Il giorno prima della felicità
Letteratura italiana
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OSSERVARE, PENSARE, TRARRE CONCLUSIONI, AGIRE
Erri De Luca ha una scrittura che mi piace molto, ben definita senza tentennamenti un po' come il personaggio Don Gaetano, saturo di saggezza di esperienze di vita, come la guerra che lascia in eredità raccontando i fatti al ragazzo orfano lasciato in custoda da un padre che uccide la moglie per lavare l'onore e poi fuggitivo in America. Don Gaetano anticipa le mosse, come si fa con il gioco delle carte, senza sbagliarne una, ed è questo che rimprovero scherzosamente a De Luca, con l'espediente di leggere i pensieri delle persone; allora Don Gaetano non ha dubbi, capisce e agisce per il ragazzo e per la vedova e per i condomini. Sa quando il ragazzo deve essere iniziato all'amore, quando la vedova ha "bisogno" di uno dei due, senza che si ponga una domanda, un dubbio, se sia etico o meno se ne hanno voglia o no. Gli rimprovero la tempestività con cui intuisce il ritorno di Anna, dell'arma donata in caso di emergenza. Il ragazzo anche lui senza farsi domande accetta il sacrificio che Anna gli chiede. Perché è così che interpreto lo scritto; Anna, gli chiede di liberarla dal suo uomo maltrattante, e accetta il duello senza ma e senza se in nome di un amore sbocciato spontaneamente e mai vissuto pienamente anzi utilizzato per risolvere il problema e cambiare il destino all'improvviso. Detto questo ho amato tantissimo le considerazioni sul giorno prima della felicità; De Luca è un abile narratore, intreccia sapientemente i luoghi i personaggi e la storia. Credo che leggerò ancora libri scritti da lui.
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Colpita e affondata
Un modo di scrivere riflessivo e dalle sfumature nostalgiche caratterizza un po' quello che è lo stile dell'autore nel corso di questo libro.
Ogni singola vicenda narrata, dai racconti sulla guerra di Don Gaetano -che già di natura lasciano una scia malinconica-, alla vera e propria vita del protagonista hanno un retrogusto agrodolce.
Flashbacks riguardanti la guerra che spezzando la realtà narrativa arricchiscono anche le conoscenze storiche del lettore.
Tali racconti non fanno altro che caratterizzare il personaggio di Don Gaetano che colpisce per la sua saggezza e riflessività suscitando nel lettore ammirazione e interesse.
Con una scrittura schietta ma non fredda e spigolosa. è possibile trovare una sorta di "conforto" nella lettura di questo libro.
E' una compagnia lieve ma presente che necessita di meritata attenzione, ma che al contempo lascia una sorta di completezza a chi si lascia trasportare da questo libro.
Un'attenzione verso tutti le sfumature di un momento, di una condizione, ecco una caratteristica principale. Un'attenzione costante che aiuta il protagonista a superare degli ostacoli, alcuni dal punto di vista amoroso, e a crescere, infatti vedremo anche dei cambiamenti di pensiero in lui, anche nella sfera sentimentale.
Una visione del mondo napoletano del tempo, sia relativo alle vicende principali del libro, sia riguardanti le memorie della seconda guerra mondiale, ci dà modo di vedere il tutto da un preciso punto di vista, Napoli.
La presenza di personaggi che parlano in napoletano, i dettagli riguardanti l'infanzia dei quartieri descritti, le abitudini e i modi di fare delle donne delimitano il corso della storia, evitando di rendere il romanzo vago e dispersivo.
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Lo smilzo diventa uomo...
Erri De Luca sa scrivere, conosce le parole e sa raccontare una storia.
È delicato, lieve...
La sua scrittura è decisamente poetica...ed io, generalmente, quando un libro è scritto in questo modo...mi annoio!
Me ne accorgo perché, mentre sto leggendo, mi viene da pensare ad altro, divago, mi perdo...
In effetti durante le prime 30/40 pagine di questo romanzo ho faticato per mantenere viva l'attenzione... poi...non so...la storia mi ha catturato, mi ha anche emozionato...o, forse, ho semplicemente imparato a cercare la vibrazione nascosta sotto la poesia...e l'ho trovata.
Si cambia, si cresce anche come lettori...
Ho amato la sua "napoletanità"...stranamente!
Dico stranamente perché non essendo napoletana, ovviamente, non mi ci rispecchio...ma ho trovato ugualmente odori, sapori ed espressioni di un passato universale, che ci accomuna tutti.
