Il fantasma di piazza Statuto
Letteratura italiana
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Le indagini della vedova Annetta
Può capitare di passare notti insonni, o meglio come trascorrere il tempo in quelle notte lunghe in cui non si riesce a chiudere occhio? Annetta, la protagonista de Il fantasma di Piazza Statuto di Massimo Tallone ha capito perfettamente come occupare l’eterna catena di minuti che separano la notte dal giorno. Cosa fa? Semplice, l’arzilla ultrasettantenne rimane nel suo divano-lettuccio ascoltando gli strani rumori e fruscii provenienti dalla casa del suo vicino, quella del defunto pittore Ettore Doro. L’artista è morto da tempo, e la sua abitazione è occupata da sua sorella Maria e dal taciturno figlio di lei, l’emaciato Corrado. Lei passa i giorni a riordinare le carte e le opere del fratello morto, il nipote è disinteressato in modo totale e non a caso vive le sue giornate davanti al computer a fare cosa, nessuno sa. La notte mentre tutti dormono Annetta, con la mente lucida come non mai, ascolta qualcuno che nello studio accanto cerca e sfoglia in modo ossessivo le carte del pittore. Ma chi è che ogni notte si intrufola in quella stanza? Un ladro, un parente del defunto alla ricerca di qualche tesoro artistico nascosto o il fantasma di Ettore Doro? Annetta non si dà pace, e la sua determinazione a trovare una spiegazione la porta ad assodare Angelo Piola un esperto occultista torinese. All’inizio Piola non la prende sul serio, anzi la ritiene poco attendibile e anche un po’ svitata, ma poi quando il povero Corrado viene trovato cadavere, ruzzolato giù dalle scale non si sa come, l’esperto di esoterismo comincia a sommare tutte le informazioni che le’ex portinaia gli passa. Con la sua comica spontaneità ci porta dentro ai salotti di Torino, dove, accanto a Maria Doro compaiono giornalisti stropicciati come Tom Sanelli, galleriste come la prorompente Ivana Musso che più che esperte d’arte assomigliano a delle pin-up alla ricerca di uomini e ancora sensitive in contatto con le presenze dell’aldilà, ed esperte di teosofia. Tallone non tralascia nulla in questo libro e tra i diversi attori narrativi troviamo due giovani (Corrado e l’amico Marcello) un po’ amorfi, taciturni, solitari, del tutto persi nel mondo del web. Loro sono il ritratto di una gioventù che ha perso un po’ troppo i contatti con la realtà concreta, quella fatta dal contatto e dal dialogo con le altre persone, per lasciarsi fagocitare in modo quasi completo dalla dimensione virtuale. L’intreccio narrativo scorre veloce ed è reso ancora più coinvolgente e intrigante dall’inserimento di tragicomiche sedute spiritiche evocanti ectoplasmi parlanti e dalla presenza più o meno materica di fantasmi. Questo libro è un curioso giallo che hai nei panni del detective in gonnella una donna comune, di umili origini. La simpatica e un filino logorroica settantenne vedova Annetta, alla quale è impossibile non affezionarsi, è la voce narrante della storia, che attraverso una sguardo puro e un parlare semplice, trascina chi legge nel misterioso mondo della famiglia Doro. Annetta incarna la vispa donna di una certa età dalla formazione culturale umile che nonostante non abbia i mezzi e le conoscenze degli investigatori o la cultura elevata degli intellettuali incontrati in casa Doro, riesce a trovare tutti gli indizi utili da fornire a Piola per risolvere l’omicidio del giovane Corrado. Il tutto si sviluppa in una Torino ammantata da una perenne ombra che le dona un senso di durevole oscurità incombente sulle case e sugli animi dei personaggi. I vari protagonisti sono una evidente rappresentazione dei molteplici caratteri di quella che per l’autore è la pura “torinesità”, in perenne bilico tra il dubbio e la curiosità, tra la fascinazione per l’esoterico e l’approccio razionale alla realtà cittadina. A dare man forte a questa caratteristica c’è poi la mitica Piazza Statuto, uno dei più importanti slarghi di Torino, luogo di passaggio dalla luce alle tenebre, attorno al quale da sempre ruotano vicende storiche. Qui, infatti, fu messa la ghigliottina e il nome del piazzale è un esplicito omaggio allo Statuto Albertino. Ma non solo è anche un luogo in cui misteri e leggende l’hanno resa nel tempo uno delle piazze più seducenti e misteriosi del capoluogo sabaudo.
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Il fantasma di piazza Statuto - Commento di Bruno
Massimo Tallone, scrittore di gialli, confeziona un romanzo ironico su Torino capitale della magia nera, contrapponendo alla descrizione dell’ambiente borghese – quello dei Doro, una famiglia che vanta il defunto pittore Ettore, e delle loro frequentazioni – la figura (vincente) di un’anziana signora del popolo: la governante Annetta, che s’improvvisa “ghostbuster” e détective.
Annetta soffre d’insonnia e, abitando nell’appartamento confinante con quello dei Doro, ogni notte avverte la presenza di un fantasma: “Da quando il signor Ettore è morto, la signora Maria ha proibito a tutti di salire allo studio. Ci va solo lei.” Di chi altro, se non di uno spirito potrebbero essere quei misteriosi rumori?
I fantasmi
La vicenda pullula di fantasmi.
Uno si materializza in una seduta spiritica: “Vaporoso, senza corpo come tutti i fantasmi, intento a muovere gli oggetti con la sola forza del pensiero.”
“… Dalla forma bianca e vaporosa che fluttua … nasce un’altra forma, più densa …”
Poi ci sono quelli che tengono sgradita compagnia ad Annetta: “E i fantasmi che aprono i cassetti e sfogliano le carte nello studio?”
Salvo concludere: “Ci sono troppi fantasmi, in questa storia , e francamente sembrano troppo addomesticati.”
La protagonista
Davvero ‘una sagoma’! Parla, parla, parla. E, in tanto parlare, si perde: “Ma dove ero rimasta? Ah, la mia mania di perdere il filo.”
Ha il pregio dell’umiltà e questo la rende simpatica: “Ma io non sono del loro mondo e devo stare al mio posto, tranquilla e buona, e senza tante smorfie, perché non so manco cosa voglia dire Matisse, mentre loro solo a sentirla, quella parola, sono quasi svenuti.”
Sa dubitare di se stessa: “Stai impazzendo, Annetta. Sto impazzendo.”
E comunica sempre i suoi sentimenti: “… La notte della seduta spiritica è arrivata. E io sto morendo di terrore.”
Torino capitale del noir
Sarà soltanto una leggenda?
“La piazza fu poi sede … della ghigliottina.
Questi precedenti storici contribuirono alla credenza che la piazza avesse un qualcosa di malefico, fino a farne, nell’ambito delle leggende sulla Torino magica, il vertice del triangolo della magia nera.”
Romanzo simpatico, ben scritto e divertente, si congeda con qualche amara riflessione sui giovani e sulle colpe degli adulti.
Bruno Elpis
Sul mio sito trovate una breve intervista all'autore, a questo link:
http://www.brunoelpis.it/le-interviste/472-cinque-domande-anzi-sei-a-massimo-tallone-autore-de-il-fantasma-di-piazza-statuto-edizioni-eo