Il perduto amore
Letteratura italiana
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L'amore mancato
Sensazioni di delicata malinconia, triste nostalgia e rimpianto scaturiscono dalla lettura del romanzo di Mario Tobino, “Il perduto amore”.
Il tenente Alfredo e la contessina Romana Augusta Ludovici, chiamata Dedé dagli affetti, si conoscono in un ospedale da campo in Libia, durante la seconda guerra mondiale. Lei è una privilegiata che ha scelto di fare la crocerossina per vivere un’altra avventura; bella e molto consapevole del suo fascino, è altrettanto fredda e calcolatrice. Lui invece è un giovane intelligente e appassionato, ha conosciuto i veri orrori della guerra, si rende perfettamente conto delle nefandezze e contraddizioni del regime; è un medico con il sogno segreto di fare Letteratura.
Fra i due avviene quel mistero che non è dato comprendere né spiegare, nasce l’amore. E’ un sentimento forte, che li coinvolge entrambi e dai luoghi di guerra della Libia li segue al loro rientro in Italia.
Ma in Italia Dedé non ha la lucidità di afferrare ciò che la sorte le ha regalato; non riesce a comprendere subito l’unicità, la preziosità di quel sentimento.
L’amore non è un bene che si compra al mercato: è vero, persone al mondo ce ne sono tante, le possibilità di trovare un marito ricco e con un’eccellente posizione sociale sono innumerevoli per una ragazza giovane, molto bella e aristocratica. Ma l’amore è un sentimento misterioso, sconvolgente e imprevedibile: non si può scegliere di chi innamorarsi, l’amore accade, è inutile cercare di inquadrarlo in impensabili calcoli razionali.
“ Fino ad allora tutte le volte che era stata abbracciata, ricevuto infuocate richieste, stretta nei balli, baciata col suo mezzo consenso, non aveva mai vibrato, non aveva ricambiato, non aveva sentito nulla, solo stupita spettatrice. […]
Mentre invece con Alfredo, subito, e sempre di più, le era successo un languore, un piacere, le ore passavano tra le sue braccia come troppo brevi minuti, e si sentiva un’altra, non si interrogava ma si sentiva viva, beatamente viva. Era questo l’amore? La felicità?”
Un romanzo delicato e malinconico, l’ennesimo sull’amore mancato. E’ come se la letteratura prediligesse queste narrazioni, come se le storie d’amore più adatte da essere raccontate fossero proprio queste, dove la felicità che dà l’amore non viene afferrata mai, dove l’opportunità di vivere la vita intensamente e con pienezza viene sempre per qualche più o meno condivisibile motivazione, rifiutata.
Forse amare davvero, donarsi davvero, fa troppa paura. O forse è più facile rispecchiarsi nel dolore e nel fallimento che nella realizzazione della felicità. Chissà, probabilmente quella felicità che nasce dall’amore romantico, per sua stessa natura immensa ed intensa, è anche effimera, e si realizza pienamente solo in un meraviglioso istante.
Indicazioni utili
Zio Vanja
Il giardino dei Finzi Contini...
In generale storie di amore mancato
la malinconia di un amore finito
(la recensione potrebbe contenere alcuni spoiler)
Il ritratto di una nostalgia viva e dolce, la poesia di un romanzo breve e intenso come un ricordo di gioventù, che può riaffiorare inaspettatamente e accompagnarci, o tormentarci, per tutta la vita.
Quello che Tobino ci presenta in questo libro è un amore nato durante la guerra in Libia, durante un travaglio che non da' pace e sembra non finire, ma che preserva in sé la speranza di un futuro diverso.
Lui, giovane soldato italiano origini modeste, che ha combattuto del deserto della Marmarica e non sogna altro che tornare nella sua Italia, dove poter finalmente esercitare la professione di medico.
Lei, crocerossina sua connazionale, apparentemente rinunciata ad ogni passione a causa di un'educazione troppo severa, è sfuggita dalla sua monotona vita di contessina, ha bisogno di guardare in faccia la morte per sentirsi viva.
Ma una volta tornati a casa, la fiamma di quell'amore che li ha colti all'improvviso riuscirà a resistere?
E il loro sentimento sarà più forte delle convenzioni sociali, che non vogliono vedere due ceti così diversi mescolarsi? La risposta di Tobino sembra pessimista, ma ci aiuta ad accettare come esperienze necessarie della vita anche quegli amori i quali, da che sono nati, erano già destinati a finire.
Una storia semplice, come probabilmente ce ne sono tante, incredibilmente sconfortante, ma vera e (oserei dire) commovente.