingue per incoerenza e contraddizioni, tra il caos generalizzato e varia umanità e dedizione, dove sfilano “gli angeli custodi”o lo psichiatra, unica guida irrepetibile.
Una storia tra le tante raccontata in modo scarno ed oggettivo. Nel flusso di una vicenda cruda e diretta, diventa urgente per la scrittrice raccontare.

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Io sono con te. Storia di Brigitte 2016-11-07 05:30:38 68
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68 Opinione inserita da 68    07 Novembre, 2016
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Dramma, condivisione e possibile rinascita

Ciò che ci unisce può dividerci, ogni lontananza, vicinanza, condivisione, diversità può improvvisamente mutare, confondersi, persino capovolgersi per ricominciare o finire laddove la nostra vita sembrava arrivata e inspiegabilmente interrotta, violentata, senza futuro e speranza.
Questa è la storia di Brigitte, infermiera costretta a fuggire dal Congo, senza conoscere le proprie colpe, la ragione di ciò , un senso del tutto.
La crudeltà umana segna delle vite ( e la sua è una di queste ) per sempre, lotte intestine, carestie, guerre interminabili, tirannie, i nemici cambiano di mese in mese, e così le alleanze, e non si sa contro chi combattere, e perché, " ...ci portano via cosi', di notte, ci fanno sparire, ci buttano nel fiume ancora vivi, chiusi in un sacco, ci cancellano e non esiste nemmeno la nostra morte.." mentre gli affetti più cari sono improvvisamente negati, nessuna risposta, solo domande ed un senso affranto di incredulità e disperazione in un abisso del profondo.
Allora si comincia a vivere in una solitudine estremizzata, in un buio ad oltranza, in un dolore fisico e dell' animo, costretti a fuggire dal proprio mondo per un viaggio della disperazione e della speranza, spesso senza meta ed, ahimè, con il sentore di una tragedia annunciata.
A volte, nell' infinita solitudine del cuore, in quel vagare disperati, per giorni, senza guardarsi intorno, senza meta, senza sapere dove si è, in un paese sconosciuto, mai cercato, si accende una luce, un abbraccio insperato, un senso di pietas, la possibilità di una rinascita, l' inizio della conoscenza, la riacquisizione di un senso fino ad ora negato.
Allora la vita può ricominciare, ma anche riaffondare d' improvviso in quel mare in tempesta, laddove non vi è sbocco lavorativo ed il colore della propria pelle rimane un' onta inspiegabile.
Non resta che mendicare e sperare, mentre il proprio passato riemerge sotto forma di affetti lontani e silenti, di altri lutti, ed i propri figli crescono senza neppure ricordare chi sei, o non riconoscendoti più come madre, in un senso di abbandono assodato.
Vi è un senso di comunione, una conoscenza maturata lentamente, la condivisione di una vita, la propria, con un' altra. Ecco, allora crescere e cementarsi il legame tra Brigitte e Melania ( l' autrice chiamata a scriverne la storia ) rappresentata e trasposta nelle parole del testo, in un racconto che è rappresentazione e denuncia, ma in primis simbolo di solidarietà ed amicizia.
Vi è la descrizione di un paese, l' Italia, con contrapposizioni evidenti, nel quale disoccupazione e disuguaglianza sociale oltre che inadeguatezza politica e caos generalizzato convivono con profonda umanità, dedizione, volontariato, accoglienza.
Ed allora chi è stato cancellato, fatto sparire, la cui morte neppure esiste, chi non sa neanche dove si trova e cammina per ore al freddo senza guardarsi intorno, senza vedere e sapere dov'è, chi è solo e non ha più niente, può contare su un avvocato bambina come angelo custode o eleggere uno psichiatra coi baffi a propria guida perché nessuno è un numero, ma una persona unica, irripetibile.
Il filo del romanzo, scarno ed oggettivo, reale come la vicenda che racconta, in un' alternanza di veridicità e flusso della memoria, sta nella descrizione di una storia tra tante, ( quella di Brigitte ) che ne abbraccia migliaia di altre e mantiene nella propria unicità il potere del racconto.
I temi trattati toccano la sensibilità individuale, immagini già viste e ripetute, ma profondamente e tragicamente reali ed attuali.
La risposta, come sempre, sta nell' ascolto, nella relazione personale, nell' affrontare l' unicità, nel considerare il mondo come terra di tutti, oltre ogni rigido sbarramento o prevenuta dissertazione.
Ricordiamoci che il confine tra dignità e miseria, partecipazione ed esclusione, se' e non se', è piuttosto labile, ed un ribaltamento di ruolo e del quotidiano difficile da prevedere ma possibile da vivere,anche sulla propria pelle.
Per questo la storia di Brigitte diviene anche la nostra storia, ci tocca e ci riguarda personalmente, è parte integrante di noi.

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