Il Passato è una terra straniera
Letteratura italiana
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Amicizia tossica
Un romanzo sull'amicizia maschile.
Amicizia tossica.
Carofiglio ci accompagna passo passo in quel tipo di rapporto sbilanciatissimo e pericoloso, in cui uno dei due subisce totalmente il fascino e il carisma dell'altro, fino ad un annebbiamento della realtà e all'incapacità di riconoscere la parte "malata" della personalità così tanto idolatrata.
Attrazione, fascinazione al limite della sottomissione e capacità di manipolazione da parte di chi è consapevole di avere questo potere sugli altri.
Giorgio e Francesco.
La tranquillità e l'inquietudine.
Lo studio, l'amore e la famiglia da una parte...il poker, i soldi e il sesso facile dall'altra.
Il brivido di sentirsi finalmente protagonista della propria vita, in grado non solo di manipolare le carte, ma anche il proprio destino e quello degli altri...è un brivido che dà alla testa, che fa deviare i percorsi, rivedere tutti i propri piani.
Un poker tanto per provare, poi un giro di telesina, il gioco delle tre carte, un chilo di coca in una scatola di scarpe, novanta milioni in uno zainetto...tutto diventa "normale".
Perché lo dice lui.
Perché lui lo fa.
Ma fino a che punto?
Fino a che punto si può barattare la propria coscienza per un'amicizia?
A metà strada tra romanzo di formazione e noir psicologico, Carofiglio fa un buon lavoro di scavo, con una scrittura asciutta e pulita ci fa immergere in una Bari che tanto pulita non è...
Pochi, ma decisivi tratti, a delineare figure complesse...come quella del tenente dei carabinieri Chiti, che ho amato fin da subito.
Ormai lo sanno anche i muri quanto io apprezzi questo autore, e in lui mi rifugio ogniqualvolta io provi il bisogno di "sentirmi a casa".
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Vedo
Il percorso che congiunge due estremi evidentemente consequenziali dovrebbe essere una semplice linea retta, nella geometria dell'ovvio. Eppure , negli anni che separano un brillante studente di giurisprudenza da un affermato avvocato la vita puo' ingarbugliarsi in dubbie, pericolose deviazioni.
Giorgio a due passi dalla laurea incontra Francesco e i libri vengono sostituiti dai tavoli da gioco e dal poker. Se all'inizio ha le sembianze di un calo di zuccheri, una vertigine momentanea cui si potra' rimediare in un battito di ciglia, i tempi si dilatano ed i sensi di colpa verso se stessi e la propria famiglia si trasformano in arroganza e strafottenza.
L'uomo di domani si guarda alle spalle e trova una terra straniera, cosi' improbabile eppure effettiva nella mutazione di soggetti umani malleabili , instabili o semplicemente in eterna evoluzione .
Il romanzo di Carofiglio e' un bel noir, scorrevole e piacevole alla lettura, si propone con buon esito di scavare nella vita del suo personaggio principale osservando de visu il processo di attrazione, fascinazione e subdola assuefazione con cui il buono rincorre ed emula il cattivo.
Finche' ci si augura il buon senso, finalmente, non li separi.
Buona lettura
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Alla deriva
Quanto si può essere deboli. Quanto si può essere fragili. A questo pensi quando leggi questa storia di due ragazzi, uno succube dell’altro. Non uno cattivo ed uno buono. Uno cattivo ed uno debole. Anche un po’ vigliacco. Che vive una doppia vita in una zona d’ombra. All’inizio qualche bravata, poi via via bravate sempre meno innocenti e sempre più rischiose. Sullo sfondo l’animale della febbre del gioco, che è una febbre dell’anima, perché manipolare le carte fa rincorrere l’illusione di dominare il destino. In primo piano la vergogna che il protagonista dovrebbe sentire, perché anche tu gliela gridi intanto che leggi, di non essere mai capace di dire di no. Alla fine capisce. Alla fine ti sente. Alla fine la prova. E c’è un riscatto, che ho apprezzato tanto, anche se le ultime pagine mettono tanta tristezza e sanno di amaro. Senza tratti ma onnipresenti le figure dei genitori. Che ci sono sempre stati, senza mai capire, forse, ma comunque sempre presenti. Ed anche alla fine ancora ci sono, pur nella loro silenziosa sofferenza, per vedere il figlio comunque non alla deriva.
