Narrativa italiana Romanzi In principio fu il mare
 

In principio fu il mare In principio fu il mare

In principio fu il mare

Letteratura italiana

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La storia di due giovani: Mohammed, un tunisino che per capriccio intellettuale decide d’imbarcarsi su un gommone di disperati in cerca d’una presunta libertà e finisce a vivacchiare facendo il ‘vu cumprà’ in Sicilia; e Dodo, un diversamente abile abbandonato dai genitori e cresciuto all’ombra del nonno, fascista e violento che lo plagia. La vicenda, che finirà in un’inaspettata tragedia, offre lo spaccato di una ‘piccola’ società, purtroppo assai attuale, assoggettata alla televisione, al consumismo, al preconcetto e all’ignoranza. Sullo sfondo: corruzione e sfruttamento, l’ambiente ospedaliero con le sue bassezze e la sua comica tragicità, una Tunisia elevata a poetica visione e una Sicilia con le sue povertà, il suo mare e le sue umane generosità.



Recensione della Redazione QLibri

 
In principio fu il mare 2012-09-11 15:58:14 silvia71
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    11 Settembre, 2012
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Un mare che divide e unisce

Un mare, due realtà.
E' la dura realtà dei profughi, orfani della propria terra, mossi da disperazione o da desiderio di approdare ad una vita diversa, pronti ad affrontare un mare carico di incognite.
E' la dura realtà di chi in quella terra meta di approdo, ci è nato e ci vive ogni giorno.
Il racconto che ci regala la Pierangelini, coglie l'attimo in cui queste realtà si incontrano e si scontrano, coglie il mal di vivere degli uni e degli altri.

Questo romanzo è un affresco maledettamente verace di terre e di genti; fa affiorare alle narici del lettore i profumi ed i colori della nostra Sicilia e della calda e speziata Tunisia, ci coccola con immagini suggestive e ci frusta con situazioni drammatiche, ci fa incontrare uomini e donne in lotta con la vita e col destino.
Una schiera di personaggi ottimamente disegnati, capaci di rendere la narrazione accattivante e profonda sul piano psicologico; i timori, gli errori, le speranze, le delusioni sembrano costituire un comune denominatore per questi uomini.
E' un riuscitissimo ritratto dell'Italia di oggi, di un paese in cui si ritrovano a convivere culture diverse, ma un paese che non sempre è pronto a gestire l'integrazione, ad abbandonare idee preconcette; anzi, talvolta è facile riscontrare un'atavica ipocrisia e la paura di confrontarsi con la “diversità”, sia essa culturale sia essa fisica.

E' un romanzo per riflettere su temi scottanti come quello dell'immigrazione e dell'emarginazione sociale destinata a colpire non solo il profugo ma qualsiasi essere umano, la cui colpa può essere quella di avere problemi economici, familiari o di salute.

Quello della Pierangelini è un narrare vellutato e poetico, fatto di immagini e di sensazioni, corroborato da un uso della parola magico e intenso; è un'autrice che scava nel profondo del cuore e della mente del suo personaggio, che sa infondere grazia e forza all'unisono, che ci trasmette il suo punto di vista con compostezza ma non senza vigore.
La penna della Pierangelini è splendidamente matura, dando prova di possedere uno stile del tutto personale, in cui la prosa riesce a toccare elevatissime note, dolci e aspre, sognanti e reali.
E' proprio il caso di dire che il tocco soave delle parole incontrandosi con la durezza delle immagini
dà vita ad un'esplosione narrativa godibile e interessante, seppur amara e dolorosa.

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