Il tempo dell'innocenza
Letteratura italiana
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Se sbaglio col pregiudizio
Non dovrei dirlo, ma faccio ricorso al pregiudizio, e spesso. O forse dovrei dire ne ricevo soccorso, per orientarmi tra le enormi quantità di informazioni che mi bombardano ogni giorno, evitare le bufale, rimanere sordo alle sirene, resistere.
“Il romanzo che ha vinto la seconda edizione del concorso”, “un libro insolito, inedito, intenso”, “il giallo che ha conquistato il mondo”, “il titolo più atteso”. Devo sempre informarmi, riflettere, trovare riscontri, devo per forza approfondire prima di scegliere? “Farmi un’idea”?
Non volendo (e non potendo) comprarli tutti, applico il pregiudizio. Mi bastano le poche frasi di commento, la copertina, il nome dell’autore, la sua nazionalità, il genere (ancora thriller scandinavo???) e ...BOING!!! Sento il rimbalzo sullo scudo metallico, lo spostamento d’aria del colpo appena schivato, l’ebbrezza della macchina parcheggiata sulle strisce blu, anche per pochi minuti, senza pagare il ticket.
Per questo Raul Montanari ogni volta non sfuggiva al mio pregiudizio. Lui e il suo post-noir, quel diario che sembra veramente ritrovato in una panchina che ha ispirato “Strane cose, domani”, quel suo libro sconvolgente lasciato nel cassetto per diversi anni (figurati, basta parlare di sesso …), la definizione di Camilleri: “scrittore mistico”. A me Raul Montanari ha fatto SEMPRE antipatia.
E invece, mi sono ritrovato tra le mani “Il tempo dell’innocenza”, perché il pregiudizio ogni tanto va in ferie o fa semplicemente cilecca, rallegrandomi nel leggere la storia di Damiano, Ivan ed Ermanno.
Il romanzo inizia nel 1986, ai tempi di Chernobyl, dove uno scherzo tra amici apparentemente banale si trasforma in tragedia e poi fa un balzo nel 2011, subito dopo il disastro di Fukushima, dove Damiano, che adesso vive una vita decisamente “low profile” si ritrova costretto, suo malgrado, a dover compiere un gesto drammatico per salvare la vita della sorella.
C’è un non so che di magico in questa storia, nel suo protagonista, e nel suo irto percorso di redenzione. Ma anche nei coprotagonisti, soprattutto Ivan, amico e alter ego, incredibilmente trasformatosi venticinque anni dopo, la mamma di Ermanno, Regine, una strega decisamente cattiva, e Velardi, il detective privato che lo aiuta nella sua missione impossibile, un po’ Obi-Wan Kenobi, un po’ grillo parlante.
Indimenticabili anche i luoghi, Milano, metropoli pigra e cupa e poi Villavetere un immaginario paesino sul lago d’Iseo, mai così minaccioso, teatro perfetto per inscenare l’ultimo epico atto del nostro eroe. E, soprattutto, fantastica la colonna sonora, il Kraut Rock e i suoi derivati, che consiglio di ascoltare durante la lettura (Tangerine Dream su tutti!)
E il pregiudizio? Non dovrei dirlo, ma se penso che forse il buon Raul ha attinto dalle fiabe per scrivere questo bellissimo libro, sapendo di fregarmi grazie al loro fascino, forse dovrei subito riattivarlo.
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La bomba, la nuvola nera e la nebbia
Non so davvero che dire. Questo romanzo mi ha completamente spiazzata!
Sebbene la trama mi incuriosisse parecchio, mi aspettavo di trovarmi di fronte a uno di quei thriller che proprio detesto… Ma non è stato affatto così!
Ci sarebbero tante cose da dire, ma non so né da dove iniziare né cosa scrivere da tanto sono stata colpita da questa sorpresa inaspettata.
Troppe emozioni, troppe sensazioni piacevoli o meno in questo bel libro che mi è piaciuto tantissimo (ma questo si capiva, no? Perciò vediamo di proseguire senza troppi giri di parole).
“Il tempo dell’innocenza” è un romanzo di formazione ma anche un post-noir (come l’ha definito l’autore stesso) e ciò lo si intuisce fin dalle prime pagine e dalla loro divisione in tre parti.
Nella prima assistiamo alle vicissitudini adolescenziali, ludiche, e scolastiche di Damiano, tipiche di qualsiasi suo coetaneo in tutte le sue sfaccettature quanto in tutte le sue novità e scoperte, ai suoi rapporti con la famiglia e gli amici, in particolare con Ivan, di cui è grande amico, complice, nonchè “sottoposto”, ed Ermanno, con il quale entrambi, specialmente Ivan, hanno un rapporto conflittuale e sarà proprio uno scherzo terribile progettato ai suoi danni a segnare le vite di tutti i personaggi.
Nella seconda parte troviamo la vita anonima di un Damiano ormai adulto, diventato uno schivo insegnante che dà lezioni private, mentre nella terza vi è il lungo e difficile cammino interiore del protagonista verso la sua infelice missione obbligata.
Questo libro è una bomba sempre pronta ad esplodere e a liberare, senza alcuna esclusione, tutte le sensazioni che vuole suscitare nel lettore e, che siano buone o cattive, sono sempre ben accette.