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Che stai facendo? Che stai facendo?
Il racconto di una discesa negli inferi dei comportamenti umani. E non solo.
“Poi il mondo, il mio almeno, ebbe un’accelerazione improvvisa.”
Un’amicizia pericolosamente eccitante e coinvolgente che non sai dove ti condurrà, capace di farti dimenticare che tuttavia, lì, proprio, non vorresti essere condotto.
Un rapporto segreto ed esclusivo consumato in squallide bische e con squallidi individui che non vorresti mai più rivedere.
“Ci sono molte cose che non ho mai saputo, di lui.
Fino a una notte nelle vacanze di Natale del 1988 la nostra conoscenza era stata del tutto superficiale.
…
Fino a quella notte, nelle vacanze di Natale del 1988, ci eravamo soltanto sfiorati.”
La sensazione di onnipotenza, provare che tutto è possibile e anche facile da conquistare.
Tutto meravigliosamente perfetto, mentre intorno volti e sentimenti e legami iniziano a sgretolarsi e a scomparire.
Il realizzare troppo tardi quella sensazione di claustrofobica ansia di non riuscire a tornare indietro, il non riconoscersi nei propri pensieri e nei propri comportamenti e sentire più forte il bisogno di proseguire comunque nel cammino verso la distruzione.
Sentirlo chiaramente quell’attimo nella vita in cui tutto cambia per non ritornare.
La purezza persa per sempre. Prenderne coscienza in un momento, ma essere già saltati dal precipizio. Cadere.
“Io andavo incontro al mio destino. Definitivamente.”
La vergogna, di non saper dire di no.
Ma parallelamente avvengono altri fatti, in una Bari notturna, solitaria e minacciosa…caratterizzata anche da androni umidi e puzzolenti di urina di gatto… che Carofiglio sa raccontarci in modo così dettagliato, tanto che mi chiedo se l’ho visitata almeno una volta… cosa accade veramente…chi sono questi altri personaggi che intrecciano la storia di Giorgio e Francesco…l’elemento thriller si sovrappone all’altro racconto.
“Non muoverti e conta fino a trecento.”
I personaggi normalmente pochi ma netti e precisi.
Il legame che si instaura in un istante.
Loro che ti sorprendono sempre.
La narrazione intervallata da momenti di inattesa allegria, estemporanea. Per ritrovarti, già di nuovo, faccia a faccia con gli eventi.
Gianrico Carofiglio è una scoperta che si rinnova, la sua compagnia sempre dolce e accogliente. Insomma....non dico altro.
“Il passato è una terra straniera: le cose avvengono in modo diverso da qui.”
Buon Gianrico Carofiglio a tutti.
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Il fascino dell'azzardo
Uno studente modello di giurisprudenza e un balordo di strada. Cos'hanno in comune? più di quanto si possa immaginare.
I loro nomi sono Giorgio e Francesco: il primo figlio della borghesia barese, il secondo dei vicoli malfamati della città.
Due ragazzi in balia della corrente di un passaggio verso l'età adulta spesso ostico da gestire. Si specchiano, si ammirano in modo esclusivo, cercano nell'altro ciò che manca nella loro vita trovando similitudini nonostante origini così diametralmente agli antipodi.
La fragilità e la durezza si fondono in un tutt'uno e sotto le spacconate si cela un'amicizia che sublima in una solidarietà identitaria. Le luci della Bari solare e accogliente si fondono col turpe volto ombroso urbano fatto di violenza, giocate clandestine, droga, piccoli e grandi crimini. La strana coppia sposa la realtà del buio divenendone parte integrante, avvinghiandosi in un tuffo verso il basso sperando di non toccare mai il fondo, pur sapendo che lo schianto potrebbe segnare la fine di ogni sogno.
