Il peso della farfalla
Letteratura italiana
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Quel peso leggero che cambia le cose
Quasi dimenticavo il piacere di immergersi in una lettura, molto tempo è passato dalla mia ultima recensione e dal mio ultimo libro letto. Un nuovo lavoro ha modificato alcune abitudini o forse questa lunga pausa era necessaria, ho deciso di ripartire da dove avevo cominciato scrivendo le mie recensioni, è il richiamo alla lettura mi ha portato ancora una volta a Erri De Luca e il suo: “Il peso della farfalla”. Questo breve ma denso racconto è come sempre per me una piacevole camminata fra prosa e poesia, lo stile di De Luca è sicuramente un suo distintivo. Questa storia da voce alla natura, ci immerge a pieno nella vita di una comunità di camosci, ci presenta il re dei camosci e con lievi pennellate ci dipinge la sua storia e la sua vita. Lo scrittore napoletano rende quasi umano questo camoscio, lo fa quasi dialogare con noi, ci fa vivere le sue emozioni e le sue paure, la sua voglia di rivalsa.
Una bella metafora della vita che ci mette in armonia con la natura e ci fa scontrare con la prepotenza umana, il cacciatore forse siamo un po' tutti noi, spesso sordi ai richiami della vita e della natura, non ci accorgiamo delle sue regole e delle sue gerarchie e per questo non le rispettiamo.
Il peso della farfalla è quella leggera energia fragile e allo stesso tempo così potente da poter cambiare le cose, da poter cambiare il corso di una vita.
De Luca a mio parere è uno scrittore musicale, porta nei suoi racconti quel ritmo che sicuramente ha dentro, sceglie le parole giuste, sa come giocare con le parole, conosce le note giuste. Con questo racconto De Luca ha donato il piacere di ammirare la natura e di rispettarla, ha dato spazio al valore che essa ha, e che troppo spesso dimentichiamo, ha posto l’uomo in questo contesto e ci ha fatto capire che in fin dei conti, nel nostro intimo, non siamo poi così lontani.
Un'altra bella storia, ma forse si sa sono di parte, De Luca riesce sempre a darmi qualcosa che spesso tanti altri non mi danno.
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Una farfalla pesante come un elefante...
Mi dispiace ammetterlo, ma dopo due libri di De Luca che mi hanno letteralmente stregato ('Non ora, non qui' e 'I pesci non chiudono gli occhi'), sono rimasto alquanto deluso dalla lettura de 'Il peso della farfalla'. Forse perchè avevo già aspettative molto alte, forse perchè ero sicuro, certo, che avrei apprezzato quest'opera di De Luca allo stesso modo, se non meglio, delle altre già lette.
Ma non è stato così... ed è una brutta sensazione.
Se non ci fosse stata la firma di De Luca su questo libro probabilmente non sarei rimasto così deluso; per carità, non mancano momenti di pura poesia 'narrativa', periodi in cui si riconosce il 'tocco magico' di questo scrittore che riesce a dipingere un paesaggio o uno stato d'animo con parole tanto armoniose che solo la musica potrebbe fare meglio:
"E' novembre, l'uomo sente calare la saracinesca dell'inverno. Nelle notti che il vento strappa dalle radici gli alberi più esposti, la pietra ed il legno della capanna si sfregano tra loro e mandano una nenia. Il fuoco schiocca baci di conforto.
L'aspro di fuori dà spallate, ma la fiamma accesa tiene insieme legno e pietra. Finchè brilla nel buio, la stanza è una fortezza".
Ma manca un fine.. sembra quasi un esercizio di stile. La storia, nella sua brevità, non ti solca l'anima, non graffia. E non per colpa della brevità, ci sono favole ancora più brevi ma tanto intense da rimanere scolpite nella memoria.. mi vien da pensare, per esempio, al racconto dell'isola sconosciuta di Saramago. In questo libro, però, non sono riuscito a cogliere neanche il senso delle metafore, sempre ammesso che ce ne siano ... perchè non voglio pensare che il tutto si riduca ad una .. battuta di caccia.
Magari mi sbaglio, magari non sono nello stato d'animo giusto per apprezzare quest'opera.. forse in un altro momento avrei elogiato l'immagine della farfalla bianca 'impressa' sul corno del camoscio quasi a memoria della madre assassinata dall'uomo cacciatore, quella stessa farfalla che col suo peso (leggero come un soffio di morte) ricongiungerà i destini dell'assassino pentito e della sua preda, vera vincitrice morale dell'eterno scontro uomo-natura.
.. ma qui non siamo ne 'Il Cacciatore', qui non ci sono gli occhi di De Niro ed i primi piani sul cervo a dare pathos alla storia.
C'è la montagna, sì... e si sente, la puoi quasi toccare. Ma personalmente, anche da questo punto di vista, preferisco De Luca quando racconta il mare.
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Sensazioni armoniche
Le sensazioni armoniche sono quelle che suscita questo racconto di Erri De Luca.
Questo romanzo non si avvale di una trama ricca ed articolata, è semplicemente una storia sulla contrapposizione tra la follia distruttiva dell'uomo e la forza ancestrale della natura.
Un uomo ed un camoscio induriti dalla vita sono i due protagonisti di una storia narrata con delicatezza.
"Il peso della farfalla" lascia bellissime sensazioni, e De Luca usa parole semplici, ma la sua scrittura è "sospesa", eterea. Il racconto è attraversato da una malinconia poetica che entra nel cuore, fino a farci portare rispetto per un cacciatore di frodo.
