Il Duka in Sicilia
Letteratura italiana
Editore
Vittorio Bongiorno è nato a Palermo nel 1973, ma vive a Bologna. Ha scritto racconti, sceneggiature e quattro romanzi. Il Duka in Sicilia (Einaudi, 2011) ha vinto il Premio Sacher 2003.
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 2
Tanta noia
NOIOSO come pochi e RIPETITIVO in molte sue parti (per esempio i dialoghi si assomigliano fra loro e continuamente i personaggi tornano sugli stessi discorsi).
Sostanzialmente narra le vicende di un piccolo paese, Jato, che è in procinto di festeggiare il patrono, e attende, per l'occasione, l'arrivo del Duka, considerato il dio del jazz, direttamente dall'America. La visita di questo musicista dovrebbe tirare su le sorti della chiesetta del paese, che verrà chiusa per mancanza di fedeli. Il prete è aiutato da Rosario, tornato dall'America in occasione del funerale del padre, e in lite col fratello Pino ormai da anni (a causa di una donna, figurarsi!). Rosario inizia così a dirigere una piccola orchestra paesana e nel frattempo ha una tresca con la figlia (pazza, depressa, ecc...) del sindaco. Fanno da sfondo personaggi strambi e ambigui, come il signor Miranda, sedicente impresario discografico, che promette promette ma a un certo punto scappa... Inoltre si sente puzza di mafia qua e là.
Insomma: la trama sarebbe anche interessante ma messa come è messa no no e ancora no.
Ripeto, noioso.
Dalla prima pagina all'ultima tutti i personaggi e il bel paesino di Jato attendono con impazienza, quasi con ansia, l'arrivo di sto cavolo di Duka (ah..... alla fine ne arriva uno fasullo, ironica questa parte!AH AH AH) e quello vero di Duka lo vedono in pochi.
Per quanto riguarda le citazioni dialettali: davvero pesanti (e sottolineo che leggo molto volentieri Camilleri con la serie di Montalbano, per cui, nonostante io sia del nord, non disdegno questa strategia letteraria!)
Indicazioni utili
le vie della musica sono infinite
Dopo " Il bravo figlio" un altro romanzo siciliano per questo autore che ama costruire storie articolate, personaggi che escono dalle pagine e finali ben compiuti.
Anche questa volta due uomini, divisi tra bene e male, due fratelli che non si parlano, ma comunicano a loro modo, attraverso il coro di una intera cittadina, teatro alla loro personalissima sfida con il destino.Dietro, uno scenario, degli anni Settanta, dove tutto sembrava possibile, tutto realizzabile, anche in un posto dimenticato nella calda provincia del Sud.
La musica, un pò come succede nei Blues Brothers e nel migliore jazz di una volta, di cui questo libro è intriso, rimane la via più universale per esprimere la propria rabbia e le proprie emozioni e forse anche salvarsi.