Il regno degli amici
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
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Iniziazione sulle rive della Martesana
L’adolescenza è certamente, nella vita dell’essere umano, il periodo più difficile, più sofferto, meno compreso. Viene quasi spontaneo chiedersi perché nell’arte figurativa venga rappresentata così raramente l’età adolescenziale, mentre ci si sofferma assai spesso sull’infanzia, la giovinezza e la vecchiaia, come nello stupendo dipinto di Klimt, “Le tre età della donna”. Quel periodo di transizione che conduce, attraverso incertezze, complessi e ribellioni all’esuberanza giovanile, appare forse così sfuggente e a volte persino imbarazzante nella sua complessità, da indurre spesso a sfumarlo nell’età precedente e in quella successiva.
Recentemente il mondo letterario ha prestato un’attenzione particolare al mondo dei teen-agers, ed è infatti con sensibilità e grande efficacia espressiva che nel suo ultimo romanzo “ Il regno degli amici”, Raul Montanari ha raccontato la storia di un piccolo gruppo di adolescenti che si incontra in un luogo abbandonato in mezzo allo squallore della periferia milanese, sulle rive del naviglio della Martesana, all’inizio degli anni ottanta.
La casa abbandonata vicino al canale soprannominata “Il Regno” diviene il rifugio in cui Demo, Fabiano, Elia e Velardi si riuniscono per ascoltare la musica dei Led Zeppelin, fumare spinelli, leggere giornaletti porno. È il luogo della libertà, il cui simbolo è il mangiacassette Aiwa, è il luogo dell’emancipazione e della trasgressione delle regole imposte dai grandi, il luogo dell’evasione dal mondo esterno. In questa sorta di isola felice compare Valli, che sarà l’elemento destabilizzante, colei che metterà in discussione i vincoli di amicizia e lealtà. E il Regno, microcosmo segreto, cambierà per sempre la personalità e i rapporti tra i giovani amici. Qui troverà asilo la bellezza e la violenza, l’amore e la tragedia.
Così nel breve spazio di tempo di un’estate il processo di iniziazione alla vita si è compiuto e il destino di un gruppo di ragazzi prende una strada diversa da quella prospettata. Ciascuno dei protagonisti imparerà che “nel bene e nel male ci si abitua a tutto”. Sarà l’amara lezione della vita che li porterà a ridimensionare anche gli episodi più dolorosi per poterli affrontare con lucidità e coraggio.
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Salto nel tempo con ricordi
Milano, estate 1982. Il sedicenne Demo si è preso due materie a Settembre e i genitori per punizione non lo portano al mare con la famiglia ma lo lasciano a casa da solo a studiare. Demo ha un'appartamento tutto per se, il frigo pieno di piatti pronti della mamma e una limitata disponibilità economica dettata dalle buste delle quali il padre rivela il nascondiglio ad intervalli regolari per evitare sperperi di denaro. Per fortuna ogni tanto lo zio Rainer, un tipo decisamente "smart" passa a sincerarsi della situazione e ad elergire mance sostanziose . Demo non è però solo ha gli amici di sempre, il fascinoso Fabiano, il filosofico Elia e ad un certo punto l'enigmatico ma molto pratico Ric con i quali passare le giornate che diventano estremamente interesanti quando i ragazzi scoprono una casa a due piani abbandonata ma ancora in ottimo stato sulle rive del Naviglio alla Martesana. La casa diventa il loro rifugio, il loro covo, nonstante le intrusioni di un balordo locale e del fratello di Ric ed un compare particolarmente pericoloso che sono interessati alla casa come magazzino per i loro loschi traffici . Gli anni '80 scorrono veloci sulle pagine , il radioregistratore a pile Aiwa , uno dei simboli di quegli anni a suonare la colonna sonora di pomeriggi e serate fatti di alcol, patatine e altre "schifezze" alimentari e il senso di libertà di un luogo dove esprimersi liberamente senza vincoli e attenzioni dei genitori. L'alchimia del gruppo cambierà con la comparsa di Valli, una ragazzina di 14 anni che vive a poca distanza in un camper con la madre. Sarà lei a mutare gli equilibri del gruppo smuovendo inconsciamente i desideri sessuali di Demo e Fabiano , portandoli a confrontarsi silenziosamente tra di loro per prevalere l'uno sull'altro agli occhi della ragazzina per conquistarla.
