Narrativa italiana Romanzi Il muro. Vita precaria di giovani tacchini
 

Il muro. Vita precaria di giovani tacchini Il muro. Vita precaria di giovani tacchini

Il muro. Vita precaria di giovani tacchini

Letteratura italiana

Editore


La trama e le recensioni di "Il muro. Vita precaria di giovani tacchini", romanzo di Angelica Isola edito da Fondazione Mario Luzi. "Il Muro" racconta in forma di monologo comico gli stati d'animo, la mentalità, i pensieri di un giovane precario italiano che, dall'alto di un immaginario muretto, per mezzo del quale sorregge e protegge la propria esistenza, osserva come fosse affacciato a un davanzale la società e le condizioni del Bel Paese. Il ritratto che emerge è quello di un mondo esterno che ha deluso, che non offre speranze per il futuro, che esclude la possibilità di un'esistenza che possa considerarsi degna di essere vissuta. Un mondo che garantisce la prosperità e il benessere di pochi a spese dell'esistenza di molti che resteranno al momento giusto su uno sfondo opaco, a prescindere dai meriti individuali. E' l'Italia del precariato, della disoccupazione, di un individualismo esasperato che, quando fa comodo, cede bruscamente il passo a un anonimato altrettanto esasperato, evidente contraddizione rivelatrice di un sviluppo sociale incompiuto, ingiusto e talvolta perverso.



Recensione della Redazione QLibri

 
Il muro. Vita precaria di giovani tacchini 2013-12-14 12:25:58 antonelladimartino
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antonelladimartino Opinione inserita da antonelladimartino    14 Dicembre, 2013
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SIAMO TUTTI PRECARI

“Eh già, ci sono anch’io. Il deus ex machina. Il giovane disoccupato, precario nel corpo e nello spirito. Il tacchino-madre.
L’unico, vero e inimitabile proprietario del cumulo di pietre che hai appena visitato.”

Ho estratto qualche riga dalle ultime pagine per introdurre questo romanzo dalle caratteristiche poco romanzesche, che narra lo scontro tragicomico tra le due fazioni interiori di un italiano di giovane età, una delle tante vittime dell’attuale, serissima, crisi economica. La lotta interiore, come capita spesso, si infila nei panni letterari di due personaggi antagonisti: speranza contro rassegnazione, voglia di reagire contro voglia di morire, Brando contro Aceto. Il cane Charlie anima con la sua vitalità canina la convivenza all’interno di un’unica mente, un muro di neuroni in bilico tra l’essere e il nulla.

L’invasione progressiva del nulla nella quotidianità è rappresentata con efficacia. La mancanza di occupazione può portare prima alla morte civile e in seguito, non di rado, alla morte fisica, a quei suicidi in giovane età difficili da capire, forse perché la spiegazione è fin troppo semplice: non si è davvero giovani quando non si hanno prospettive davanti, l’età anagrafica conta poco o niente se si ha l’impressione di non avere uno spazio in cui muoversi, se qualsiasi sforzo sembra inutile.

Il nulla, però, forse è troppo poco per un romanzo. La testimonianza è ben scritta e il ritmo è ben costruito, ma l’ironia non decolla, spesso non funziona.

Interessante la postfazione del professor Renzo Carli, sulle cause e la natura della sfiducia nel futuro così diffusa tra le nuove generazioni. Forse può suonare assurdo domandarsi per quale motivo questa generazione di giovani tacchini “choosy”, “sfigati” e “bamboccioni” non abbia fiducia nelle proprie possibilità. Ma la domanda è doverosa, soprattutto quando la risposta sembra fin troppo ovvia.

Leggiamo questo libro, comunque. Forse siamo davvero tutti precari.

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