È un romanzo breve, ma denso di storia, di amore, di onore...c'è la guerra, il dopoguerra, l'iniziazione amorosa di un adolescente...e c'è Don Gaetano...protagonista assoluto del libro!
Il primo libro che lessi di questo autore ("I pesci non chiudono gli occhi") non mi piacque affatto...sono contenta di avergli dato un'altra possibilità.
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Una storia magica
"Il giorno prima della felicità" è un romanzo raccontato in prima persona dal protagonista, basato su una storia vera, la storia della grande città di Napoli durante la seconda guerra mondiale e nel dopoguerra; una città caotica fra cielo, mare e Vesuvio.
Il racconto narra di un ragazzo orfano, chiamato "Smilzo" o "a scigna", che ha come maestro di vita Don Gaetano, il portinaio del suo palazzo, uomo saggio e vissuto, capace di leggere i pensieri della gente. Il ragazzo durante la sua umile e semplice vita, grazie a Don Gaetano, riesce a imparare sempre più cose e si sente arricchito sempre di più, ogni giorno che passa.
Don Gaetano cerca di insegnare la vita al ragazzo. Gli insegna a giocare a scopa, a svolgere lavoretti da idraulico, muratore e elettricista, a come mettersi in gioco e gli fa conoscere l'amico pescatore; gli racconta i segreti di Napoli durante i suoi giorni di ribellione contro i nazzisti oppressori, la liberazione grazie ai soldati statunitensi e la storia di un ebreo che durante le rappresaglie si nasconde in un sotterraneo, protetto dal portinaio. Don Gaetano racconta i suoi viaggi immersi nella natura dell'Argentina, e vuole far capire al ragazzo che la felicità non va cercata, ma si può solo aspettare, e quando arriva non ci si ricorda più del tempo che abbiamo atteso tanto.
Per il ragazzo la felicità arriva quando rivede Anna, la bambina del terzo piano che da piccolo ammirava dal cortile, e che cercava di raggiungere tutte le volte che si arrampicava a recuperare i palloni persi, nel tentativo di farsi notare. I due si danno appuntamento e quando si rivedono scendono nello stanzino sottoterra, il nascondiglio dell'ebreo, e fanno l'amore. Anna è una ragazza autistica che non parla mai con nessuno, ma con lo smilzo tira fuori tutta la sua passione, fino a quasi strangolarlo. Anna se ne va e il ragazzo spera di rivederla, ma non la aspetta; subito dopo chiede consiglio a Don Gaetano, che è contento per lui ma gli rivela che Anna è già promessa sposa a un camorrista, attualmente in galera; così dona allo Smilzo un coltello per difendersi.
Un giorno il ragazzo vince per la prima volta a scopa contro Don Gaetano; quel giorno il camorrista lo viene a cercare seguito dalla disperata Anna e vuole duellare. I due si scontrano e lo Smilzo ha la meglio.
Don Gaetano accorre e decide di accompagnare il ragazzo al porto sul mare, in modo da nasconderlo alle guardie ; gli ripete la frase che gli diceva da quando era solo un bambino e perdeva a scopa: "t'aggia'mparà e t'aggia perdere" (quando ti avrò insegnato, ti dovrò abbandonare). Nell'atmosfera del vento e delle onde che si infrangono sugli scogli, Don Gaetano regala allo Smilzo un biglietto di sola andata per l'Argentina, dei soldi risparmiati, un mazzo di carte napoletane e un dizionario di spagnolo.
E' commovente l'addio che il ragazzo dà a Napoli, la sua città maestra, colei che gli ha donato tutte le esperienze che ha vissuto fin'ora e l'ha reso ormai l'uomo che è. Il ragazzo nella nave immagina le luci dei lampioni come se fossero tanti fazzoletti bianchi, e attorno a lui i passeggeri piangono. Mi ha colpito inoltre come l'autore abbia scelto, credo spontaneamente, di non descrivere la scena del saluto fra il protagonista e Don Gaetano, come a evidenziare questo distacco che c'è nell'amore reciproco fra queste due persone. Sembra che il ragazzo sia figlio solo della città, e non dell'uomo che l'ha accudito per tutti questi anni.
Questo libro mi è piaciuto moltissimo, perchè l'ho trovato molto profondo. E' una sorta di poesia e adoro il fascino di questo stile di scrittura, che riesce a descrivere tutto quanto con così poche parole, che però sono molto spesse e concise.