Sarà un evento tragico a riunirli per un'ultima disperata e terribile impresa che cambierà per sempre la loro vita e li farà entrare nel mondo degli adulti perchè non c'è nulla che può distruggere l'adolescenza più della colpa. Montanari ci fa fare un salto nel 1982 in modo realistico esplorando il vertiginoso sentiero dell'adolescenza , sul quale curiosità e pericolo, spensieratezza e trasgressione si incrociano di continuo facendo inciampare le nostre vite in modo irrimediabile costringendoci a percorrere il cammino degli adulti prima di quanto avremmo voluto.
Molto bello.
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Stand by me
“Vorrei che la mia intera vita fosse composta da prime volte”. È un’affermazione di Lucien Carr, il personaggio interpretato da Dane DeHaan nel film “Kill your darlings”.
L’adolescenza è il periodo che incarna maggiormente l’essenza di questo pensiero, perché in quegli anni schizofrenici proviamo emozioni nuove, chiassose, intense, tentando di scoprirci in una serie di esperienze che hanno il sapore unico della prima volta.
Anche Demo, il timido e impacciato sedicenne protagonista del romanzo, si trova in una situazione che non si era mai verificata prima. Siamo a Milano, nell’agosto del 1982. La famiglia è partita per le vacanze e lui è rimasto a casa per preparare gli esami di riparazione di italiano e latino, pregustando la prospettiva di un mese di agognata libertà da trascorrere insieme ai migliori amici. Per la prima volta si sente il padrone di casa. Anzi, il padrone di due case. Perché con Fabiano, coetaneo carismatico e coraggioso, ha scoperto una piccola abitazione abbandonata sul Naviglio della Martesana. È una di quelle scoperte capaci di cambiare il corso un’estate intera. Il rifugio, rinominato “regno degli amici”, accumula ben presto sigarette, alcolici, hashish, giochi di società, musica e riviste erotiche.
Alla festa si aggiungono Elia, detto il Profeta, uno stralunato dispensatore di sentenze e aforismi incomprensibili a tutti tranne che a se stesso, ed il maturo e riflessivo Ric Velardi (personaggio ricorrente nei libri di Montanari).
Intorno ai ragazzi una Milano calda, vuota, periferica e colma di luoghi sconosciuti fino a poco tempo prima, forse perché troppo affollati per essere notati.
Il romanzo di formazione non rappresenta una novità in ambito letterario, con schemi e procedure ormai collaudati a cui l’opera di Montanari non sfugge. Un gruppo di personalità molto differenti le une dalle altre, l’incoscienza giovanile priva del calcolo delle conseguenze, il flusso continuo di dubbi e pensieri che trovano terreno fertile in una testa ancora troppo sgombra, il tipico cameratismo maschile, la speranza che l’amicizia duri per sempre e sia assoluta. In un’età in cui i sentimenti vengono estremizzati e le litigate e i tradimenti assumono dimensioni da poema epico, è commovente la capacità di fidarsi ciecamente dei propri migliori amici, nella romantica e tenera sensazione che ci saremo sempre gli uni per gli altri, colonne portanti di un futuro incerto. L’amicizia adolescenziale non è totalizzante e inebriante come l’amore, ma forse sa essere più pura, sincera, incondizionata.
Ecco, l’amore. Un sentimento possessivamente esclusivo, che qui trova fisionomia nelle vesti di una selvaggia quattordicenne e spazio in un terreno di scontro antitetico con l’amicizia. È da questo contrasto che Montanari, con la consueta abilità, dà una sterzata alla vicenda e con cinismo mescola comico e tragico, sacralità e contaminazione, bellezza e violenza, inesperienza e scoperta.
Parafrasando il finale di uno splendido film come “Stand by me”, probabilmente non avrò mai più amici come quelli che ho avuto da adolescente. Gesù, ma chi li avrà?
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Una storia meravigliosa nell'Italia del 1982
Un romanzo di formazione come non ne leggevo da un pezzo.
In realtà la definizione di genere a questo libro va un po' stretta. Ci sono troppi elementi in questo romanzo per una catalogazione semplice. Nello straordinario finale ci sono molte coloriture gialle e in parte "noir".