E’una nuvola nera che aleggia perennemente sopra la testa. Sapevo che portasse pioggia, fulmini, sventure e disgrazie, anche nei momenti più felici della storia, ma non mi sono preoccupata della sua presenza: continuavo a leggere, l’accettavo, perché volevo rimanere scossa e turbata. Cercavo quelle emozioni, e le ho ottenute senza esclusione, proprio come i colpi di scena infiniti.
La suspense, l’inquietudine e il malessere regnano sovrani e circondano come la nebbia in un giorno autunnale che non si può arginare: si può soltanto andare avanti per avere una visuale forse migliore.
Damiano è un uomo che si rifiuta di fare l’assassino, ma è costretto a farlo per salvare una vita importante. Ha paura, soffre, non è nessuno ed è tutti noi, è tormentato dal passato e dal futuro, ha una vita che non è felice né infelice, è uno fra i tanti e non ha niente di speciale o di diverso da invidiare agli altri e a noi.
Sono pochi i personaggi veramente umani e ben caratterizzati che la letteratura ci regala, e qui vi è un esempio lampante.
Bello, bello, proprio bello. E’il primo, e di certo non l’ultimo, che leggo di Raul Montanari e lo consiglio a chiunque.
Vi sono certe parti più lente rispetto ad altre, ma con tutte le rivelazioni, la suspense racchiuse in queste parole su carta, la lettura risulta il massimo della piacevolezza.
Sì, anche quando si parla di argomenti macabri.
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"Il tempo dell'innocenza" di Raul Montanari - Comm
Con questo commento al suo ultimo romanzo, personalmente festeggio una recente notizia: Raul Montanari ha vinto l’Ambrogino d’oro, l’onorificenza conferita dal Comune di Milano per meriti particolari e consegnata ai premiati il 7 dicembre, festa di Sant’Ambrogio patrono di Milano. E' il giusto riconoscimento a un autore impegnato nella diffusione della cultura. Con i suoi reading, le traduzioni e, naturalmente, i suoi romanzi.
A “Il tempo dell’innocenza” ritiene di aver finalmente diritto Damiano (“perché io sono stanco di essere colpevole ed è arrivato il tempo di essere innocente, se sarà possibile”), protagonista in una storia che è un andirivieni tra due poli temporali drammaticamente situati nelle catastrofi nucleari di Chernobyl (1986) e Fukushima (2011).
Ai tempi della fuga radioattiva di Chernobyl Damiano, Ivan ed Ermanno sono adolescenti che insieme giocano, scoprono (almeno i primi due) il sesso e si misurano nei rapporti interpersonali. In queste prove di forza e nelle tensioni evolutive, Ermanno è vittima di un gioco crudele che lo segnerà in modo irreparabile.
Quando si verifica il disastro alla centrale di Fukushima, le vite di Damiano e di Ivan si sono ormai divaricate da tempo. Il primo conduce un’esistenza ‘di ripiego’, il secondo ha successo economico e politico.
Regine, la madre di Ermanno, sembra presagire e interpretare i misteri della vita leggendo le rune e sospinge Damiano verso un nuovo incontro con l’ex amico, proponendogli uno scambio nel quale c’è in palio … la vita.
Il lago d’Iseo – con i colori di un Caravaggio o le tinte fosche della ‘Vanitas’ di Adriaen van Utrecht - è teatro dell'incontro-scontro finale e diffonde i chiroscuri dell’incubo su personaggi che sono autentiche sculture per profilo psicologico e caratterizzazione.
Con “Il tempo dell’innocenza” Raul Montanari ritorna – dopo l’interessante interludio mistico-creativo del Cristo Zen – alle atmosfere tese, incalzanti e pennellate di nero, che fanno di lui un autore unico nel panorama letterario italiano. Uno dei preferiti di…
… Bruno Elpis
In questo stesso sito ho commentato molti romanzi di Montanari.
Nel mio sito web potete leggere un’intervista all’autore:
http://www.brunoelpis.it/le-interviste/82-intervista-a-raul-montanari
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Il tempo dell'innocenza
Io non so perché continuo a leggere Raul, subito dopo aver finito un suo libro sto male, sto male perché è diretto, perché non utilizza personaggi simpatici nelle sue storie, perché c’è sempre il lato oscuro delle persone che prende il sopravvento sulle persone belle, in questo caso rimango stupito da Marianna, dolce sorella, donna combattiva ed anello debole di una catena che sembrerebbe semplice e scontata, invece no è più ingarbugliata del solito, perché è il modo di come racconta l’autore, così “post-noir” che mette angoscia e fa salire l’adrenalina con molta delicatezza.
C’è un trio di adolescenti che vanno al liceo assieme, due di loro si spartiscono una ragazza nello stesso letto deliziandosi la prima volta con quel gusto dolce-amaro che non scorderanno più, il terzo sembra molto viziato, il trio di apparenti amici finisce col fare a pugni con una brutta realtà e che li porterà a fare i conti con un futuro che ormai era segnato da un forte presagio, le "rune" lo avevano predetto.
Chi fa i conti con il passato, chi si scontra con il presente in una Milano grigia e pedante è
Damiano, un uomo che fa i conti con quel passato che non passa mai e che si rovescia maledettamente nel suo presente, assieme alle sue riflessioni sul mondo parallelo dei social network, della realtà ormai sovrapponibile a un mondo più appagante che rende più accettabile e godibile la vita degli uomini e intanto lui stanco di sentirsi colpevole attende con sollievo il tempo di essere innocente….se sarà possibile.
“Certe persone sono infelici in modo interessante; altre, poco o niente”..per parafrasare Tolstoj…...