Il guardiano dei sogni
Letteratura italiana
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Sogni celati, sogni custoditi.
«La sventura spesso accomuna i soggetti più disparati, mette assieme persone che altrimenti non avrebbero stretto alcun rapporto di conoscenza, risveglia sentimenti eccessivi, a volte abnormi, destinati però a svanire non appena si ristabilisce la normalità.»
Risvegliatosi a seguito di una grave crisi cardiaca sopraggiunta all’età di appena quarantadue anni che «era come il tradimento di una donna amata, un tradimento esibito a bella posta e seguito dalla derisione più crudele» perché oh vita, dopo quanto accaduto, mai nulla sarebbe più stato come prima, il giornalista non può che restare sorpreso da quella visione perché accanto al suo letto giace un uomo di impressionante magrezza, di statura superiore alla norma, dalla folta e lunga barba grigia e rossiccia, e dalla somiglianza impressionante con Lev Nikolaevic Tolstoj. Poche parole, un’identità rivelata nella figura del conte Antoni Stanislaw Augusto Dunin, figlio in seconde nozze di Miroslaw Dunin, grande condottiero di antica stirpe danese e di madre Potocki, una stranissima capacità, quella di leggere e custodire i sogni.
«Ma chi può dire con precisione dove si trova il limite tra quello stato di coscienza che tutti riconosciamo come realtà e altri stati non meno “reali” di quello delegato ai cinque sensi?»
Un conte unico nel suo genere, che prima suscita sensazioni di sfiducia, che invita a stare in guardia ma che poi riesce ad avere una grande influenza sul prossimo, sul decidere, sul fare, sul condizionare gli eventi, un conte capace di far riflettere sui valori della vita, su quel che davvero ha valore a discapito delle cose puerili a cui spesso diamo adito. Un uomo che tanto misteriosamente appare, tanto misteriosamente affascina con la sua dote e tanto ancora misteriosamente scompare. Ma chi è davvero costui? Ha realmente le capacità di cui sembra essere detentore? Qual è la sua storia? Come ritrovarlo?
Un viaggio, un’apparizione. Un luogo reale, una mera illusione?
«Qui si celebra lo spettacolo dei vivi e dei morti. Qui si celebrano i sette misteri dell’esistenza. Il primo è il nulla, il secondo è la vita, il terzo è la consapevolezza, il quarto è l’amore, il quinto è il sonno, il sesto la morte, e il settimo, il più grande di tutti, il dolore»
E sarà nella seconda parte che emergerà nella sua totale e completa forza l’essenza dell’opera nonché la risoluzione di quell’enigma che si snoda da dimensione onirica e dimensione tangibile e che ha quale protagonisti «Due corpi, una sola anima».
È un romanzo molto particolare “Il guardiano dei sogni” di Paolo Mauresing, un elaborato caratterizzato da protagonisti solidi e avvincenti che sanno incuriosire il conoscitore e che hanno la personalità tale da invitarlo ad andare avanti a non interrompere la discoperta delle vicende. Il testo si lascia esaurire in poco più di una giornata, alterna una prima parte in cui vengono introdotti i fatti principali e una seconda in cui, tassello dopo tassello, il puzzle viene ricostruito e non manca di affrontare tematiche importanti quali il senso della vita, i rapporti familiari, i legami, il sacrificio, il senso del dovere, la perdizione, la perdizione della propria strada a causa della guerra, la moralità, l’amicizia, la fedeltà. Il tutto è avvalorato dallo stile inconfondibile di un autore che sa mescolare le carte in tavola, confondere, intrigare e al contempo chiarificare gli eventi conducendo sino a quell’epilogo forte e delineato.
«C’è chi pensa di poter capire la pittura senza mai aver toccato un pennello. C’è chi parla con competenza della composizione dei colori senza aver mai polverizzato in un mortaio cinabro e ametista. Se non si è mai guardato nella profondità della materia, come si può credere nella sua illusoria proiezione?»
- ”Cos’altro mi resta da credere? Che cos stiamo a fare in questa vita, se non possiamo fare nulla?”
- “Essere vivi è già un’opportunità irripetibile”.
- “Un’opportunità?”
- “Essere vivi, tuttavia, non significa essere svegli”.
- “Vuol dire che noi viviamo come sonnambuli?”
- “Per la maggior parte della vita. E la nostra opportunità è quella di tentare di svegliarci. Solo nella veglia perfetta, infatti, possiamo sostenere di essere in grado di scegliere liberamente; altrimenti il nostro destino è quello di essere attratti dalla scelta che più si conforma alla nostra educazione e al nostro temperamento. Non c’è differenza tra il malvivente e l’uomo onesto. Tutti e due, infatti, soggiacciono alla propria natura. Non siamo neppure in grado di dare un giudizio morale. Per l’uomo onesto, il male è repellente, il malvivente, invece, ne subisce un’attrazione irresistibile. Molto spesso, però, l’attrazione non è così definita e la scelta si fa più difficile. Che cosa facciamo, infatti, quando non sappiamo deciderci, quando, malgrado tutti i ragionamenti, l’ago della bilancia non si sposta di un millimetro né da una né dall’altra parte? In questo caso ci affidiamo alla sorte, gettiamo in aria una monetina. O forse può succedere che il semplice consiglio distratto di qualcuno determini la nostra scelta e il nostro destino.”