Il segreto del bosco vecchio
Letteratura italiana
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Il segreto del Bosco Vecchio
Eccoci qua dopo mesi che non prendo un libro in mano a scrivere la recensione del libro di Buzzati.
Premetto che non avevo letto nulla di questo autore e che ho comprato il libro in un momento in cui avevo necessità di immergermi nella natura (almeno psicologicamente).
E' sicuramente una storia che va ad interpretazione personale e ci si potrebbe perdere in discussioni eterne. Pieno di metafore e simboli, ti porta nel mondo "fantastico" del Bosco Vecchio.
Ultimamente, forse per il periodo che sto passando, forse per la poca stima che ho nei confronti del genere umano, mi balenava in testa la costante sensazione che "siamo sempre i soliti che roviniamo tutto"
Ebbene si, siamo quelli che per rabbia e per frustrazione vediamo complotti dietro ogni angolo.
Siamo quelli che se hanno la possibilità di stare bene cercano sempre il male.
Siamo quelli che cercano di distruggere il lato infantile e genuino delle persone.
Siamo quelli che pur di seguire gli schemi faremmo piazza pulita del mondo circostante.
"I geni" sono personaggi incredibili, i custodi degli alberi che sono in grado di trasformarsi in persone per poter comunicare e "adeguarsi" al mondo esterno. E' riuscito a rendere l'dea che voleva dare dell'aspetto umano, sempre pronto a distruggere ciò che non conosce o ciò di cui ha paura.
Buzzati è riuscito a dare voce al bosco, agli animali e al vento con incredibile maestria.
L'ho trovato attuale e veritiero. La scrittura è paragonabile alla poesia perché le parole scorrono come musica. Lo consiglio vivamente a tutti perché fa pensare.
E a mio avviso un libro che fa pensare è un libro che bisogna leggere!
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C' E' CHI PUO'... E CHI NON PUO'...
"In certe notti serene , con la luna grande, si fa festa nei boschi.La maggioranza degli uomini non se ne accorgono.E' questione di sensibilità: alcuni la posseggono di natura: altri non l'avranno mai...Non c' è niente da insegnare..."
Quando lessi questo libro "di fantasia", in periodo adolescenziale , pensai si trattasse di una favola piuttosto triste, con tratti di pura cattiveria.
Da questa mia rilettura ora posso dire che in questo libro ci sta "la vita".
Il protagonista è il colonnello Procolo, che dopo una vita intensa , va a stabilirsi nei pressi di un vecchio bosco ricevuto in eredità, che si trova accanto alla parte data in eredità a suo nipote, rimasto orfano.
L'adulto che smania di possedere , il secondo che è come tutti i bambini, che vivono con incanto il loro rapporto con la natura.
Procolo è una persona arcigna e forte, che si è fatto nemico il mondo e che non ha un cane intorno a lui perchè ha seminato gelo ovunque...e che di conseguenza non ha amore nei confronti del piccolo e debole Benvenuto, che vive in un collegio del paese.
Anzi non lo sopporta a tal punto che farà di tutto per sbarazzarsene.
Quest'uomo così freddo di sentimenti ha però una gran dote...la capacità di ascoltare il bosco.
Lui infatti sa che in ogni tronco vive un genio, riconosce la voce del vento e sa il linguaggio degli animali...Sarà questa sua sensibilità che lo porterà ad un atto estremo finale davvero inaspettato ed eroico.
Assisteremo anche al suo perenne dibattersi con la propria coscienza ... con la propria ombra.
La grandezza di questo libro è data dal fatto che in esso possiamo confrontarci con tanti aspetti della vita incarnati nell'essere e nel sentire del protagonista. Aspetti per i quali da adolescente provavo meraviglia, e che ora , da adulta, tollero se non addirittura comprendo intimamente.
Alcuni per tutti:
la cattiveria gratuita umana;
l'egoismo;
la difficoltà di integrarsi dopo un periodo di allontanamento;
alcuni desideri perversi della mente umana;
la difficoltà comunicativa di essere empatica;
la suggestione dell 'autoconvinzione;
e...davvero ... tanti altri...
