Il turno
Letteratura italiana
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Il turno
“Il turno” è datato 1902 e si colloca tra la pubblicazione de “L'esclusa” e “ Il fu Mattia Pascal”.
La struttura è quella di un racconto lungo, quasi di una novella, in quanto in pochissime pagine Pirandello riesce a concentrare un storia di intrecci, matrimoni combinati, matrimoni annullati, matrimoni sperati e sofferti.
Una storia che mette in vetrina sotterfugi, intrighi, egoismi di una società borghese di provincia, dove ai sentimenti e alle passioni vengono anteposti gli interessi e le speculazioni; ma la penna di Pirandello non si limita a portare in superficie le melme dell'animo o le consuetudini del tempo, ma vuole mostrare al lettore cosa avviene quando la volontà dell'uomo si incontra e si scontra con il destino. Un destino beffardo, ospite indesiderato che scompagina ogni piano, spazzando via sogni e speranze.
I personaggi sono un capolavoro, una galleria umana tinteggiata di grottesco, colta con finezza psicologica sia nella solitudine dell'animo sia nel rapportarsi agli altri, in famiglia e in società; lo sfaccendato, il furbacchione, l'indolente, l'egoista, l'approfittatore si incrociano tessendo la tela di una storia il cui succo umoristico sfocia nella sconfitta.
Uomini che si affannano alla costruzione di un castello dorato, progettando e mettendo in porto azioni mirate al raggiungimento di un risultato, di un profitto e di un agio; eppoi gli stessi spazzati via dai venti impetuosi del destino, che manovra gli eventi in maniera imprevedibile.
Una egregia rappresentazione di un gioco degli equivoci e degli effetti contrari, condotto dalla penna acuta e umoristica di Pirandello.
Un romanzo che nonostante il secolo che si porta sulle spalle non perde smalto e freschezza, restando una lettura moderna e godibile.
Indicazioni utili
Il turno di ognuno
Una ragazza costretta dal padre a sposare un uomo ricco e anziano, un giovane squattrinato rammollito dalla vita di provincia, una donna segregata in casa dal marito morbosamente geloso.
E poi patrimoni dilapidati, rancori mai sopiti, sentimenti ostacolati.
Questo breve romanzo avrebbe tutti gli elementi del dramma, eppure, fin dalle prime battute, rivela un umorismo che strappa più di una risata.
Questo perché Pirandello è specialista nel cogliere il lato comico di certe situazioni tragiche, da un matrimonio contratto con la forza ad una veglia funebre, muovendo le fila dei suoi personaggi come fa il destino con gli uomini. Destino beffardo, che si diverte a scompaginare i piani di tutti, incurante di dolori, gioie e speranze.
Il ruolo dei protagonisti muta inaspettatamente col mutare delle circostanze, dal momento che nessuno di loro è fino in fondo come crede di essere, né come gli altri credono che sia.
Il giovane Pepè Alletto per esempio, ce la mette tutta per apparire dignitoso ed elegante agli occhi del paese, ma è spesso preso alla sprovvista dagli eventi. Chiamato “pulcinella” da un tizio nel corso di una lite “d'onore”, per reagire non trova di meglio che prendere l'avversario a colpi di bastone. Ironia sottile e spietata, quella di Pirandello, che fa compiere al “giovane d'oro”, proprio nel momento in cui avrebbe potuto mostrare un po' di coraggio, il gesto tipico della famosa maschera.
Pepè vedrà il suo sogno realizzarsi, anche se a prezzo di amari disinganni, quando ormai ci aveva rinunciato. Solo un personaggio, nel libro, si ribella a ciò che la sorte ha in serbo per lui e non accetta di piegarsi al corso degli eventi. Ma alla fine diventerà più ridicolo degli altri, spingendo la sua forza fino all'autodistruzione.
Non abbiate fretta, non affannatevi, sembra dire lo scrittore: il vostro turno, se deve arrivare, arriverà. Ma non sarete voi a decidere quando, né come.