Narrativa italiana Romanzi Il grande futuro
 

Il grande futuro Il grande futuro

Il grande futuro

Letteratura italiana

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Amal nasce su un’isola in cui è guerra tra Esercito Regolare e Neri, soldati che in una mano impugnano il fucile e nell’altra il libro sacro. Amal è l’ultimo, servo figlio di servi pescatori e migliore amico di Ahmed, figlio del signore del villaggio. Da piccolo, una mina lo sventra in petto e ora Amal porta un cuore non suo. Amal e Ahmed si promettono imperitura amicizia. Hassim, il padre di Amal, lascia il villaggio, portando con sé un segreto inconfessabile. Rimasto solo, Amal diventa preghiera, puro Islam, e resiste alla pressione dei reclutamenti. Resiste finché un’ombra misteriosa riapre in lui una ferita profonda. Allora si lascia arruolare. L’educazione militare lo fa guerriero, lo fa uomo. Lo prepara a trovare una sposa per generare un figlio. Ma è proprio questo l’unico destino consentito? Qual è il bene promesso? L’avventura di vivere finisce davvero con la strage del nemico?



Recensione della Redazione QLibri

 
Il grande futuro 2016-01-19 17:19:47 Valerio91
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    19 Gennaio, 2016
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Yin Yang

È forse in questo particolare periodo della Storia dell'umanità, che più siamo sensibili a quello che concerne la religione islamica e i suoi diversi tipi di seguaci.
Oltre a esserne spaventati, per mezzo della sua componente più estremista, che si tratti di Al Qaeda o del Califfato, siamo anche incuriositi. Vogliamo conoscere quel che ci fa paura, quel che ci troviamo ad affrontare ogni giorno, chi in prima linea, chi da spettatore. Ed è qui che romanzi come "Il grande futuro" di Giuseppe Catozzella trovano terreno fertile.
Lo stile dell'autore è scorrevole, magari non eccelso ma comunque piacevole. L'ho trovato un autore molto Coelhiano, per lunghi tratti, anche se forse è l'ambientazione ad accentuare questa sensazione. Credo di poter comunque dire che chi apprezza l'autore brasiliano, probabilmente apprezzerà anche Catozzella, almeno in questa sua ultima fatica.

Amal e Ahmed sono due ragazzini, migliori amici fin da quando erano piccoli, con un'unica differenza: la famiglia del primo fa da serva a quella del secondo. Questo non impedisce ai due giovani di condividere una profondissima amicizia, costellata da giochi, disubbidienze, rischi, primi amori e anche contrasti. La vita li porterà a dividersi, a prendere due strade completamente opposte, e sarà quella di Amal, il servo, che seguiremo passo passo.
Il giovane dal cuore diviso (letteralmente), sarà nel corso degli anni alla perenne ricerca della pace interiore. Proverà a trovarla nel lavoro, nell'amore, nella fede, nella guerra, che permeeranno a turno le varie fasi della sua vita e della sua crescita. Quale di queste cose avrà la meglio?
Il viaggio di Amal ci porterà a guardare dall'interno la parte più oscura dell'Islam, quella più estremista e violenta, che forse con la religione non ha molto a che fare. Ma ci farà conoscere anche la grande devozione dei veri credenti, che nulla hanno da condividere con i sanguinosi terroristi che siamo purtroppo abituati a conoscere. Giusto per ricordarci che non si può fare di tutta l'erba un fascio.
È un romanzo che pone l'accento sulle contrapposizioni, l'Islam devoto e quello estremista, per l'appunto; la fede come scelta contro quella che viene imposta; l'amore contro il pregiudizio e l'odio.
La guerra contro la pace. Guerra vera e propria, ma soprattutto, guerra come conflitto interiore.
Perché non importa se siamo cristiani, musulmani o buddisti, tutti ci troviamo a combattere una guerra continua contro noi stessi, alla perenne ricerca di ciò che è in grado di portarci alla felicità. Per raggiungerla non esiste una strada precisa; ogni individuo può raggiungerla soltanto percorrendo la propria strada, che è unica e personale.
Ma per percorrere una strada, bisogna pur sempre camminare.

