Il viaggiatore notturno
Letteratura italiana
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Il buco del c*** del mondo
Una narrazione stilisticamente affascinante quella di Maggiani in questo romanzo narrato dalla cima del mondo, o meglio il buco del c*** del mondo come dice l'autore.
Un flusso di coscienza che ripercorre la vita di un etologo che si ritrova a percorrere il mondo in lungo e largo all'inseguimento di rondini e orsi, un testo capace di portare il lettore in mezzo alle bombe in Bosnia e nel silenzio del deserto dell'Hoggar. Un racconto che tocca le corde di ricordi che toccano l'anima e non si possono lavare via, mai.
Maurizio Maggiani regala al lettore la delicata esperienza di un dialogo a tu per tu con un personaggio che ha conosciuto l'amore e la guerra e ne ha tratto una grande pace.
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“Il viaggiatore notturno” di M. Maggiani - Comment
Dall’autore de “Il coraggio del pettirosso” (Premio Campiello 1995) un romanzo complesso, che mi ha lasciato molti dubbi.
La parte iniziale mi ha affascinato. Per le descrizioni dell’Hoggar (“Questo è il cielo notturno dell’Hoggar: un pozzo di acqua stellata profondo un infinito”), del deserto (“Qui … la Terra ha prolassato il suo cuore.” “… Il centro dell’Universo è un rigurgito della Terra rappreso in purissimo cristallo. L’Hoggar. Semplicità.”) e della bellezza locale (“Era talmente bella che bastava la luce di una lampada a cherosene per dar fuoco a tutta la sua bellezza”). E soprattutto per l’idea che dovrebbe reggere la storia: un irundologo, specializzato in migrazioni animali (in passato ha studiato le peregrinazioni di Amapola, un’orsa disorientata dalla guerra nelle foreste della Carnia), attende il passaggio delle rondini (“… Le rondini arriveranno fin qui, e le sto aspettando”).
In questa attesa l’etologo incontra e conosce personaggi del luogo (la guida Jibril, il poeta Tighrizt, la prostituta Jasmina) e racconta altre storie di esili, cammini ed erranze. Nella penisola Balcanica. Nel Caucaso. “Sono Amapola e Zingiran, e tutti gli altri spiriti che mi hanno incontrato, che pensano a me”.
Le mie perplessità riguardano proprio questa parte della narrazione: quando leggo un libro, raramente mi accade di smarrirmi e di non penetrarne i messaggi, ovviamente in modo del tutto soggettivo. Con questa storia è accaduto: mi sono perso, non ho colto contenuti e coerenza. Pur apprezzando i riferimenti, disseminati nel romanzo, al pensiero e alla vita di Père Foucauld, al quale è dedicata anche la finale “nota dell’autore”.
E pensare che ero partito dalle migliori intenzioni. Le rondini mi hanno evocato un particolare della mia infanzia. Un nido che le rondini avevano fabbricato nell’androne al primo piano della casa dei miei nonni paterni. Ricordo l’ammirazione e il rispetto che nutrivamo per la “casetta” installata nell’angolo tra parete e soffitto. La consideravamo un portento della natura, ben augurale per tutti noi. “Le rondini sono testardamente fedeli ai loro nidi.” In qualche modo, anche noi lo eravamo: fedeli ai loro nidi. “Le rondini hanno un volo veloce e un atterraggio velocissimo e nevrastenico; atterrano con una picchiata fa vertigine, derapando nell’ultima frazione di secondo”. Io, bambino, mi affacciavo alla ringhiera dell’androne, osservavo giochi e intrecci di volo. E fantasticavo. “Le rondini sono talmente abitudinarie che si possono fissare dei buoni appuntamenti; sono migratrici con l’ossessione della puntualità”. Ben lo sa …
… Bruno Elpis,
che delle rondini aspettava (e forse ancora aspetta) il ritorno. Con questi precedenti personali, consiglio la lettura del romanzo. A chi potrà capirlo meglio di quanto io abbia potuto fare.