Ma quello che più conta è la costante tensione narrativa a cui Montanari tiene avvinghiato il lettore sin dalle prime pagine, lasciando presagire da subito che il racconto di questi pochi giorni di agosto del 1982 segnerà indelebilmente la vita dei personaggi narrati.
Una casa abbandonata, un naviglio milanese e quattro ragazzi dell'Italia dei primi anni ottanta: sono gli ingredienti per una vicenda che esplode in un capitolo conclusivo di grandi colpi di scena ed emozioni.
Montanari mi è piaciuto moltissimo (ammetto che sono alla mia “prima” per una sua opera). Alcuni passaggi sono davvero emozionanti e non possono che essere il frutto, oltre che di una capacità narrativa di alto livello, di una sensibilità speciale.
“In realtà ero un ragazzino malinconico, come tanti. Vagavo tra tristezze e abissi da cui oggi mi tengo bel lontano. La felicità che provavo, aveva sempre un che di provvisorio. Alludeva a qualcosa che sarebbe accaduto in futuro, quando fossi stato padrone di me e del mio mondo. Poi, quando il futuro è arrivato, ho scoperto che la felicità vera era quella che avevo vissuto allora. Avevo scambiato l’esecuzione per i preparativi: quella a cui avevo assistito a quindici anni non era la prova d’orchestra. Era già il concerto”
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Quattro amici e una ragazza
E’ proprio vero che l’adolescenza ti lascia addosso cicatrici di cui porterai per sempre il segno.
Quando pensi che di quel mondo lontano ti sono rimaste soltanto una manciata di foto sbiadite, qualche copertina di LP che conservi nostalgicamente come un cimelio e un pugno di amicizie su FB, ci pensano i figli a riportarti indietro nel tempo, a ribollirti nei contorcimenti di questa età tenerissima e violenta, nella quale sembra che ti devi giocare tutto, e tutto è buio cieco oppure luce accecante, ti senti un dio oppure l’ultimo degli esseri viventi, giudichi spietatamente gli altri e te stesso, e per ogni capovolta dell’umore è sufficiente un brufolo in più, un appuntamento mancato, uno sguardo che indugia due secondi invece di uno.
E mentre guardi stralunato i tuoi figli che con violenza e ferocia ti riportano in quella foresta di emozioni, non ti passa nemmeno per la testa di chiederti: “ma io ero davvero così?” perché troppa è la preoccupazione che passino indenni questo guado, che la sfida che incoscientemente lanciano al destino li fortifichi e non li atterri e preghi che l’impulso autodistruttivo sia una febbre che li vaccini per sempre verso quelle fragilità che incombono su di loro come pericolosi e oscuri cavalieri neri.
Il regno degli amici è un avvincente romanzo che parla di quell’età bellissima e maledetta. Dove “l’amore e l’amicizia si sfidano come su un ring”, per usare le stesse parole di Raul Montanari. Quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo. Non andavano al bar i quattro protagonisti della storia, ma in una catapecchia sulla Martesana, uno di quei luoghi, “di quelle pieghe del mondo – per citare nuovamente l’autore – che spesso nelle città si trovano vicino alle ferrovie e vicino all’acqua”.
Romanzo che per i primi due terzi procede leggero tra umorismo e ironia, mentre nel finale vira decisamente sul drammatico perché ogni uomo ha “un’essenza poetica, un’esistenza comica e una fine tragica” e se scrivere è sempre un atto di dissenso verso il mondo, maturità è anche descrivere la vita in tutte le sue sfaccettature, senza spegnere la rabbia, ma senza trascurare il resto.
Un incontro fortunato, con questo romanzo e con questo autore, una storia ruvida, che ti lascia l’amaro in bocca, quel che ci vuole per qualche boccone indigesto che talvolta nella vita ci capita di dover ingoiare.
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Un nero romanzo di formazione
Partiamo da una premessa: io adoro i romanzi di formazione. Perché le nostre vite, a volerle riportare su carta, non sarebbero altro che dei lunghi romanzi di formazione, alcuni avvincenti, altri dolorosi, altri tragici altri divertenti.