Un libro sicuramente da leggere e capire nelle sue allegorie, perchè è un concentrato di fantasia e nel contempo di riflessioni profonde sulla vita.
La lettura di questo libro è paragonabile ad una passeggiata nel magico bosco della nostra vita.
Pia.
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Magico
Il libro ci parla della rinascita di un albero ormai secco senza nemmeno una foglia attaccata: il colonnello Procolo.
Non è che il colonnello non riesca a vedere la magia del bosco Vecchio, a parlare con la gazza, a ragionare con un Genio del bosco, a mercanteggiare con il vento Matteo. Sorprendentemente ci riesce. Semplicemente non riesce a calcolare il vantaggio di ciò che non può vendere. La storia ci parla della rinascita di questo vecchio generale che si apre un po' alla volta a una nuova visione del mondo e a un nuovo mondo di affetti, fino a dare la vita per chi ama.
Il finale va visto come una nuova primavera, una rinascita e non una fine.
E' un libro molto bello anche per i ragazzi.
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La tristezza di Procolo
Tempo fa, a Trieste, ascoltai alcuni passi trascelti da questo libro letti da un attore che, chissà perché, forse perché mezzo istriano, mi è sempre piaciuto: Giulio Brogi.
All'epoca non aveva ancora girato il film ispirato a questo piccolo capolavoro, ma si notava in lui una tensione particolare.
Comprai il libro e lo lessi.
Strano, Barbara mi perdonerà se ho aspettato a recensire, ma il personaggio che mi rimane più affine, forse, è proprio il colonnello Procolo.
La tristezza di Buzzati.
Certo, il vento Matteo, il piccolo, il culto quasi panteistico del Bosco Vecchio (in Croazia ne abbiamo uno)...tutto è meraviglioso.
Ma il terribile, caustico, borbottante Procolo, a mio avviso, ha un nome: Dino Buzzati.
C'è un pezzo del libro, non mi ricordo bene dove sinceramente, in cui Procolo parla alla sua ombra.
Immaginatevi un uomo, colonnello, professore, maestro, ingegnere, tutto o niente, re o mendicante...un uomo, dicevo, che è costretto per sua stessa solitudine a parlare con la sua ombra.
No, il piccolo Benvenuto, il vento Matteo, il concerto dei venti fra gli alberi...tutto bellissimo.
Ma Procolo è solo.
Con la sua ombra.
Così solo che,a pensarci bene, assomiglia un po' a noi...a me che, proprio in questo momento, sto scrivendo come se parlassi.
Alla mia ombra.
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ritornare bambina....
Dino Buzzati dipinge in questo libro, un mondo fantastico, il Bosco Vecchio, dove Geni abitano negli alberi, il vento Matteo è imprigionato in una caverna e una gazza ladra fa la guardia alla casa del Colonnello, proprietario del bosco.
E’ la storia di uno zio, il Colonnello appunto, che mi ricorda Scrooge di Dickens. Riceve in eredità il Bosco Vecchio, un bosco antico mai sfruttato, parte di una tenuta boschiva molto ampia, la cui maggior parte però è andata al nipote dodicenne Benvenuto, rimasto orfano e che vive in collegio. Il colonnello si rivela un uomo avido e senza scrupoli, pronto anche ad uccidere il ragazzo. L’impresa fortunatamente non riesce e quando Benvenuto si ammala gravemente, libera dal giogo con cui aveva costretto i Geni del Bosco Vecchio, pur che aiutino il bambino.
“Il segreto del Bosco Vecchio” è un libro che amo particolarmente, perché mi ritornano in mente i miei ricordi di bambina quando anch’io, cresciuta ai margini di un bosco, rimanevo interi pomeriggi ad ascoltare le storie degli alberi.
Per chi, come me, ama i paesaggi silvani, questo libro è una piccola chicca da gustare in un momento di relax.