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INTROSPEZIONE RIFLESSIVA
Racconto particolare che Maggiani ha scritto narrando eventi in ordine sparso come gli sono affiorati alla mente. I temi trattati sono forti a volte, come l'eccidio di Tuzla ma sono confusi e i personaggi si intrecciano in maniera disordinata. E' difficile da seguire e ogni volta che abbandoni il libro bisogna riprendere da qualche pagina prima per ritrovarsi e ricordarsi. Si parla di tutto convulsamente ed è troppo per me.
Qualche spunto comunque è bello e sicuramente d'impatto.
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Riflessioni in solitudine
Questo non è un romanzo “normale”, è invece un lungo racconto, fatto di tanti racconti. C'è una cornice che raccorda abilmente il tutto e che si insinua continuamente in ciò che il libro racchiude: è un intreccio di racconti che narrano un viaggio nelle montagne del Sahara, fatto da uno specialista di migrazioni animali, che studia le rondini e le aspetta, su una vetta nel cuore del deserto sahariano, tra i nomadi tagil, popolo dalla fiera saggezza. In questo intreccio scattano sottostorie, percorsi secondari, personaggi minori, ma nitidi e affascinanti ed il finale chiude, come in una bottiglia infrangibile, il vortice delle storie. La pluralità dei racconti, dei luoghi, dei personaggi, delle storie, la loro stessa distanza temporale e soprattutto geografica, sono la sostanza stessa di questo libro, fatto tutto di movimenti e linee che si intersecano e si allontanano, unite e animate dalla voglia di capire l'uomo e il suo destino, la sua ferocia e la sua bontà. La scrittura è semplice, limpida, elegante, suggestiva, a tratti un po’ misteriosa ed anche poetica. Lo stile di questo intreccio narrativo è però di un po’ difficile lettura, è come se lo scrittore avesse voluto mettere più libri in un solo libro e il risultato è senza dubbio impegnativo e faticoso, si rischia un po’ di perdersi.
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Il viaggiatore notturno
Per apprezzare fino in fondo questo libro è necessario leggerlo in un contesto adeguato con lo stato d'animo giusto.
E' un libro che non corre ma cammina.
E' un libro che alla fine,però, arriva.
Il protagonista è un esperto di migrazioni animali che attende, seduto sopra un'altura nel cuore del deserto sahariano, il passaggio delle rondini.
Quell'attesa è il viatico per legare un numero imprecisato di storie, personaggi e sensazioni diverse tra loro.
Il modo di vivere del popolo Tagil, la lungimiranza della guida Jibril, i versi del poeta viaggiatore Tighritz, la figura della PERFETTA, la donna che si può incontrare in ogni istante in una qualsiasi strada del mondo. Questi sono solo alcuni degli spunti.
Sullo sfondo aleggia la presenza del monaco Charles de Foucauld che ha vissuto tanti anni in quei luoghi. Un'esistenza fatta di studi e meditazione, riflessioni che sembrano essere ancora imprigionate in quei posti anche dopo la sua morte: nella sabbia, nelle pietre, come un'eredità trasmessa a chi si dimostrava capace di comprenderne il significato.
La capacità narrativa di Maggiani è, secondo me, straordinaria. Le parole sono ricercate ed oltre al loro significato evocano suoni, ritmo, armonia.
L’autore riesce a legare poco alla volta storie molto diverse che inizialmente sembra impossibile possano convivere. Col passare dei capitoli tutto sembra assumere un ruolo diverso e le domande e le perplessità iniziali svaniscono.
E' un libro lento ma efficace, che si può apprezzare meglio se ci si sforza di guardare dietro il significato immediato delle differenti storie.
Se si trova il filo lo si afferra e non lo si lascia più.
Questo libro bisogna leggerlo mettendo in gioco tutti i sensi, si percepiscono i colori, gli odori, i sapori. Si apprezzano le sfumature. Di tanto in tanti è utile chiudere gli occhi.
Questo libro è un viaggio, anche se il protagonista non si muove dal luogo dove attende il passaggio degli uccelli.