Narrativa italiana Romanzi Il gatto cosmico di Paul Klee
 

Il gatto cosmico di Paul Klee Il gatto cosmico di Paul Klee

Il gatto cosmico di Paul Klee

Letteratura italiana

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«Per i gatti che amano l'arte, per gli artisti che amano i gatti, per coloro che amano entrambi.» Alieno. E per questo più amato da Klee. Creatura simbolo di una dimensione "altra"di cui è l'enigmatico custode. Protagonista della vita e dell'opera di un artista tra i sommi dell'arte, ancora per molti versi sconosciuto, lo vedremo accompagnare la sua grande avventura esistenziale ed artistica trasformandosi nel tempo da benevolo spirito della casa a maestoso dio felino fino all'Angelo Vegliante, custode e signore della Soglia oltre la quale "batte il cuore della Creazione". Il Segreto Ultimo - dice Klee - oltre il quale la luce dell'intelletto si spegne miseramente.



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Il gatto cosmico di Paul Klee 2016-04-24 11:39:07 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    24 Aprile, 2016
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Nuggi, Fripouille & Bimbo

Paul Klee, Munchenbuchsee 18 dicembre 1879 – Muralto 29 giugno 1940, di madre svizzera e padre tedesco, entrambe musicisti, è stato uno dei precursori nonché fondatore dell’astrattismo.

La sua vita è stata finalizzata alla ricerca, alla continua riscoperta del colore, della misticità, elemento essenziale per una personalità così eclettica, libera e sensitiva quale quella dell’artista. Il suo disegno non si è mai sostanziato nel riprodurre le apparenze, com’era sovente affermare “basta un fotografo per questo”. Egli scriveva sulla “fronte e sulle labbra” rendendo i visi disegnati “più veri che i veri”(p. 13). Mirava a rendere visibile ciò che si cela nel visibile, a scoprirne il nucleo essenziale; il cui cuore altro non è che il colore, la forma. Spesso, proprio per questo, le sue bozze sono state criticate, sminuite, paragonate a disegni degli infanti. Dovrà aspettare l’età adulta per riceverne riconoscimento.

Altro tassello necessario della vita di Klee è la libertà, bisogno ma anche essenza di vita. Acconsente a sposarsi e persino ad avere un figlio (Felix) di cui si occupa in tutto e per tutto, facendogli da madre, da padre, da balia, da cuoco, da lavandaio mentre la consorte usciva per lavoro (cosa assolutamente inconcepibile per il vicinato che il marito provvedesse alle faccende domestiche e la moglie Lily lavorasse) ma senza mai approfondire l’aspetto affettivo, perché consapevole che oltrepassare questo confine avrebbe significato rinunciare a quella condizione indispensabile al suo essere. Gli unici veri compagni di quel pittore solitario sono stati quei felini che singoli o plurimi, discreti, riservati, o orgogliosi, si accingevano ad abitare con l’uomo rappresentandone altresì quel bene supremo così intangibile, protetto, di cui si facevano emblema, portavoce.

L’analisi di Paul è stata altresì avvalorata da due viaggi, quello a Tunisi dove Klee si è fatto punto cosmico diventando tutt’uno con il colore che lo possiede, lo pervade, e quello in Egitto dove rafforzato è l’aspetto metafisico, dove spazio sempre maggiore trova la teoria dei Quanti, ma dove anche si conformeranno molte delle sue intuizioni, tra le quali, emergono il concetto della legge del continuo divenire, l’eterno ritorno nell’accordo tra vita e morte, il senso dell’immenso, oceanico scorrere del Tempo. Il maestro, secondo dette rivelazioni, non è altro che “un frammento di Natura, l’artista contemporaneo deve [..] incorporare nell’oggetto l’interiorità, le reazioni, le funzioni vitali, le leggi della sua esistenza con l’accordo cosmico, la terra e gli astri” (p. 86).

Un uomo di poche parole e solitario come Klee considera l’amicizia un lusso che gli farebbe perdere tempo, avendo, questa, bisogno di conferme, eppure tra i suoi amici figurano: Rainer Maria Rilke, Franz Marc, Vasilij Kandinskij ed Ernst Kirchner, ovvero, un poeta tra tre pittori ed un pittore/musicista (Klee stesso) tutti inoltre accomunati, dal caso o meno, dall’affezione incondizionata per l’animale felino.

E se il protagonista di Marina Alberghini piuttosto che di astratto preferisce usare il termine “assoluto” in forza del fatto che “la realtà concreta sta invisibilmente alla base dell’opera” (p. 71), per Kandinskij questa è fuori dal tempo, la sua creazione e il suo divenire è ignorato, l’uomo non ne fa parte. Alla base del pensiero di entrambe vi è il presupposto che “i colori devono farsi musica perché l’arte divenga astratta”. La musica è parte di Paul, è il luogo della sua riflessione, dove il tempo assume la sua forma.

Vive le due guerre ed in particolare dalla Seconda si sente tradito, radiato da quella Germania in cui ha vissuto ed insegnato per tanti anni. A tal proposito significativo è l’autoritratto intitolato “Cancellato dalla lista” in cui si raffigura con occhi chiusi e labbra serrate, elementi sui quali viene apposta una grande e marcata X perché a seguito dei fatti che hanno colpito la sua patria egli non può più parlare, ne vedere, né dunque essere, senziente, parte dell’umanità.

Vive la morte come una fase trascendente, il passaggio da un mondo conosciuto ad un altro di assoluto mistero. Crede in un mondo ultraterreno in parte seguendo la teologia egizia, in parte quella di Plotino e Platone. Il suo amore per felini non manca nemmeno in questi ultimi anni, caratterizzati da un micione tutto particolare; Bimbo che lo accompagnerà nel suo ultimo viaggio e che tra tutti – Nuggi, Fripouille – sarà l’unico a poter riposare sui disegni del padre umano, a poter salire sulle sue spalle, perché mentre Nuggi è stato il compagno della sua giovinezza quando la sua avventura era ancora tutta da vivere e Fripouille è stato il complice e il testimone di questa, Bimbo ne vedrà la fine e segnerà il passaggio ad un nuovo, importante e sconosciuto venire.

Ci saluta così questo eclettico pittore, poeta, musicista che ha fatto dell’arte un discorso sulla realtà e non mera e semplice riproduzione, ovvero lasciandoci un piccolo patrimonio artistico ma anche un significativo messaggio umano, lui che ha fatto del legame con i felini elemento essenziale della sua quotidianità, della sua ricerca, della sua essenza.

Un’altra piccola perla di Marina Alberghini, incentrata questa volta in un periodo storico successivo rispetto a quello che le è proprio in opere quali “Il gatto miton” e “Suzan Valadon” ma non per questo meno meritevole, anzi.

Stilisticamente l’elaborato è ricco di approfondimenti sul pensiero artistico non solo di Paul ma anche di altri esponenti dell’epoca riservando delle analisi e sunti di quelle che erano le ideologie di queste personalità. Interessante anche il rapporto uomo-animale, vissuto in modo diverso – anche in questo caso – rispetto che alle descrizioni presenti nei titoli sopra citati, eppure capace di catturare il lettore che pagina dopo pagina resta sempre più affascinato non solo dell’umano quanto anche da questi tre esponenti animali enunciati.

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