Le frasi esprimono una grande forza e le metafore fanno pensare; infatti ho impegnato tanto tempo a leggere questo libro, perchè ad ogni punto bisogna fermarsi a riflettere. Mi sono piaciute molto anche le forme dialettali che Erri De Luca inserisce nei dialoghi, e mi è piaciuta ancor di più la descrizione reale di Napoli, una città di grande bellezza con i suoi pro e i suoi contro. Una città in cui nei vicoli i napoletani si sentono quasi prigionieri, ma a cui il mare riesce a donare un pezzo di libertà.
Colpiscono molto i racconti sulla guerra di Don Gaetano, e colpisce molto anche la passione che viene sprigionata dalla descrizione delle scene di sesso.
Inoltre mi ha fatto molto riflettere la parte in cui Don Gaetano rivela al ragazzo, dopo anni di silenzio, l'identità dei suoi genitori: la madre si innamorò di un soldato americano e il padre, furioso, la uccise e partì per l'America. Il ragazzo in questo punto si sente negato un pezzo di libertà: la libertà di essere chi voleva e di non assomigliare a nessuno. Chi ha dei genitori, infatti, trova spesso dei punti di somiglianza con essi, e deve per forza rispecchiarsi in loro, togliendosi la libertà di cominciare "da zero". Lo Smilzo, non volendosi rispecchiare ne' in una puttana, ne' in un assassino, decide di non pensarci più, e di vivere la vita come l'ha sempre vissuta.
Fortissima è la descrizione della rivolta raccontata da Don Gaetano:
"...Un momento stai davanti a tutti, poi altri ti superano, qualcuno cade morto e gli altri continuano in nome suo quello che è iniziato. E' una cosa che somiglia alla musica. Ognuno suona uno strumento e quello che ne viene fuori non è la somma dei suonatori ma è la musica, una corrente che si muove a onde, scortica il mare, è una fame che ti fa vedere il pane buttato a terra, e tu lo lasci a un altro, una madre che passa un sasso al figlio, la commozione che fa salire agli occhi il sangue e non le lacrime. Non te la so spiegare la Rivolta. Se ti troverai dentro di una, la farai e non somiglierà a questa che ti racconto. Eppure sarà uguale, perchè sono tutte sorelle le rivolte di popolo contro le forze armate. "
Un racconto molto reale, che ci offre uno spaccato indimenticabile della storia d'Italia.
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Gaetano e lo Smilzo
Napoli benedice l’'amicizia tra un ragazzino rimasto solo e un uomo dalla grande saggezza.
Costui persona umile e gentile, portiere di un palazzo, mai altezzoso o arrogante nell’ergersi a guida, gran conoscitore del mondo e della gente. Leggenda vuole che sia in possesso di prodigiose capacità, come quella di captare gli altrui pensieri.
In realtà Don Gaetano sguazza nel mondo circostante come pochi altri, sa leggere nel cuore delle persone senza aver bisogno di alcuna capacità profetica.
Con fare sornione introduce quel ragazzino sparuto -chiamato lo Smilzo- all'età adulta, ponendosi come amico e padre putativo.
Affamato di sapere e volenteroso, rimasto solo troppo presto, il ragazzo non lancia strali verso il destino infame, bensì ribalta le carte in tavola trasformando la sfortuna in un flusso di speranza sotto l'egida di quell’uomo mosso da un altruismo commovente, appreso durante la guerra, mentre i tedeschi fomentavano il terrore all'ombra del Vesuvio.
Si consuma un percorso di crescita in cui le orme lasciate dal mentore vengono nuovamente solcate da quello che potrebbe essere il suo successore.
Tutt' intorno una Napoli viva e solare, nonostante le ferite riportate durante un conflitto riferito in racconti spesso dolorosi, ma anche eroici e allegri, sopravvissuti all’oblio generato dallo scorrere del tempo, conservati da una memoria storica impressa a fuoco nell'anima di tante, troppe, persone.
La città partenopea si riflette nella prosa di De Luca, che è commistione riuscita tra dialetto autoctono e lingua italiana.
Un ibrido verbale capace di creare passaggi di grande profondità, battute folgoranti e aforismi tutt'altro che banali.
Semmai a latitare un poco è la storia, seppur il bilanciamento tra ironia e tragedia sia sempre adeguatamente composto dall'autore, bravo ad incarnare il carattere dissacrante e al tempo stesso composto della cornice geografica, luogo in cui il ragazzino si fa uomo conoscendo il piacere del sesso, la passione dell’amore e la paura del sangue. Non senza dimenticare gli amati libri, maestri di vita quanto l’uomo che al suo fianco lo instrada con ferma dolcezza.
