Il terrazzino dei gerani timidi
Letteratura italiana
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Opinioni inserite: 8
Pensieri bambini
Nel più triste e sconfinato appiattimento letterario odierno, è da cogliere come una sana boccata di ossigeno, la lettura del romanzo di Anna Marchesini.
Conosciuta dal grande pubblico come eclettica donna di spettacolo, di cui restano memorabili i personaggi interpretati, caricature formidabili di un'italianità verace, cominciò a dedicarsi alla scrittura forse in concomitanza al suo forzato abbandono delle scene.
Non incappiamo nell'errore di snobbare questo titolo per il solo fatto di essere firmato da un “vip non scrittore professionista”, maturando l'idea preconcetta di trovarci di fronte alla solita trovata di marketing.
E' un romanzo dai contenuti profondi, che ruota attorno ai pensieri di una ragazzina che attraversa il complesso passaggio tra infanzia ed adolescenza, vivendo sulla propria pelle un'insieme “di prime volte”, folgorazioni, conoscenze, emozioni, quesiti e dubbi che la scuotono e la fanno sentire viva ed essere pensante, quasi un po' adulta.
Naturalmente, come è logico che sia in letteratura, la sfera emozionale della ragazzina è caricata ed esaltata, è fulcro del romanzo, tanto da avvolgere in una nebbiolina tutto il contorno familiare e sociale.
Le riflessioni riportate sulle pagine sono talmente forti e pervasive da cogliere inerme il lettore perchè richiedono un assaggio lento e meditato per essere accolte nella loro interezza.
La narrazione non viaggia sui binari di una trama disseminata di soli eventi, ma gli eventi sono lo spunto per scavare nell'io, per entrare in simbiosi con l'anima di una donna in erba.
Nessuna saccenza né inverosimiglianza, ma un'ottima capacità di scrittura, corposa, lirica e ricercata, lontana dai tracciati semplicistici che siamo oramai costretti a percorrere.
Un'autrice che ci ha lasciato un'eredità, prima che la sua mano deponesse la penna e si chiudesse dolorosamente il sipario.
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Noioso e ripetitivo
L'ho comprato per il titolo vagamente sognante e per la simpatia dell'autrice, anche se con la riserva mentale da parte mia "oggi tutti scrivono libri".Ho interrotto la lettura neanche a meta' libro quasi innervosita per quel virtuosismo pseudo-letterario di cui sono imbevute o meglio,ubriache,tutte le pagine.Da evitarsi accuratamente!
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Non l'ho ancora finito
Non l'ho ancora finito, sono a circa metà.
Per questo il mio giudizio non può essere completo, ma un'idea me la sono già fatta.
Grande stima per la Marchesini, per la sua intelligenza e capacità artistica (chi non ricorda le risate con il trio) e quindi mi sono avvicinata al libro con molta curiosità.
Però già dalle prime pagine l'ho trovato lezioso e un po' pesante, se non altro per la ricercatezza affettata del linguaggio, a mio parere, del tutto inutile.
Ecco... questa è la mia prima impressione e volevo capire se è solo mia, perciò ho letto i commenti degli altri qui presenti ed ho capito che è condivisa.
Riguardo la storia, fino ad ora non è capitato granché, ma confido di trovare qualche aneddoto interessante.
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Se i gerani non vengon su bene, concimali
In genere sono restia a leggere libri messi al mondo da personaggi dello spettacolo. Ma, mi son detta, con la Marchesini sarà diverso!
Io, bambina degli anni ’80, adoravo il Trio e lei è rimasto sempre un ideale di donna ironico, intelligente e mai banale. E umbra di natali, per di più!
Che bello, mi son detta, un libro scritto da lei!
Non che mi aspettassi un libro comico, ci mancherebbe.
Però ironico, cavoli, sì!
E invece questo libro odora di minestrina, è pesante e poco ammaliante.
Anna ripercorre la sua infanzia ad Orvieto, i suoi rapporti coi genitori, le sue paure di bambina e le ansie della crescita. L’inadeguatezza di esser troppo intelligente per i compagni, l’oratorio,. La Prima Comunione.
Poteva essere un bel libro, un canto alla leggerezza e all’infanzia.
Magari anche un libro serio.
E invece no, invece è solo noioso e prolisso.
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La bambina Aristotele
L'ho capito fin dalle prime pagine che non mi sarebbe piaciuto, e l'ho finito solo per una questione di principio.
Ma la prima cosa che mi son detta leggendolo è stata: "Caspita, ma quante ne sa, 'sta bambina?", perchè i contenuti di questo romanzo non sono semplici, ma complessi, delicati e piuttosto articolati: tristezza, solitudine, riflessioni sulla vita e l'esistenza umana...
Sono certamente questioni ricche di sentimento e sensibilità, ma il fatto che tutto questo possa essere racchiuso nella mente di una bimba mi ha lasciato un po'perplessa.
Fosse stata una ragazza o un'adulta avrei anche potuto capirlo, ma, santo cielo, quella marmocchia (alquanto sfortunata, bisogna dirlo!) filosofeggia come il buon Aristotele e Einstein messi insieme!
E tra l'altro su questioni talmente intricate e ingarbugliate, che io in confronto mi sentivo una povera ignorante, un asino, una stupida, in parole povere un "luc" come diciamo noi piacentini in dialetto.
Oltre a ciò, tutti questi argomenti non fanno altro che appesantire la già lentissima narrazione (costituita da una storia dove non succede un bel niente per tutto il tempo) con tutte quelle esasperanti ripetizioni e tutti quei sostantivi esageratamente farciti di aggettivi in un lessico da scolaretto delle medie.