In parallelo si snoda la storia del tenente Chiti alla caccia di uno stupratore seriale, è una sorta di summa dei due ragazzotti, un uomo che ha lasciato da tempo lo stato embrionale per trovare certezze tuttavia non sempre inattaccabili.
Le difficoltà della crescita, le insicurezze, la strada verso il successo da raggiungere pur seguendo percorsi immorali, sono le basi su cui Carofiglio innalza un romanzo non sempre equilibrato ma incalzante, duro e delicato al tempo stesso, notevole nell'approfondire un rapporto tra coetanei che sfuma in complesse dinamiche ben approfondite dall'autore. Semmai è la storia a non scorrere sempre in maniera fluida, trovando ostacoli in certe forzature mirate alla conclusione della storia.
E' anche uno sguardo al passato remoto, straniante e malinconico, eppure capace di segnare per sempre una vita adulta ormai lontana da quei giorni in cui il sentirsi al di fuori degli schemi, convinti di tenere in scacco la vita, è prassi giovanile tanto comune quanto pericolosa.
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Il passato è una terra straniera, ma non così tant
Con questo libro Carofiglio vince il Premio Bancarella 2005 e lo fa raccontando una storia verosimile con personaggi credibili e che purtroppo è comune a molte realtà odierne e non solo nella Bari dove si svolge la storia.
Gioco d’azzardo, soldi, alcool, droga, sesso senza regole e violenza sono gli ingredienti che fanno schizzare a mille l’adrenalina dei protagonisti nel superare i limiti che la legalità e la morale impongono.
L’adrenalina che sale alla testa e dà quel senso di euforia e angosciante paura insieme nel non sapere mai come andrà a finire ogni volta che ci si spinge oltre il consentito, solo per provare il brivido del proibito e sentire corpo e mente vibrare.
Ce la faremo anche questa volta ad oltrepassare le convenzioni o verremo beccati?
Ed è lo stesso stato che l’autore crea nel lettore per tenerlo incollato alle pagine del suo libro fino alla fine perché, che lo vogliate o meno, vorrete scoprire anche voi fino a che punto ci si può spingere, fino a dove il senso di perdizione può portare le vite di due giovani ragazzi.
Con uno stile fluido e schietto Carofiglio porta il lettore nella psiche e nelle emozioni più intime dei protagonisti, nelle loro paure e nella loro “morale”.
I fatti che accadono sono la naturale conseguenza dello stato d’animo e il modo di interpretare la vita dei protagonisti, sono i loro sentimenti e i loro dubbi che danno risalto e vita alle azioni descritte.
Alla fine qualcuno riuscirà a fermarsi prima di cadere o precipiteranno tutti nel baratro?
Questo lo scoprirete voi leggendo il libro, in un finale che, a mio avviso, può avere più chiavi di lettura a seconda dei punti di vista del lettore.
Il passato è una terra straniera….ma non così tanto perché, prima o poi, te lo ritrovi davanti.
Buona lettura e complimenti a Carofiglio che è stata sicuramente una piacevole scoperta.
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IL BENE O IL MALE, UNA SCELTA A VOLTE DIFFICILE
Giorgio ha 22 anni, bravo studente della piccola borghesia barese a cui manca un solo esame per laurearsi in giurisprudenza. Una vita tranquilla forse un po’ monotona, fino a quando incontra Francesco, un suo coetaneo iscritto alla facoltà di filosofia, che frequenta ambienti pericolosi, case da gioco e tipi poco raccomandabili. Tuttavia Francesco, baro nei tavoli di carte, agli occhi di Giorgio appare affascinante e costituisce un’ attraente alternativa al suo mondo ormai divenuto noioso. Ed ecco come un incontro, un’amicizia possano cambiare tutta la vita conducendo verso la strada del male, della perdizione.