L’infatuazione per la bella Anna viaggia seguendo coordinate spiazzanti, a dimostrazione che spesso l’amore infantile/adolescenziale è idealizzato sino a diventare chimera. Se non altro ennesimo utile tassello per una presa di coscienza basilare, per una crescita indispensabile in perpetuo divenire.
Fino a raggiungere una nave pronta a solcare l’oceano, il bambino si è fatto uomo.
Ora sarà artefice del suo destino.
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Il giorno prima della felicità
“
Anna: "Hai paura?"
Smilzo: "Sì."
Anna: "Di me?"
Smilzo: "Sì e nessun coraggio sarà bello come questa paura."
Tu sai stare a sentire. Questa è la prima qualità di chi deve parlare.
”
Un libro che definirei concentrato e non breve, perché la capacità di sintesi di Erri De Luca è unica quanto la scelta di comporre frasi che ti penetrano dentro. Non a caso ho citato questi passi del libro, per sperare di colpire chi le legge…Non sono frasi d’amore o di circostanza, sono frasi di vita, parole semplici, ma forti. Così scrive Erri De Luca, in toni che non condannano, ma che fanno comprendere la sostanza delle cose ed il valore dei principi morali. Ogni suo libro è una raccolta di aforismi e citazioni! Quella che definirei prosa totalmente impregnata di poesia.
“Il giorno prima della felicità” è la storia di un uomo Don Gaetano, semplice ma in realtà con un’esperienza di vita non indifferente, che cerca di trasmettere il mestiere della “vita” ad un giovane orfano chiamato “Smilzo”. Lo scenario è la Napoli degli anni cinquanta, bella ma difficile poiché si sta risvegliando dalla guerra e dall’occupazione.
Smilzo non sa nulla o meglio crede di non sapere nulla della vita, per cui ha tutte le premesse per apprendere (come disse Socrate “sapiente è colui che sa di non sapere”): apprendere l’arte del mestiere, la felicità e per finire l’amore. Don Gaetano invece sa il fatto suo, conosce tutti i mestieri della cosiddetta “manovalanza”, ha imparato sulla sua pelle cosa significa la sofferenza, subire i torti e la stupidità (la cattiveria di Napoli è figlia dell’ignoranza). Don Gaetano conduce il suo “figlioccio” Smilzo sul trapasso dell’adolescenza, ed in men che non si dica, il ragazzo diventa uomo. L’incontro con il lato femminile, lo porterà ad intraprendere l’intricato cammino dell’amore e del sesso ma soprattutto a designare il suo futuro, ad avere coraggio prima verso se stesso e poi verso la vita. Smilzo capisce l’importanza dell’agire con chi, della parola (soprattutto per quell’epoca) non ne sa fare uso. Ecco che per prendersi ciò che vuole e per difendere ciò che ama, lo Smilzo conoscerà ciò che Erri De Luca definisce il “sangue”.
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EDUCARE ALLA VITA
Avete presente il mare cristallino d’estate? Immaginate di essere su una spiaggia, da soli, alle prime luci dell’alba, quando il sole sale dal mare e si vedono tutti gli scintilli sull'acqua, sentite quella sensazione di pace e di bellezza? E’ la stessa sensazione che ho provato io leggendo questo libro fantastico.
Adoro lo stile di De Luca, pulito ed essenziale, la logica della “lingua” napoletana trasformata e resa fruibile a tutti, la filosofia dietro questa “lingua” che da sola è insegnamento e modo di pensare.
Eccezionale la figura di Don Gaetano, filosofia pura, la guida e il faro nella vita dello Smilzo, fa crescere il ragazzo, che rapito dal suo magnetismo ascolta i suoi racconti di vita. Ci insegna l’importanza dell’educare che etimologicamente significa appunto “tirar fuori ciò che sta dentro”, “condurre”. Don Raimondo, il libraio, educa con i libri: “Il vuoto in faccia a un muro, lasciato da una libreria venduta, è il più profondo che conosco. Porto via con me i libri mandati in esilio, do loro una seconda vita”.
Un romanzo sul rispetto, sull'amore, sulla vita, un destino parallelo che porterà ad una sorpresa finale, affrontare la vita a testa alta, senza timori o paure. Don Gaetano è sempre li, fino alla fine, ha già capito tutto, lui sa, capisce le persone.