"Volevo ricordarti che la felicità è un diritto di tutti, Amal. Ricorda queste parole, qualunque cosa accada la tua giovane vita. Hai diritto alla tua felicità. Se la cercherai, lei si farà trovare. Te lo prometto."

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Paulo Coelho, più specificamente L'Alchimista.
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Opinioni inserite: 2

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Il grande futuro 2019-08-19 12:44:45 Chiara77
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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    19 Agosto, 2019
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Futuro

“Il grande futuro” fa parte della Trilogia dell'Altro, tre romanzi di Giuseppe Catozzella che vogliono raccontare lo Straniero attraverso tre momenti topici: la Guerra, il Viaggio e l'Approdo.
Questo romanzo (che io ho letto per ultimo) dovrebbe quindi rappresentare il primo volume dell'ideale Trilogia, perché, appunto, racconta la guerra. Si tratta di una guerra molto lontana nello spazio rispetto a noi, eppure reale, della quale ci sono arrivate eco indefinite di distruzione e morte riportate dai mezzi di comunicazione.
L'autore, prima di scrivere il romanzo, ha voluto conoscere questa realtà in modo più concreto: si è recato al confine tra Kenia e Somalia ed ha preso contatti con alcuni giovani fondamentalisti islamici. Uno di loro gli ha raccontato la sua storia, che ha dato vita a questo romanzo.
Lo stile è volutamente fiabesco, la sintassi è estremamente lineare, le frasi sono formate da poche parole evocative. Sono stati intenzionalmente tolti dal testo i riferimenti spazio-temporali precisi. Catozzella ha infatti dichiarato, in alcune interviste che si possono facilmente trovare sul web, che questa scelta è nata dalla volontà di rendere la storia di Amal universale come una fiaba o una leggenda.
Tornando alla trama, il romanzo racconta la crescita e la formazione di un ragazzo nato in un villaggio africano, da qualche parte fra Somalia e Kenia. Ancora piccolo, il bambino salta in aria su una mina e miracolosamente sopravvive grazie ad un tempestivo intervento al cuore. La madre cambia il nome al bambino, che da Alì diventa Amal, Speranza. Amal cresce irrequieto: suo padre è un servo e anche a lui dovrebbe toccare quella sorte. Il suo migliore amico è anche il figlio del padrone di suo padre. Tutto ciò calato in una quotidianità fatta di violenza e di guerra. I due amici giocano sparando con un fucile, vanno a spiare i guerriere ribelli islamici, i Neri, che intanto rapiscono, picchiano, uccidono. Lo stesso fa anche l'Esercito Regolare: in realtà non vi è differenza fra il modus operandi delle due parti in guerra.
Amal compie un percorso molto difficile: in lui sono presenti due forze contrapposte, quella del bene e dell'amore e quella della rabbia cieca e della violenza. Le sperimenterà entrambe, fino in fondo.
Un romanzo che ci racconta dall'interno cosa vuol dire nascere e crescere in un Paese in guerra, dove è normale essere rapiti da bambini per andare a morire come martiri o “guerrieri di luce” oppure, se femmine, diventare le schiave sessuali di questi guerrieri. É normale nel senso che è un destino comune, di cui nessuno si scandalizza più, certo è una vita infelice, squallida e senza speranza. Una vita che toglie la voglia di vivere e fa desiderare di poter passare in Paradiso prima possibile, dopo aver compiuto i più feroci atti di violenza.
Fra i tre romanzi della Trilogia dell'Altro (che comprende anche “Non dirmi che hai paura” ed “E tu splendi”) questo è quello che mi è piaciuto di meno. Non sono riuscita ad entrare in empatia con il protagonista, forse a causa dello stile eccessivamente fiabesco che non permette un approfondito scavo psicologico là dove invece lo avrei sentito necessario. In ogni caso lo consiglio, è una storia che può arricchire il lettore riportando in forma romanzata anche un punto di vista diverso dal nostro e che alla fine si apre alla speranza ed al futuro.