Il libro va letto con grande calma, apprezzando e "masticando" le bellissime parole dell'autore.
Insomma, un grande plauso a De Luca, autore da coltivare ancora!
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POETICO E FORTE
Poetico. Introspettivo. Essenziale.
De Luca, con questo romanzo, mi ha proprio conquistato.
Mi ha emozionato.
Ma non di quella emozione che ti fa venire le lacrime o i brividi sulla pelle.
Mi ha emozionato ... razionalmente. Come se per una volta le corde dell'emotività non fossero nell'animo ma nella testa.
Un testo esteticamente bellissimo e con un peso specifico molto alto.
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BELLO
Questo è un piccolo libro da leggere con calma, nel silenzio, soffermandosi su ogni frase.
Ogni tanto sollevare gli occhi dalle pagine e guardare oltre. Immaginare di essere nel luogo in cui è ambientato e ascoltare cosa dice la natura.
Non si deve avere fretta di finirlo per passare alla lettura successiva, bisogna goderlo con calma.
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la solitudine
Cultore e appassionato di generi completamente diversi, imbattermi in questo libro è stato come ricevere un pugno nello stomaco. Abituato a inseguire pensieri differenti, scomporre le idee per altri propositi, cercare altre tipologie di indizi e giungere a ben altre conclusioni........con questo libro/racconto mi sono ritrovato indifeso, nudo dalle mie certezze e le mie armi completamente inutili.
E' stato difficile capire, ammesso che ci sia riuscito !!!! E' stato difficile seguire, ammesso che invece non mi sia perso del tutto !!!! ma.....è stato piacevole. Certo non facile !!!!
Il dualismo o se preferite confronto tra cacciatore e preda è affascinante. Ma la vera questione è fose: chi è in realtà preda e chi cacciatore ????? Si potrebbe dire che i due protagonisti proprio per quello che sono si ritrovano ineviabilmente soli e in contrapposizione !!! Tutto molto bello ma in fondo c'è una domanda che risuona nella mia mente: il re dei camosci è quello che è proprio per quello che, suo malgrado e senza possibilità. Ma il cacciatore è pur sempre un uomo che, volente o nolente, ha sempre la possibilità di scegliere. Ma questa è forse un'altra storia e non c'entra nulla.
Sicuramente questo racconto mi ha stimolato ad inoltrarmi ancora un po' in questo mondo per me nuovo e inesplorato e che mi fa sentire un po' come Alice.
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DUE ANIMI SOLITARI ALPINI
Un libro piccolo grande libro, a mio parere. Ho trovato interessante, come, nonostante la stile del libro non sia così ricercato, De Luca sia riuscito a far capire il suo intento, ovvero quello di definire due persone appartenenti a due mondi differenti e,se vogliamo, "in lotta fra di loro", trovandone però un fattore comune nascosto, in questo caso la solitudine.
Così "Il peso della farfalla" si scopre essere un libro dal contenuto profondo, e nello stesso tempo che calca abbastanza la situazione del rapporto uomo- animale, soprattutto in un contesto come quello della caccia.
Metto ufficialmente questo libro nella mia biblioteca, e con molto piacere.
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Zoccoli e passi sulla stessa montagna.
Mi trascinarono, un paio di anni fa, lungo un sentiero di montagna, con la promessa di una vista incredibile giunti alla vetta. "Sarà" mi dicevo....
Passo dopo passo, sudore a non finire e crampi alle gambe...ma ecco, sono arrivata.
In mezzo al nulla, rapita da ciò che solo la montagna poteva offrire.
Questo libro è un po' come la mia scarpinata. Faticoso (Erri è pur sempre Erri, mica parliamo di Moccia), in salita e pieno di ostacoli da superare...ma tutto il nostro sforzo è ricompensato quando arriviamo alla vetta, la parte del racconto che finalmente ci presenta davanti agli occhi il re dei camosci, dominatore incontrastato della montagna.
La farfalla bianca e la neve sono candidi simboli della poesia di De Luca, sempre attento a raccontare della leggerezza e della poesia di ogni essere vivente.
Non si può raccontare nulla della trama, solo invitare il lettore ad assaporare il silenzio che il libro sprigiona, condizione necessaria per ascoltare il passo veloce del camoscio, seguito dai pesanti scarponi del cacciatore, distratti sempre dal battito d'ali della farfalla.
Leggetelo e sentirete odore di neve.
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UNA NATURALE POESIA ALPINA
Racconto gradevole e profondo sull'eterna rivalità dell'uomo e della natura e nello specifico di un uomo e di un camoscio. Non avevo mai visto un camoscio così da vicino e non avevo mai percepito il rumore dei suoi zoccoli sulla pietra e tantomeno la puzza del grasso lubrificante della canna di un fucile...e via dicendo. Un cacciatore, un uomo e una farfalla si cercano continuamente, si sfidano e si uniscono alla fine in abbraccio eterno con la natura come è giusto che sia. Nonostante siano esseri violenti non si respira violenza, anzi solo una naturale poesia.
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Il re dei camosci
Piccolo libro di grande poesia. Pieno di natura. Pieno di emozioni. Popolato di stambecchi e camosci, mamme e cuccioli. Protagonista la montagna, che sta in abbraccio stretto col temporale e il vento. Protagonista anche l'uomo, che si ferma a guardare le nuvole, vede scorrere il tempo oltre di lui, un vento che scavalca. Ma più di tutto, spiccano loro, stambecchi e camosci, giocolieri in salita, acrobati in discesa, artisti da circo per la platea della montagna.