Il giorno prima della felicità è la felicità stessa? E’ quello che ci porterà ad essere pieni e felici?
E’ un libro, come altri di De Luca, che mi ha profondamente toccato ricordandomi l’ultimo periodo di vita di mio nonno, una scena in particolare, quando una sera mi raccontò della sua esperienza di vita in Africa, durante la guerra. Mio nonno morì qualche mese dopo, il ricordo di quella sera sarà con me per sempre, come il nome Riccardo che condividevamo, come questo libro e la commozione che ho provato nel leggerlo.
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ARIA DI NAPOLI
“Il napoletano [dialetto] è romanzesco, fa spalancare le orecchie e pure gli occhi.”
Come dare torto all’autore che del napoletano italianizzato ha fatto poesia?
Accostamenti di termini insoliti che dipingono immagini comuni colorandole di luce nuova, questo è lo stile di Erri De Luca che in IL GIORNO PRIMA DELLA FELICITA’ racconta la storia di due orfani, uomo l’uno ragazzo l’altro, portiere di palazzo l’uno studente l’altro. Don Gaetano è l’iniziatore del giovane “guaglione” all’età critica dell’adolescenza, alla sessualità, al rapporto complesso con la ragazza, Anna, promessa ad un carcerato poco raccomadabile. Il ruolo di maestro di vita è esplicato però dal basso, dalle storie quotidiane, dai racconti della resistenza napoletana ai tedeschi. Sottile il paragone tra gli scritti di Platone e i racconti di don Gaetano:
“Lo scrittore dev’essere più piccolo della materia che racconta. Si deve vedere che la storia gli scappa da tutte le parti e che lui ne raccoglie solo un poco. Chi legge ha il gusto dell’abbondanza che trabocca oltre lo scrittore. Con Platone invece la storia sta chiusa tutta dentro il suo recinto, lui non lascia scappare fuori nessun guizzo di vita indipendente. I suoi dialoghi sono schierati in fila per due, botta e risposta, e avanti march.”
Don Gaetano è l’uomo di Napoli, quello cristallizzato da Eduardo De Filippo, che racconta Napoli attraverso le piccole cose, attraverso lo sguardo di quelli che “devono vedere tutto non come i ricchi che vedono solo ciò che vogliono”. Ha la capacità di leggere i pensieri e prevedere il futuro che però non ha nulla di paranormale, è la capacità di leggere la gente attraverso lo sguardo, un semplice movimento, un’espressione del volto. Una capacità affinata nel tempo da una persona che ha visto il mondo e ha imparato a conoscerlo da solo.
La trama è semplice, lineare e lenta, i colpi di scena prevedibili perché non è sulla trama che si fonda il racconto, ma su una crescita interiore di cui il lettore diventa testimone. Non ho trovato una collocazione precisa dei dialoghi con l’inquilino La Capa che ricalcano un po’ il teatro di Eduardo senza però rimarcare, al contrario di quest’ultimo, una finalità alla trama o al tema se non una divertente e piacevole distrazione.
Lo stile è semplicemente NAPOLETANO nei dialoghi e per napoletano non intendo dire che sia scritto in dialetto, ma ha il colore di Napoli: l’ironia sottile, la saggezza “povera”, l’umiltà dell’animo.
Ci sono AUTORI in grado di tenere incollati al libro a colpi di colpi di scena (scusate il gioco di parole) e ci sono SCRITTORI capaci di accarezzare lentamente con pennellate ai sentimenti e alle atmosfere. Se poi sono atmosfere di Napoli, la Napoli di Eduardo…
...scusatemi ma sono di parte!
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Il pittore
“Ci voltammo a vedere la città prima d'infilarci dentro. In mezzo al golfo c'era all'ancora una portaerei americana, intorno s'inseguivano cento barchette a vela in corsa tra le boe. Con tutto il mare intorno si affollavano in un piccolo spazio. Pure le storie di don Gaetano erano assai e stavano in una persona sola. Lui diceva perché aveva vissuto in basso, e le storie sono acque che vanno in fondo alla discesa. Un uomo è un bacino di raccolta delle storie, più sta in fondo più ne riceve”.
Erri De Luca non scrive: dipinge.
Prende una manciata tra parole e segni grammaticali, e stende sul foglio. E lì le frasi acquistano i loro colori, pennellate che compongono più immagini... Periodi brevi, che però riescono a spiegare tanto: una storia, l'umore della natura in un particolare momento, le sensazioni degli uomini fatti di carne fragile e predisposizione agli attimi che fuggono o che furono...
