Il popolo di legno
Letteratura italiana
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LA VIRTU' DEGLI ASINI
Il primo dubbio che ti viene leggendo il libro di Trevi è se ad abitare i romanzi contemporanei ci siano ancora gli individui o se piuttosto la realtà di oggi, cosi metamorfica, cosi labile negli sconfinamenti continui nel virtuale, abbia finito per scarnficare totalmente le personalità e per ridurle a maschere, a simboli, tutti afferrabili in una sola definizione. “Il popolo di legno” racconta in effetti di un certo Topo, che aiutato da un amico/ innamorato devoto, chiamato Il Delinquente, i cui parenti, detti gli Zii, hanno legami con l’’ndrangheta, comincia a trasmettere da una radio un programma in cui si esibisce in una serie di monologhi in cui rilegge a modo suo il Pinocchio di Collodi. La sua voce, trascritta in grassetto, in realtà fornisce la chiave di lettura del romanzo: scuola, società, giornali politica hanno trasformato i calabresi da burattini di legno in bambini normali, privandoli della fantasia e di uno spirito libero, esattamente come avviene a Pinocchio. E ciò che vale per i calabresi vale per tutti noi: si può conservare l’autenticità dell’anima e sottrarsi all’omologazione imperante solo se si non ci si spoglia della scorza dura del legno. Trevi affida il messaggio disperato a personaggi dall’identità fluida, la cui visione della vita è un misto di cinismo e disperazione. La presunzione del filosofo intellettuale del resto è un' arma spuntata contro un destino inafferrabile, ove il tempo “ scorre e si dilegua, indifferente a se stesso prima ancora che ai miliardi di anime in pena che si trascina”. Se così è, gli asini vedono lontano.