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"Non dirmi che hai paura"
"E tu splendi" dello stesso autore
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Il grande futuro 2017-07-17 21:05:17 AndCor
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AndCor Opinione inserita da AndCor    17 Luglio, 2017
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Il panismo e il senso della guerra di liberazione

Nato nel deserto che divide la Somalia dal Kenya, Alì è un ragazzo che rimane coinvolto nella violentissima guerra locale tra l'Esercito Regolare e i Neri integralisti e paramilitari. Un piccolo servo, figlio di servi pescatori e migliore amico di Ahmed, figlio del signore del villaggio Said, che adora pescare e spiare furtivamente gli accampamenti dei Neri, finché un giorno l'esplosione di una mina lo costringe a un intervento delicato al cuore, e sua madre Fatima gli cambia il nome in Amal, perché "Se sei rimasto vivo vuol dire che c'è una speranza. E tu sarai quella speranza, finché vivrai. Sarai Amal. Luce su luce.". Insieme a Karima, serva al pari di Amal, i due ragazzi vivono la loro infanzia fra il mare, i sogni, il fucile di Said e gli oli profumati di Fatima: un'amicizia librata, dai contorni fiabeschi, ma che le pesanti tensioni attorno al villaggio hanno già deciso di riscrivere. Ne pagano dazio Hassim, padre di Amal, costretto a fuggire con l'aggravio di un segreto infamante, e Ahmed, che non resiste alla pressione del reclutamento bellico: rimasto solo, Amal ascolta il consiglio del mare di divenire puro Islam presso la Grande Moschea del Deserto, finché un’ombra del suo passato lo strappa dall'ascesi spirituale per trasformarlo in un feroce combattente armato. Si susseguono scontri violenti, razzie, devastazioni, ma l'inframezzo di una domanda esistenziale scuote con prepotenza l'animo mansueto del protagonista: "C'è un limite nella guerra di liberazione?, mi sorpresi a chiedermi. Oppure ogni cosa è da considerare mezzo, qua dentro, ogni persona strumento?".

Tra le mani, un romanzo di formazione rivisitato in chiave moderna e oscillante fra opposti incredibilmente capaci di coesistere pagina dopo pagina: guerra e pace, ricchezza e umiltà, razionale e irrazionale. In medio stat virtus, con la graduale e continua crescita interiore di Alì-Amal, che da un lato si distingue per l'innata docilità caratteriale e dall'altro si immerge diabolicamente nella ferocia di un massacro armato che genera solo morte e distruzione.
Da un'immersione, è contrastante l'emergere di un animo umano doppio e ambivalente, circondato da un mondo altrettanto meschino e opportunista, ma sempre con il desiderio di abbracciare quel 'grande futuro' al quale la nostra anima guarda con candore disilluso. In fin dei conti, "La felicità è un diritto di tutti, anche tuo.".

Una storia traboccante di grandi verità e grandi dolori, dove risulta complicato scindere il bene dal male, due antitesi mai tanto omogenee, e dove attualità, cultura, estremismi e conseguenze mal calcolate mettono in scena i loro volti più biechi.
La perfetta cornice ce la offre una scrittura fascinosa ed evocativa, in cui un tono dimesso e disadorno e frasi rapide e ricche di senso lasciano un'impronta significativa al pari della trama in sé.

Con l'origine del male nascosta dietro l'angolo, pronta a scatenare tutta la sua furia distruttrice, ma "Il nostro è un grande futuro.".

"E fu come non essere mai partiti."

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"Il cacciatore di aquiloni"
"Mille splendidi soli";
"E l'eco di rispose", tutti di Khaled Hosseini.
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