Il regno degli amici nasce come romanzo di formazione, ambientato nella Milano del 1982, quando l'Italia aveva appena vinto il Mundial di Spagna (uno dei momenti più belli della mia vita!) ed il sedicenne Demo scopre, con i suoi amici, una casa abbandonata in riva ad un naviglio. Il gruppo di amici si impossessa di questa casa che diventerà, per l'appunto, "Il regno degli amici". Qui i ragazzi conosceranno una ragazzina che diventerà il centro delle loro attenzioni e molto altro.
Quando meno ce lo si aspetta, il racconto vira verso il noir, anche abbastanza forte, e questa caratteristica finisce con il dare a questo romanzo di formazione una valenza differente, più oscura, ma sicuramente più avvincente. Durante i momenti topici del racconto, le pagine scivolano via velocissime, anche grazie alla scrittura molto lineare, ma anche affascinante di Montanari. Si comprende che all'autore piaccia descrivere alcune figure maledette e che si trovi a suo agio nel tratteggiare i personaggi con le loro miserie.
Ed anche se tra le ultime righe si affaccia la speranza, non aspettatevi un vincitore, in questo libro non c'è.
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I giorni delle crisalidi
Eravamo sospesi sopra il vuoto, in bilico sulla fune, mentre avanzavamo in equilibrio precario aiutandoci con un’asta per non cadere. Alle nostre spalle l’infanzia, dolce e protettiva, davanti a noi l’età adulta.
L’adolescenza è stata la corda tesa e sottile che abbiamo percorso per un periodo cosi breve della nostra vita. Solo che non lo sapevamo.
Non sapevamo quanto fosse tutto cosi precario e rischioso. Abbiamo vissuto questi pochi anni, così intensi, sentendoci già grandi, ma senza esserlo, o forse un po’ si, e per tanto tempo dopo ne abbiamo parlato, sopravvalutandoli.
La nostra adolescenza è sempre li, nei nostri ricordi, un po’ sbiaditi, sorridiamo forse un po’ sollevati, perché ci siamo tanto divertiti, ma anche perché comunque è passata. E chi ha figli fa il conto alla rovescia degli anni che gli mancano al raggiungimento della loro maturità. E passerà, dai, passerà anche per loro.
Alla fine cosa ci rimane di quegli anni, se non struggente nostalgia? E’ impossibile resistere al ricordo, e probabilmente per questo mi sono subito tuffato nel “Regno degli amici”, bellissimo libro di R. Montanari.
E’ stato facile ritrovarsi con il protagonista, Demo, sensibile ed insicuro, e i suoi amici, Fabiano, bello e arrabbiato, il Profeta, ogni frase che dice è come una sentenza, Velardi (ancora lui!), maturo e assennato e poi il “Regno degli amici”, quella misteriosa casa abbandonata sul naviglio, quale migliore luogo per rifugiarsi, ascoltare musica, leggere fumetti, stare al sicuro, lontano dai grandi, per fare i grandi.
E infine Valli, che spunta all’improvviso come un raggio di sole nella nebbia, un arcobaleno di inconsapevole ed ancora innocente bellezza.
E poi l’estate degli anni 80 in una Milano di periferia quasi deserta, la nazionale che ha appena vinto i mondiali, i fumetti marvel, playmen, i talking heads e la musica progressive. Ottima cornice per una storia che diventa subito avvincente con l’arrivo di Valli, che scatena la tempesta dopo una quiete quasi perfetta.
Intendiamoci, sono al terzo libro di Raul, scrittore che amo come pochi, e che per l’ennesima volta non mi ha deluso, anche se questa volta il suo tratto sulle pagine è, come posso dire, lieve, il suo narrare meno graffiante, i personaggi appaiono più leggeri, sembrano come osservati attraverso una lente leggermente sfocata, e questo anche perché Montanari decide di raccontare la storia attraverso il ricordo di Demo, che rivive quell'estate anni dopo grazie ai suoi diari ricchi di dettagli e descrizioni.
Che la struggente nostalgia del ricordo abbia colpito anche te, mio caro Raul?
“Prendo un gran respiro e di nuovo mi incammino, questa volta senza più girarmi indietro. Non ho più niente da fare qui.”
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Grande è la tentazione di capire ciò che siamo sta
“I grandi abissi e le grandi vertigini li vivi da ragazzo, perché hai il tempo e lo spazio mentale per accoglierli.”