Si snoda in parallelo la vicenda del tenente dei carabinieri Giorgio Chiti che si occupa di vari casi di violenza sessuale nei confronti di giovani donne.
Le due storie finiranno con l’avere un punto di incontro e per il protagonista ci sarà un’ulteriore momento di svolta, altre scelte da effettuare, altre strade da percorrere, il bene o il male, la redenzione o la violenza e il crimine.
Sicuramente siamo di fronte ad un romanzo di formazione, nel quale si evidenzia quanto l’adolescenza e la giovinezza siano momenti della vita delicati e determinanti, per la complessità degli stati d’animo e la rilevanza delle scelte. A volte, in età adulta guardando indietro quel passato vissuto così intensamente ci appare come una terra straniera, dove non siamo mai stati; chi eravamo, chi siamo, queste sono le domande alle quali cerchiamo di dare una risposta.
Con uno stile lineare, asciutto e tagliente, Carofiglio dà grande prova delle sue capacità di entrare nell’animo umano, soffermandosi sui conflitti che lo caratterizzano. Con una scrittura semplice che gli ha conferito il Premio Bancarella 2005, avvince il lettore conducendolo fino alle ultime pagine con una tensione sempre crescente.
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La buia Bari degli anni Ottanta
Dopo aver parlato della sua città natale in maniera reale ma al tempo stesso trasfigurata con le avventure dell'avvocato Guerrieri, Carofiglio ci riprova con un lungo flashback sugli anni ottanta, quegli anni magici in cui ogni città era da bere per offrirci un lato oscuro di una città levantina e solare.
Il romanzo è imperniato sull'ambigua amicizia tra Guido, giovane di belle speranze della Bari bene studente di Giurisprudenza e Francesco un coetaneo che fa parte di giri particolari e che porta lentamente Guido a una discesa agli inferi da lui affrontata in parte inconsapevolmente in parte al contrario scientemente.E' il Guido adulto, magistrato affermato a ricordare il lato buio della sua giovinezza.Bildungsroman che ricorda un po' il libro di Kerouac Sulla strada con Francesco che guida l'amico ingenuo e costretto dai legacci della vita borghese a trovare un cammino di libertà sia pure a caro prezzo ma anche avvincente thriller. Francesco e Guido sono come il dottro Jekyll e mister Hyde o Frankenstein e la sua creatura, due diversi modi di vivere la vita, un conflitto che spara dentro e che poi viene rinnegato tanto da essere definito "terra straniera".
Stile lineare e tagliente , da far divorare ogni pagina per l'ansia di raggiungere la fine.Prova più matura dell'autore-magistrato checon questo libro si scrolla dalla serialità di Guerrieri per avviarsi verso progetti più intriganti.
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Il passato è una terra straniera
Finalmente ho preso questo libro dalla mia libreria (dove giaceva da un po'), l'ho aperto e l'ho addirittura divorato! Sono stata letteralmente inghiottita da questa storia di amicizia, di perdizione. Non ho letto questo romanzo come un giallo o un poliziesco anche se l'autore è specializzato in questo genere ma come un vero romanzo di formazione; la storia si presta a diversi livelli di lettura, è una di quelle che ti prende e ti coinvolge, ti mette davanti alla seduzione del male, a quella parte buia e inconscia che è dentro di noi e che, normalmente, teniamo a bada. La parte "gialla" del romanzo ha, secondo me, il solo scopo di amalgamare per poi concludere la storia dei tre protagonisti (infatti già a metà libro si intuisce il colpevole). Qui invece sono ben descritte la vulnerabilità della giovinezza, il senso (a volte sbagliato) dell'amicizia, dell'ammirazione e dell'emulazione proprie di quell'età.
Lo stile è lineare, il racconto in due parti molto ben strutturato ed anche i personaggi minori sono magistralmente delineati con poche righe e descrizioni efficaci. Una torbida e crepuscolare Bari fa da sfondo con i vizi, i riti e la bellezza della provincia italiana.
