Il piccolo regno. Una storia d'estate
Recensione della Redazione QLibri
Un'estate per sempre
Una delle penne dei Wu Ming si è staccata dal collettivo per pubblicare un piccolo romanzo in solitaria.
Il formato ed il titolo del romanzo non possono non ricordare una fiaba, un viaggio nel mondo della fantasia.
Difatti il racconto inizia come una storia di bambini, di avventure estive, di giochi nella casa sull'albero, di esplorazioni in vetusti casali infestati da orchi.
Presto il substrato narrativo si arricchisce, si popola di personaggi adulti, di madri e padri, di reduci di guerra, di famiglie perfette e di famiglie misteriose.
La fiaba svapora in un testo dal sapore amaro, innescando un connubio tra il mondo visto da un manipoli di ragazzini e il mondo degli adulti, di una società a tratti umana a tratti crudele.
Il mondo spensierato dell'infanzia entra in contrasto con forze bieche e malvagie, con segreti custoditi e tramandati, con le sfumature più diverse dell'animo umano.
Un'estate da ricordare come un marchio a caldo sulla pelle, un'estate traumatizzante.
Interessante questa rappresentazione del passaggio dalla stagione della spensieratezza a quella della consapevolezza, dal sogno alla ragione.
Un tema già trattato in letteratura eppure un esperimento narrativo riuscito, che nonostante lo si legga con la leggerezza stilistica di una novella, tuttavia non risulta per nulla scontato e si presta a diversi piani di lettura.
Amaro come solo la vita reale riesce ad essere, dolce come il viso di un bimbo che sgambetta tra prati verdi, misterioso come tanta parte dell'esistenza di uomo.
Indicazioni utili
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 1
La prospettiva di impugnare Excalibur
Il mondo dell’infanzia è fatto così. C’è il senso dell’avventura. Si posseggono abilità straordinarie – tipo parlare con gli animali e comprenderli- al punto che meritiamo di essere soprannominati
Merlo, Lepre, Tasso e Ranocchio. Si sfidano le punizioni dei grandi. Ci si contrappone agli adulti (“Sapevamo che i regnanti non avrebbero mai potuto condividere l’entusiasmo di noi esploratori”) che rappresentano un mondo alieno, governato da leggi proprie, spesso incomprensibili.
Così Merlo, Lepre, Tasso e Ranocchio invadono il vecchio mulino. Intervistano una coppia di archeologi, si perdono nel bosco, esplorano il fiume. E violano la tomba ove giace la mummia di un guerriero, trafugano un bracciale a forma di drago (“La prospettiva di impugnare Excalibur cancellò ogni dubbio”) e così risvegliano lo spettro del defunto. Ne seguiranno eventi dolorosi.
Un romanzo che è un po’ “Goonies”, un po’ “Stand by me”, con tanta nostalgia per un’infanzia che sarà seguita dalle ordinarie tragedie della vita.
Giudizio finale: spiritico, retroflesso, elegiaco.
Bruno Elpis