Raul Montanari ci racconta una storia di adolescenti immersa nell’estate dell’ottantadue, l’anno della vittoria dell’Italia ai mondiali di calcio, ma prendendo le distanze. La racconta dal punto di vista del protagonista Demo diciotto anni dopo, il primo gennaio del 2000, quando si realizza la promessa dell’incontro con Ric Velardi, che dovrebbe chiarire molte cose rimaste in sospeso. Questa soluzione narrativa dà modo a Demo-Montanari di osservare con più obiettività i fatti avvenuti tanti anni prima, di descriverli alla luce dell’esperienza accumulata negli anni, di arricchire, in definitiva, il tessuto del racconto con il valore aggiunto di una maggiore consapevolezza. Frasi come:
“Avevo fatto la prima esperienza del potere che hanno le rogne quotidiane, le cose stupide capaci di schiacciare in un angolo quelle importanti.”
“Questo è stato uno dei guai della mia vita, perché non puoi accontentare sempre tutti e anche te stesso.”
“Come la conosco bene, oggi, questa nostalgia per un passato non vissuto, per la strada che non hai preso al bivio.”
rappresentano uno dei motivi che mi hanno fatto amare questo libro, e non sarebbero state credibili in bocca a un sedicenne. Il romanzo passa dal racconto di formazione a toni noir e infine di giallo, rendendo la narrazione coinvolgente e piacevole.
Il regno degli amici è una vecchia casa abbandonata lungo il naviglio della Martesana, trovata per caso da Demo e dall’inseparabile amico Fabiano in quel fatidico agosto dell’82, che vedeva il protagonista condannato a un’estate milanese per recuperare due materie a settembre. L’unico ammesso a varcare quella soglia è Elia, il Profeta, uno strano ragazzo che sembra vivere in una dimensione tutta sua. La casa si riempie di giornaletti porno, di bibite, di alcolici vari, di fumo proibito, e soprattutto di un Aiwa per ascoltare e mimare in santa pace tutti i pezzi musicali preferiti. Ricordo anch’io con chiarezza l’esigenza, tipica dell’adolescenza, di avere un porto franco, un piccolo spicchio di mondo da cui gli adulti siano esclusi, uno spazio anche fisico dove crescere assecondando le pulsioni più profonde, siano esse dell’anima o del corpo. Ad alterare gli equilibri di questo Paradiso proibito arriva Valli, la ninfa pescatrice. È una ragazzina di quattordici anni, dalla bellezza fragile e selvatica insieme, che catalizzerà le attenzioni dei ragazzi del regno, ma anche quelle di una banda di balordi che allungherà le mani sulla casa della Martesana. Tra i ragazzi di questa gang c’è però anche Ric Velardi, che sceglierà di inserirsi nel gruppo degli amici del regno, e anche lui rappresenterà una tappa dell’inevitabile distacco di Demo da Fabiano. Alla festa per i quattordici anni di Valli tutto precipita, e i fatti di violenza e di sangue che macchieranno quella notte separeranno per sempre gli elementi del gruppo. Ma le strade della vita sono a volte destinate a scorrere parallele, e i destini a incrociarsi di nuovo, quanto però tutto è mutato, e non si può immaginare l’esito degli incontri. “Che segno ha lasciato il tempo sulla parte immersa dell’iceberg che io e lei siamo, come tutti? Siamo ancora fragili e pazzi e innamorati del mondo come in quei giorni in cui il futuro era un orizzonte senza confini, o il nocciolo di ciò che eravamo si è ricoperto di una scorza dentro la quale bisognerebbe scavare, scavare scavare per ritrovarci?”.
Eppure la tentazione di ritrovarsi è grande, perché forse è grande la curiosità di capire meglio ciò che siamo stati, ciò che siamo diventati.
“Il regno degli amici, Einaudi Stile libero, fa parte della terna finalista del Premio Città di Vigevano 2015.
