Narrativa italiana Romanzi Il libro di legno
 

Il libro di legno Il libro di legno

Il libro di legno

Letteratura italiana

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Il professor Mirabella, stimato docente palermitano, è morto lasciando una biblioteca ricca di volumi; ornamento della grande casa e ricordo per gli eredi, se non fosse per una piccolissima pecca: dei libri mancanti, dati in prestito a persone diverse. Il metodico studioso li aveva rimpiazzati temporaneamente, colmando gli spazi vuoti con dei sostituti di legno, etichettati con titolo data del prestito e destinatario. Per sanare la lacuna, Cristina, la bella figlia maritata con un noto luminare, della più distinta società cittadina, si rivolge a un nessuno. È Enzo Baiamonte, cinquantenne dalla vita ordinaria e ritmata di modeste abitudini di quartiere, un radiotecnico che per arrotondare aiuta un avvocato a recuperare oggetti e trovare persone – e talvolta prove di adulteri. Chiamarlo investigatore è troppo, ma Cristina è così affascinante e misteriosa (e anche lei adultera), così poco credibili quegli individui (un costruttore, un prete, il suo aiutante) i quali negano il possesso di un innocente testo di riflessioni devote, che l’indagine parte da sé, sospinta dal puro desiderio di immaginarsi in una vita meno monotona, e scivola dentro al labirinto di specchi in cui il privilegio si incontra con il crimine organizzato. Ciò che Enzo cercava veramente: l’avventura, lo trova, in una serie di ineluttabili peripezie, in una selva di personaggi ciascuno scolpito con rilievo sociologico millimetrico, in una geometria di impercettibili spostamenti che avvitano un’investigazione inesistente, qual è il recupero di un libro di legno, in un giallo sulla cosiddetta zona grigia, che si complica nella cospirazione di una dark lady, inattingibile per una sistematica inchiesta poliziesca. E il modesto trovarobe del delitto trova anche un riscatto che vale per lui e per quelli come lui. Difficile immaginare un personaggio sagomato così bene, come Enzo Baiamonte, per un intrigo imperniato sull’elusività sociale della mafia. Cinquantenne inchiodato nel limbo della giovinezza dall’eterna attesa, artigiano di mente e di costumi costretto a una esistenza nemmeno proletaria, abitante all’Olivuzza, l’ultimo forse quartiere della vera Palermo del secolo scorso, Enzo rispecchia un ritratto sociale tipico e diffuso: la generazione di una microborghesia dall’ascesa sociale bloccata, i traditi della scolarizzazione di massa. E nel suo personaggio di Marlowe palermitano, senza la scorza dura ma con lo stesso disincantato candore e un uguale senso di giustizia naturale, si incide il senso, dietro l’intreccio, che un giallo letterario deve avere. Che è il popolo degli Enzo Baiamonte la vittima propria della mafia e solo da essi muoverà l’intelligenza per batterla.



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Il libro di legno 2010-10-27 20:22:30 Cristina V
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Cristina V Opinione inserita da Cristina V    27 Ottobre, 2010
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Ho acquistato questo libro "siciliano" all' aeroporto di Palermo, con altri dello stesso genere -e della stessa...ambientazione...
Non so perchè, la trama mi aveva ispirata.
In effetti mi è piaciuto molto, e sento di doverlo segnalare .
E' una di quelle storie apparentemente normali, badate bene, solo apparentemente! che parte in sordina, senza grossi colpi di scena, con personaggi fin troppo comuni....e poi sorprende!

La figura di Enzo Baiamonte, l' "investigatore" - e lo metto tra virgolette, perchè è tutto, tranne quello!- è veramente una trovata originale.
Un ometto insignificante, con una vita piatta, abitudini un pò maniacali, secondo me...che arrotonda gli introiti da radiotecnico facendo ricerche di vario tipo.

E stavolta la nuova ricerca parte in quarta, perchè la donna che gliela commissiona lo ...attizza moltissimo.
La idealizza, al punto da soprannominarla la "Creatura", che sa di mistico, di soprannaturale..
Peccato che poi la ...coglierà in situazioni che di mistico hanno ben poco, e qui il suo ideale di donna traballerà, e dovrà rivedere le sue posizioni.
Come ciliegina sulla torta, si troverà coinvolto in cose ben più grosse e pericolose; verrà a contatto con malavitosi che non scherzano e la storia si rivelerà, alla fine, ben più complicata dell'inizio.

Non è questo un giallo a tinte forti; ma è gradevole, si legge d'un fiato; ha uno stile tutto particolare, con descrizioni simpatiche ed efficaci , che non risultano affatto pesanti, perchè nel contesto ...ci stanno bene.
E poi c'è una parlata sicula da...sballo! vero dialetto, e non quello "camillerese"che peraltro io adoro. Solo una frasetta ogni tanto, eh: per chi si lamenta di non capire.

Consigliato agli amanti del giallo italiano!

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