Il mondo non mi deve nulla
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Top 100 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
ALLORA RUBI, INVECE DI PERDERE TEMPO
Breve, ma denso. Vite diverse, visuali opposte, valori perduti s’incontrano, si scontrano e si rimescolano in una buffa tragedia, che si snoda veloce come un giro di danza.
I due personaggi principali ricordano i compagni di viaggio di Dorothy, alla ricerca del mago di Oz. Lei è tedesca, è ricca, ha girato il mondo. Ha classe, gusto, intelligenza. Le manca il cuore. Lui è italiano, è povero, e conosce soltanto la sua Rimini. Pochissima intelligenza. Gusto inesistente. Una classe tutta sua. Ma il suo cuore alimenta un’ostinata voglia di vivere.
Lei è stata derubata delle sue illusioni di alto livello, necessarie per vivere. A lui hanno portato via il poco che aveva, più che sufficiente per sopravvivere felice e contento. Lei è una vera principessa, fuori dai giochi. Lui è un perdente, imprigionato in un labirinto senza uscita. Lei cerca la sua ultima menzogna. Lui non sa che cosa sta cercando, ma s'impegna con passione.
I protagonisti scambiano testimonianze sui loro mestieri di vivere e sulle loro scelte di morte, confrontano livelli di consapevolezza e tecniche di illusione, intrecciano richieste e proposte impossibili. Qua e là, nei monologhi e nei ricordi, emerge il ricordo di antichi valori forti, seppelliti insieme alle generazioni perdute. Al centro della scena, invece, emergono i nuovi sensi di colpa che avvelenano le esistenze: il vero peccato è non essere belli; non essere ricchi; non saper esercitare la nobile arte della menzogna. È forse il solito mago di Oz, quel vecchio ventriloquo, che continua a ingannarci?
Il gioco tra i due, narrato con un ritmo trascinante, sembra senza vie di uscita; ma arriva il terzo incomodo, armato del coraggio necessario, che trova la soluzione migliore, per tutti. L’inverosimiglianza c’è, ma si adegua perfettamente all’insieme, soprattutto nei cambiamenti bruschi di dialoghi e stati d’animo.
Quanta vita, quanta memoria, in poche pagine. Massimo Carlotto ha ottenuto una molteplicità di sapori mescolando pochi ingredienti: non perdete questa piccola storia nobile, costruita con ironia e sentimento.
Indicazioni utili
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 1
120.000 euro, la quotazione di un omicidio
Alla crisi economica ciascuno reagisce come può.
Adelmo, per esempio, che è l’incarnazione della mediocrità, pensa bene d’improvvisarsi ladro per rimediare alla condizione di disoccupato. Ma è un ladro da strapazzo ed è incalzato dalla moglie, la Carlina, che gli telefona proprio quando lui si trova… sul posto di lavoro (“In quel momento squillò il cellulare del ladro”), per l’impazienza di conoscere in anticipo quale sarà il risultato del “colpo”.
In uno di questi furti per principianti del crimine, Adelmo incontra l’occasione per cambiare vita: l’opportunità si chiama Lise, era croupier (“Ero talmente brava da riuscire a manipolare la verità nei casinò sulle navi, dove tutto è fasullo”) e oggi costringe il poveretto a riflettere sulla sua mediocrità (“Nessuno l’ha mai rispettata nella vita e adesso il rispetto lo pretende proprio da me con le minacce. Lei è proprio un vigliacco”).
Sull’orlo del baratro (“Derivati… dài, si capisce già dal nome che sono una patacca”), Lise promette ad Adelmo 120.000 euro in cambio di un servizio: “Uccidimi, ti prego. Me lo merito”.
Un racconto che vuole, attraverso il paradosso, porre il tema delle scelte che possono imprimere una svolta alla vita, anche quando tutto è dato per acquisito (“Non c’è niente di male a volere una vita normale. Con le sue gioie e i suoi dolori, ma con la sicurezza che non ci saranno mai delle sorprese”).
La storia è ambientata nella Rimini che già fu di Fellini e descritta da Tondelli. Per Carlotto, “Rimini è una delizia da percorrere in bici. C’è un momento della notte davvero magico, quando i venti si incrociano e l’aria sa di mare e di campagna”.
Bruno Elpis
Indicazioni utili
- sì
- no