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Demo, estate 82, Milano
Racconto avvolgente e particolare questo di Montanari, si narra di un gruppo di amici, che a Milano, nell'estate 82, vivono esperienze fortissime da restare impresse , con risvolti anche drammatici, per tutta la vita. Molto bravo l'autore a tracciare le peculiarità e le caratteristiche di ogni componente del cosiddetto "Regno degli amici"(da cui il titolo del romanzo), che altro non è che un ritrovo improvvisato sulle rive del Naviglio Martesana nella periferia milanese. Il protagonista è sicuramente Demo, diminutivo di Nicodemo, adolescente costretto a restare a casa ad agosto a causa degli esami di riparazione, poi ci sono lo strafottente Fabiano, l'enigmatico Ric e lo stralunato Elia. A contendere l'esclusività del Regno sulle rive del fiume, ci sono altre bande di ragazzi di ogni risma, ma soprattutto Demo, un giorno, conosce una misteriosa ragazzina, Valli, che si reca sul bordo del canale per pescare e nasce una tenera storia. Il libro si sviuluppa come un diario, in cui l'io narrante attinge dal presente, cioè dai giorni nostri, per tornare a quel passato, in particolar modo a quell'agosto del 1982. Tante sono le cose accadono ai ragazzi, una in particolare che li segnerà per sempre, tutto da leggere cmq. Concludo riportando un pensiero in cui l'autore mette in risalto i famosi "bivi" importanti dell'esistenza di ognuno di noi(pag 157)Demo che osserva Ric
...""gli era rimasta in faccia l'espresione dolorosa di quando aveva parlato del fratello , quel rammarico per qualcosa che sarebbe potuto andare in un modo diverso.Come la conosco bene , oggi, questa nostalgia per un passato non vissuto, per la strada che non hai preso al bivio. Per ciò che non sei stato e avresti potuto essere tu o uno a cui vuoi bene""...
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Cosa farò da grande?
“Il regno degli amici” è la tana, il covo, il punto di ritrovo nel quale Raul Montanari colloca le esperienze di quattro sedicenni, alle prese con i conflitti socio-interiori che deflagrano in una delle età più complicate del ciclo vitale: quell’adolescenza che è passata sotto la lente di scrittori in romanzi cosiddetti “di formazione” (“Ragazzo da parete” per citare uno degli ultimi da me commentati), e che nell’autore de “La perfezione” trova un esegeta affascinante e originale.
Nell’atmosfera urbana di un catapecchia abbandonata, che sorge sulla riva di un naviglio milanese, la creatività della comitiva mistifica la realtà del luogo fatiscente, che diviene teatro ove si consumano i riti trasgressivi della gioventù; per lo stesso sortilegio, la Martesana si trasforma in un paradiso acquatico ove fiorisce una ninfea (Valli, la ninfa pescatrice), la “gipsy” quattordicenne che materializza rivalità, sentimenti e pulsioni vivacizzate dalle tempeste ormonali.
Con sfumature nere, Raul Montanari rappresenta le dinamiche del branco, negli scontri tra bande rivali, delineando in rilievo le individualità di quattro protagonisti, a ciascuno dei quali dedica attenzioni creative e attribuisce spessore psicologico. Tra incontri ad alta gradazione alcolica e nelle alterazioni regalate da sostanze psicotrope, c’è spazio anche per i giochi. In uno di questi interludi, emergono sogni e prospettive: per il cerebrale Demo il giornalismo, per l’apollineo Fabiano l’officina meccanica, per l’analitico Ric Velardi l’investigazione, e per lo straniato e straniante Elia, detto il Profeta…
In questa girandola di aspettative, come non pensare alla saga di Arturo Bandini e a “La strada per Los Angeles”: “Tu leggi un sacco. Hai mai provato a scriverlo, un libro? Quello fu il momento. Decisi allora che volevo diventare uno scrittore”.
E come non pensare ai nostri sogni alterni di adolescenti?
Il registro narrativo del romanzo è ricco e movimentato: all’ondata dell’ironia segue il maroso drammatico. La risacca che ritma l’adolescenza sospinge il lettore verso l’epilogo retrospettivo, in una data transizionale potentemente simbolica: l’1 gennaio dell’anno 2000, la prova del nove per i dubbi esistenziali e le zone d’ombra proiettate sui ricordi de “Il regno degli amici”. A verificare come si è concretizzato il “cosa farò da grande” e a ricomporre i tasselli di una vicenda dolorosa del passato.
Con lo stile lucido e cristallino che lo contraddistingue (“Fabiano oggi era scintillante”), Raul Montanari appare, lui sì, proprio come Fabiano: scintillante.
Bruno Elpis