Insomma, questo romanzo è troppo....troppo!!!
Troppo lento, troppo prolisso, troppo forzato, troppo deprimente, troppo sfortunato, troppo aggettivato, troppo descritto....
Anna Marchesini sarà anche una brava attrice, ma come scrittrice, secondo me, ha bisogno di qualche miglioramento.
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Intimismo troppo barocco
Anna Marchesini è stata un personaggio fondamentale nella storia televisiva degli anni 80, chi non la ricorda nel famigerato Trio con Lopez e Solenghi. Donna intelligente e sensibile ha trasposto in questa autobiografia della sua infanzia tante ragioni del suo essere donna. La timidezza, il silenzio e la solitudine dominano le pagine di questo breve romanzo. A volte mi è riuscito semplice immedesimarmi in tante situazioni perfettamente descritte (le visite ai parenti, i giochi con il cugino, la malattia materna), ma soprattutto con quel velo di disincanto che è proprio dei bambini, nella loro illogica spiegazione della vita, nella loro totale assenza di strumenti conoscitivi formati, nella loro distanza assoluta dal concetto di morte.
Tuttavia il libro mi ha lasciato un retrogusto amaro e la ragione sta nella poca scorrevolezza delle frasi, nell'utilizzo ridondante ed eccessivo degli aggettivi, a volte volutamente artefatti e ricercati, di modo che la narrazione non risulta immediata e comunicativa come dovrebbe. Non c'è identificazione tra il lettore e la bambina, e il romanzo appare subito la scrittura di un adulto che guarda al suo passato, creando un distacco eccessivo.
Un'opera prima senza dubbio, ma si poteva fare di più.
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Il terrazzino dei gerani timidi.
"Avrei scritto un libro dove mettere al sicuro il silenzio."
In questa frase della Marchesini è racchiuso tutto il senso del libro che lei stessa è andata a scrivere.
Un racconto autobiografico dove Anna ci racconta del suo mondo da bambina fatto di silenzio, solitudine, tristezza e paura della morte.
Ci viene spesso raccontato che tutti i comici, quelli il cui mestiere è di farci ridere, hanno nella vita privata un senso di tristezza e questo libro ne è la totale conferma.
"Il terrazzino fiorito dei gerani timidi fu per lungo tempo il recinto silenzioso e imparziale delle mie preziose solitudini."
"Avrei scritto delle solitudini, e se avessi avuto il coraggio, dei miei passi nel dolore, nella vita timida, sarei andata a frugare dentro il corpo in ombra, vi avrei ritrovato custoditi i segreti, come in quel recinto i miei pensieri, come dentro i gerani muti che tutti avevano visto."
Un libro che non mi è piaciuto totalmente gli darei 2stelle e mezzo in quanto mi è riuscito difficile amare una bambina che si tormentava, isolava dietro un terrazzino di gerani, si faceva mille problemi, quando siamo piccoli cerchiamo almeno in quel passaggio di vivere sereni, spensierati e gioiosi che la vita da grandi è complicata e difficile!
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La bimba che non osava ribellarsi
Si puo’ nascere bambini buoni e ubbidienti, remissivi e timidi, ed avere una storia da raccontare da cui possa nascere un romanzo se non avvincente almeno tenero, interiore e intimamente coinvolgente?
La risposta e’ si, per fortuna. Dunque basta bambini pestiferi, basta personalita’ forti e spiccate, spazio alla normale timidezza e alla ordinarieta’, all’ubbidienza, con cui la piccola Anna affronta le insidie e le incongruita’ che la vita in famiglia le pone innanzi. E’ emblematica e tenerissima la scena della prima confessione - preludio della comunione che le verra’ impartita entro poco - in cui la bimba, incerta e imbarazzata prima di essere ascoltata dal vescovo a proposito delle proprie colpe, esordisce con un tenero e forzato “ogni tanto disubbidisco ai miei genitori” concordato a tavolino con i propri compagni di sventura….pur sapendo - lei a differenza degli altri - che invece se c’e’ un peccato che non le si puo’ attribuire e’ proprio questo appena ammesso.
Anna vive malinconica e triste in una famiglia di buona gente, timorata di Dio e per questo sempre incline alla penitenza, al calvario, all’espiazione. Anna - ragazzina intelligente e amante della solitudine, della lettura dei classici e del teatro – soffre silenziosa e infelice le incongrue scelte della madre, che, in buona fede, la sottopone a estenuanti visite caritatevoli a lontani parenti, remoti conoscenti o amici di costoro presso lo spettrale ospedale cittadino, le ricama vestitini lasciati a meta’ per risparmiare sul filo creandole imbarazzo con i compagni di scuola, la sottopone a feste di compleanno di massa ammucchiate con quelle degli altri fratelli per sacrosante esigenze di risparmio.
La bimba patisce molto queste imbarazzanti situazioni; potrebbe anche ribellarsi, come tanti altri coetanei, a questa esistenza di coercizioni, ma preferisce sopportare in silenzio, anche a costo di consumare lacrime amare di tristezza e solitudine. Per fortuna il terrazzino del titolo le accorre in soccorso per ospitarla in un monto tutto interiore dove le buone letture la isolano in un limbo benevolo e assolutorio.
Un bell’esordio per Anna Marchesini, grande personaggio televisivo degli anni ’80 e ’90, che non rinuncia a regalarci qua e la’ qualche scenetta spumeggiante degna dei migliori numeri del mitico Trio. Tutto il resto e’ una tenera descrizione interiore di una nascente personalita’ castrata dall’ubbidienza e dalla regola in nome di una educazione che spesso sfocia in irresponsabile illogico fanatismo.