Lo smilzo ragazzino che insegue il pallone, infilatosi in una fenditura tra le gambe della statua di Ruggiero il normanno, è convinto di aver trovato – in quel particolare punto del cortile, all'apparenza irraggiungibile – un segreto di cui solo lui è a conoscenza. Di certo non lo sa nemmeno don Gaetano.
E invece don Gaetano – l'uomo di mondo che ora è portiere di quel condominio – lo sa, eccome! Perché in quella stanza sotterranea che si scopre spostando una piccola botola, nella lunga estate del '43 ha “custodito” un uomo, ebreo, avvolgendolo in un indistruttibile silenzio e riportandolo alla luce del sole dopo mesi, all'arrivo degli Alleati in una Napoli prostrata. Insieme guardarono il cielo, quel giorno, entrambi vivi.
Ma don Gaetano, dall'alto della sua saggezza pratica, sa proteggere gli uomini anche in tempo di pace... e anche quando sono ancora ragazzini. E' grazie a lui che “'a scimmia” – così lo chiamano i compagni delle partite di pallone, per la sua agilità – si affaccia alle soglie della vita da adulto e inizia ad imparare cose: a raccontare storie, pescare, giocare a scopa, capire gli istinti del sesso, fare lavoretti di elettricità e idraulica, convincersi che il batticuore di un bambino può tornare come amore in età adulta, prepararsi a vivere...
Forse don Gaetano può prevedere persino che un giorno la stanza sotterranea e sconosciuta a tutti diventerà l'alcova di una storia d'amore impossibile, una storia che viene a riprendersi quel ragazzino diventato un po' più grande...
Di fronte a uno stile di scrittura così personale, può succedere di inebriarsi, e percepire persino i vuoti nella tela come un “pieno”.
Allora non si riescono a contestare le mancanze di misura di alcuni dialoghi, specie dialettali, né il tratto così veloce da sembrare parziale. Perché è ciò che l'autore paga per essere se stesso, e lo dice espressamente, in un passo nel quale finge di rimproverare la “pignoleria” di Platone e invece spiega la sua concezione della scrittura:
“Lo scrittore deve essere più piccolo della materia che racconta. Si deve vedere che la storia gli scappa da tutte le parti e che lui ne raccoglie solo un poco. Chi legge ha il gusto di quell'abbondanza che trabocca oltre lo scrittore”.
Tutto si può dire. Però, se si potesse guardare la penna che ha in mano Erri De Luca quando scrive, ci si accorgerebbe che in realtà è un pennello...
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La vita, che strano mare.
Volando sulle parole di De Luca arrivate a Napoli.
Siete a Napoli, pochi anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Siete un ragazzo che è vissuto senza genitori, e che si sente figlio della città.
Amate la scuola: infatti leggete e studiate tantissimo.
E, come tutti i ragazzi, avete un amore: Anna, una bambina che mentre giocate a pallone nel cortile, vi osserva dalla finestra.
Ma un giorno Anna scompare e di lei altro non vi è rimasto che un ricordo.
Nel frattempo, lavorate nella portineria del palazzo dove viveva Anna, assieme a don Gaetano, un uomo che si prende cura di voi e che vi insegna a vivere; raccontandovi soprattutto dei fatti avvenuti durante la liberazione della città; quando a Napoli arrivarono gli alleati, di fatto la città era già libera grazie alla popolazione che aveva attuato una rivolta.
E voi ascoltate, annuite, comprendete.
E non potete far altro che innamorarvi di Napoli e dei suoi nascondigli di tufo.
Un giorno, però, quando ormai siete quasi uomini – state per compiere diciotto anni! – Anna ritorna, e con lei tutti i sogni dell’infanzia…
E vi chiedete: quando arriva la felicità? Ce ne accorgiamo? Esiste un “giorno prima”?
Lo stile di De Luca rende la storia scorrevole, piacevole, leggera; commovente in alcuni punti e in altri più divertente: infatti spesso vi si dipingerà un sorriso sul volto.
Improvvisamente però tutto viene stravolto e catapultato in un finale tragico, ma comunque speranzoso.
E arrivati al finale, voi continuerete a viaggiare con la mente.
Da leggere se amate De Luca; anche se ho preferito “I pesci non chiudono gli occhi”. Buona lettura!