Con un notevole scavo psicologico l'autore ci presenta i tre protagonisti principali (Giorgio Francesco e Chiti) come facce diverse e uguali dello stesso prisma: il parallelo tra Chiti e Francesco sull'immagine in pezzi nello specchio, Francesco alter ego di Giorgio, la figura assente e distruttiva dei padri ne sono degli esempi.
E' comunque un romanzo triste perché a mio avviso non c'è salvezza (tranne che per Chiti): infatti Giorgio è un vigliacco, non dirà mai la verità a nessuno, non restituirà mai il denaro, non si pente, semplicemente è contento di averla fatta franca e continua a vivere, si laurea, diventa magistrato ma non è felice. Senza espiazione, senza riscatto, senza accettazione e conoscenza di sé non ci può essere salvezza perché tutti noi siamo figli di quella terra straniera che è il passato e possiamo vivere bene il presente solo se riconosciamo e mettiamo a frutto i nostri errori.
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CICATRICI INDELEBILI .
"Se hai commesso degli sbagli nel passato, la vita ti può far pagare il conto, da un momento all'altro ti può risucchiare e allora vivi provando un senso di vergogna e nostalgia."
E' quello che capita ad un magistrato di Bari.
Giorgio, studente modello e di famiglia di modeste condizioni, è incuriosito e attratto dalla Bari opulenta.
Sarà la nascita di un'amicizia con Francesco, un ragazzo che conduce una vita corrotta, il fulcro di tutto il racconto. L'incapacità di dire di no, in ogni occasione, fa di Giorgio una figura debole e gregaria nei confronti dell'amico, tanto da essere introdotto facilmente in un mondo che non è il suo: imbrogli, giochi d'azzardo, soldi e sesso facili...
Nonostante tutto ho provato una spiccata simpatia e tenerezza nei confronti di questo ragazzo, perchè capivo la sua fragilità. Ho sofferto per lui perchè desideravo con tutta me stessa che dimostrasse maggiore forza di carattere...Ho sofferto tantissimo per i suoi genitori.
Ma il troppo stroppia e ad un certo momento mi stavo arrabbiando e lo stavo abbandonando, quando per fortuna anche lui si è ravveduto...per fortuna ha tirato fuori il suo "essere uomo"...proprio in extremis !
Parallela la storia del tenente Chiti, arrivato da poco a Bari.
Le due storie avranno modo d'incrociarsi e sarà interessante l'evolversi della situazione.
E Giorgio ormai adulto, riguarda il proprio passato provando un tuffo al cuore...un passato che da un momento all'altro può in qualche modo riaffiorare.
Come sempre bravissimo Carofiglio nel raccontare nel descrivere situazioni. Sempre con tatto e con la sua delicatezza che io adoro.
Al termine della lettura ho avuto modo di parlare del libro con un adolescente, il quale mi ha detto che gli sembrava che stessi parlando di mio figlio e mi ha detto che lo leggerà anche lui..e vi assicuro...mi ero davvero preso a cuore Giorgio....che poteva a tutti gli effetti essere mio figlio.
La sera stessa che ho terminato la lettura, e ciò è avvenuto alcuni giorni fa, ho sentito al telegiornale la notizia di un giovane diciannovenne che si è tolto la vita, perchè aveva consumato tutti i suoi soldi per il gioco on line...Spontaneo mi è venuta l'associazione alla lettura appena ultimata.
Ho perciò riflettuto sull'importanza dell'educazione permanente nella famiglia e a tutte le difficoltà che portano i genitori ad essere impotenti di fronte a scelte azzardate dei propri figli...E ho provato tanta tristezza ... e mi son sentita tanto fortunata di avere due figli meravigliosi, con i quali non è mai mancato l'elemento fondamentale di un rapporto: il dialogo.
E' davvero una bella lettura, che porta a buone e importanti riflessioni.
Buona lettura a tutti, Pia.