Il teatro dei sogni
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Teatro ellenico, realtà sottesa
Con "Il teatro dei sogni" Andrea De Carlo torna in libreria con un romanzo corposo che muove le sue fila da due personaggi che si incontrano per caso, in una mattina come tante, durante una colazione come tante.
Il nuovo anno ha avuto inizio, è il primo di gennaio e Veronica Del Muciaro, inviata di un programma televisivo di grandi ascolti, sta gustandosi il suo cornetto in un bar. È in questo frangente che la suddetta delizia per il palato le va storta rischiando di soffocarla durante una diretta. Nessuno tra i presenti muove un passo per intervenire, nessuno sembra interessato a quanto sta accadendo. Tra tutti soltanto un uomo interviene, un uomo di professione archeologo e di nome Guiscardo Guaidarini, un uomo che ha appena rinvenuto un importante sito e che non ha il minimo interesse a mostrarsi al grande pubblico per ottenere una qualsiasi fama.
A questi due primi personaggi si sommano l'assessora alla cultura Annalisa Sarmani, vicesindaco con deleghe alla Cultura e al Turismo della città di Suverso, esponente del partito sovranista Unione Nazionale, e il sindaco Cosmarate di Sopra e di Sotto, Massimo Bozzolato, del movimento titolato del Rivolgimento.
Le vicende hanno luogo in un Nord Italia nato dalla fantasia, una localizzazione inventata che però non fatica a farsi ravvisare nella realtà. Le circostanze, in particolar modo, raggiungono una evoluzione inattesa quando la giornalista rivela della scoperta dello studioso trasformandolo in un vero e proprio eroe.
Da qui iniziano delle lotte tra partiti, competizioni tra comuni, esponenti delle comunità scientifiche e giornalistiche e chi più ne ha più ne metta.
Il risultato finale è quello di un teatro ellenico in cui si disputano battaglie paradossali e spesso insensate che rappresentano in modo perfetto la realtà e la società che ci circonda. Non mancano, infatti, tra le pagine riflessioni sottese sui sogni perduti, le disillusioni, desideri indotti, speranze dissipate, perdite costanti di valori.
Un testo corposo, ben costruito, ironico e scenico come ogni lavoro di De Carlo ma avvalorato da un contenuto e una riflessione più matura, una serie di considerazioni che emergono tra le righe con naturalezza e già dal primo capitolo (basti pensare alla reazione della reporter innanzi al gesto dello studioso, una reazione che la porta a dover immediatamente immortalare l'attimo per cercare di raggiungere quel numero di follower in più tali da far incrementare il suo profilo social).
Unica pecca che ho ravvisato è una certa ridondanza in alcune parti dello scritto e in particolare proprio a causa dello stile narrativo eclettico ed elaborato che talvolta risulta farraginoso ed eccessivo stante anche la mole del componimento.
Un libro piacevole, interessante, riflessivo, da leggere un poco alla volta.
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Il teatro dei sogni corona un sogno d'amore.
Un romanzo originale, divertente, ironico, una narrazione incalzante, senza momenti di pausa: l’occasione da cui parte il tutto è un “antico teatro italico” portato alla luce con fatica e con mezzi primitivi da un archeologo, il marchese Guiscardo Guidarini, nella sua tenuta “La Conca”, situata nel territorio di un paesino di seimila anime, Cosmarate di Sotto e di Sopra. La scoperta, divulgata in una trasmissione televisiva del pomeriggio (“Tutto qui”) da una attivissima e petulante inviata, Veronica Del Muciaro, scatena una feroce rivalità tra il sanguigno sindaco del paese, Massimo Bozzolato, che rivendica la territorialità del reperto, e la giunta del capoluogo, Suverso, che con i suoi centomila e passa abitanti, vuole assolutamente la gestione, con tutti i relativi benefici, della scoperta. La vicesindaca di Suverso, Annalisa Sormani, è in primo piano, e comincia ad intavolare trattative con il proprietario, ne subisce il fascino sottile, suggellato da due casti abbracci, che ne condizioneranno il comportamento per tutto il romanzo.
Si scatena una vera e propria guerra tra le due amministrazioni, l’una, quella del capoluogo, governata da un partito sovranista di destra, l’Unione, filorusso e antieuropeista, l’altra retta da un movimento (“Rivolgimento”) più battagliero e deciso. Si susseguono incontri con esperti, trasmissioni televisive, visite alla tenuta nobiliare: volano minacce e insulti, si comincia già a stilare la programmazione di un futuro ricco di soddisfazioni e di visibilità, si immaginano visite guidate, congressi, raduni di vario genere, manifestazioni popolari… Ma chi la spunterà? Ed ecco entrare in scena i big dei due partiti: il grossolano Nicoletti, capo dell’Unione, in favore di Suverso, con relativo codazzo di leccapiedi, impetuoso e determinato, e gli inviati di Gusmondi, il capo di “Rivolgimento”, per Cosmarate, che si propongono. prima di tutto, di cambiare radicalmente il comportamento troppo bellicoso del sindaco Bozzolato e di modificarne il look (pettinatura e abbigliamento), avvalendosi anche del sostegno di una missione di danarosi cinesi, ingolositi da probabili lauti affari. Lo scontro finale avviene proprio sugli spalti dell’antico teatro italico, allorquando il Bozzolato, benché modificato e sgrezzato, non si trattiene dall’azzuffarsi con il Nicoletti, con tanto di calci, morsi e rotolamenti per terra. Ed è qui che avviene il colpo di scena finale, con una dichiarazione scioccante “coram populo” del marchese (che non rivelerò): tutti se ne vanno scornati, con la coda tra le gambe, il sogno dell’antico teatro finisce e, mentre cala il sipario, Guiscardo Guidarini, in alto, sull’ultimo gradino degli spalti, abbraccia e bacia appassionatamente la sua fedele e speranzosa assistente Agnese, coronando un sogno d’amore durato una vita.
Andrea De Carlo, con il suo stile brillante e arguto, prende spunto dal ritrovamento dell’antico (si fa per dire) teatro italico, per mettere impietosamente a nudo vizi (tanti) e virtù (poche) dei politicanti nostrani. Come un moderno Arlecchino, “castigat ridendo mores” mettendo a nudo inveterati difetti, piccinerie e manie di tanti caporioni locali, evidenziando situazioni grottesche e soprattutto la smania di farsi notare e porre in primo piano i propri meschini interessi, con buffi sotterfugi e ridicoli giochi di potere. Basti citare il surreale programma elettorale di “Rivolgimento”, che promette, fra l’altro , l’indennità di disoccupazione preventiva, il condono di laurea che consente di saltare gli ultimi quattro esami e la tesi, l’abolizione dell’esame teorico per la patente, e amenità simili, e, dall’altra parte, la figura di Nicoletti, capo dell’Unione, che non può non rammentare un ben noto personaggio politico del Nord.
Insomma, un romanzo che diverte e fa riflettere su usi e costumi italici, soprattutto sull’insopprimibile volontà di far prevalere meschini interessi personali sul bene comune. L’Autore, con le sue divagazioni, mi rammenta la famosa frase attribuita a Massimo D’Azeglio nel 1861: “ l’Italia è fatta, ora bisognerebbe fare gli italiani”.