Il libraio di Selinunte
Letteratura italiana
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L'IMPORTANZA DELLE PAROLE
“Il libraio di Selinunte” è una piccola gemma letteraria, cesellata col bulino dalla mano di un esperto cantautore e la deformazione professionale di Vecchioni emerge chiaramente. Si nota l’attenzione nella scelta delle parole e si percepisce la musicalità del testo il quale talvolta, come nelle più classiche canzoni cantautorali, risulta criptico, ermetico e proprio per questo affascinante. Il testo, in un’atmosfera sospesa e favolistica, lascia spunti di riflessione che trascendono la scarna trama del racconto stesso che risulta un pretesto per le vere protagoniste della narrazione: le parole.
Il racconto, infatti non si può parlare di romanzo vista la brevità, è preceduto da una specie di prefazione-introduzione che funge da dichiarazione d’intenti dell’autore e che si configura come un vero e proprio elogio alla Parola. Alla parole vengono attribuiti numerosi epiteti e significati. La parola è luce, la parola è vita, la parola è la concretezza del pensiero, la parola è ciò che ci distingue dagli animali, è qualcosa di mutevole, flessibile e temporalmente granitico; è l’elemento che perdura oltre gli uomini e oltre i millenni. E noi stiamo deturpando questa piccola gemma; ne abusiamo, la sovrasfruttiamo, la pieghiamo ai nostri interessi spicci, la snaturiamo, la riempiamo di significati che essa non ha. Citando la limpidezza di Vecchioni: «Le parole sono cose: noi ne abbiamo deturpato il senso nel tempo o illanguidito la forza, le abbiamo lentamente ridotte ad altro da sé». La critica verso l’uso sconsiderato delle parole che spesso si nota nei social network ma anche nel miserevole carrozzone politico-mediatico a cui siamo soliti è abbastanza chiaro. Vecchioni sembra voler rivendicare e pretendere il rispetto verso la preziosità e il significato delle parole.
Parole che, in questa favola moderna, invadono la piccola cittadina sicula di Selinunte per mezzo di un brutto e vecchio libraio; malvisto dalla popolazione autoctona, sospettosa e vacuamente cicaleccia. Solo un ragazzino, in mezzo alla diffidenza generalizzata, avrà il coraggio di entrare in contatto col vecchio, abituato ogni sera a declamare stralci di raccolte poetiche o frammenti di romanzi. Il ragazzo ne rimarrà ammaliato e affascinato, verrà letteralmente rapito dalle parole del libraio che, nell’atto della lettura, si trasforma in cassa di risonanza dei testi. L’assistere a queste declamazioni perdura finché le parole del libraio, disdegnate e snobbate, abbandonano il paese facendo piombare Selinunte nel silenzio e nell’incapacità comunicativa. Solo con l’assenza della parola gli abitanti ne coglieranno l’importanza; come spesso accade quando ci si accorge che le cose perse che davamo per scontate sono anche le più preziose.
L’intera narrazione scorre fluida e piacevole, poche pagine cariche di significato e pregne di senso. Un piccolo pamphlet narrativo da interpretare e capire in chiave metaforica. Consigliato.
FM
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Non saprei...
Esiste piacevoleza zero?? Il libro era iniziato appena alla fine!
Ma analizziamo. Il libro ha 60 pagine e un'introduzione fastidiosissima dove l'egocentrico autore si mette in mezzo e racconta in modo sgradevole, come se conoscesse il personaggio. Le prime 58 pagine sono inutili. Non si capisce. L'unica cosa chiara è che questo Nicolino è un disadattato. La narrazione ha un ritmo lentissimo e non insegna niente. Tutto è descritto come una poesia e si racconta solo quello che prova l'autore in termini infantili e privo di senso. Tutto questo non sarebbe stato sgradevole se a volte non fossero intervenute PESANTISSIME parolacce che distruggevano la narrazione e lasciano il lettore sbigottito. I rapporti con i genitori sono a dir poco disastrosi e per niente approfonditi. Gli amici non sono veri amici e anche Nicolino sembra un po' tonto. La storia dello zio è a dir poco ridicola. Non mancano ovviamente le allusioni volgari. Anche la frase apparentemente più innocente nasconde qualcosa di sgradevole. Non lo consiglio.
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L'inchiostro di Vecchioni si fa poesia.
"Il libraio di Selinunte" è un libro di Roberto Vecchioni, cantautore, professore e poeta. Anche in questo libro, come nella sua vita e carriera, ha dato il meglio di sé. Il valore delle parole, dei libri, come un tesoro da riscoprire, da uscire fuori da un baule troppo impolverato e squallido che nemmeno noi vogliamo ammettere di avere dentro. E le storie come carburante della mente e della vita umana, una sorta di prevenzione contro il mostro dell'apatia e dell'indifferenza che come un tumore, contaminano la società degli ultimi tempi. Un libro degno di essere definito 'classico', perché le sue parole non tramontano mai, come la magia dei libri e dei librai che riescono ancora a raccontare storie. Un respiro sottovoce nel trambusto del mondo.
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Parole parole parole..
Questo breve romanzo (una sessantina di pagine) narra la storia di Frullo, un ragazzo che passa le sue notti ad ascoltare leggere un libraio, non un venditore di libri, ma un semplice lettore di parole. Egli è l'unico ad ascoltare il libraio, che viene malvisto dagli altri abitanti del luogo. E quando la libreria verra' incendiata (a causa dell'ottusita' della gente), ecco che Frullo rimarrà l'unico in grado di esprimersi attraverso le parole, quelle parole che ormai gli altri abitanti hanno smarrito.
Un libro-favola dunque, che trasmette un messaggio importante: quello di soffermarci a guardare al significato delle cose.
Quelle stesse cose che gli abitanti di Selinunte perdono, quando un giorno si rendono conto, di non avere piu parole per esprimerle. Leggendo questo brevissimo romanzo ho cominciato a fare dei parallelismi tra la Selinunte descritta da Vecchioni e la società attuale presa in blocco. Gli abitanti di Selinunte si rendono conto dell'importanza del linguaggio quando non riescono più a esprimere l'universo del loro mondo interiore, quando non si capiscono più tra di loro e si trovano costretti a comunicare a gesti, fraintendendosi. La nostra società tende pericolosamente a tutto ciò. Il linguaggio è diventato quello dei simboli e dei cenni, delle k al posto delle ch, delle parole abbreviate, parole che vengono usate sempre meno perchè formulare frasi complesse porta a pensare e pensare porta via tempo.. Tantissimi termini cadono in disuso e il nostro vocabolario si fa sempre più scarno.. e se come gli abitanti di Selinunte un giorno ci svegliassimo costretti a reprimere le nostre emozioni in fondo al cuore perchè abbiamo dimenticato le parole per esprimerle??
Il libraio di Selinunte è una favola moderna che fa riflettere e affronta molte tematiche: oltre a sottolineare l'importanza del linguaggio ci parla della pochezza di chi ha paura e demonizza tutto ciò che è "strano" perchè diverso da noi. Ero in cerca di una lettura breve e leggera e ho trovato una piccola perla. Complimenti a Vecchioni, di cui non avevo mai letto niente, sicuramente leggerò altre cose scritte da lui.