Il cuore non si vede
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
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la mitologia del vivere sentimentale
Chiara Valerio, responsabile della narrativa italiana per la casa editrice Marsilio, lavora anche a Rai Radio 3. Il suo ultimo libro è Storia umana della matematica. Ora esce con Il cuore non si vede, un libro di grande classe, scritto con una prosa più che perfetta. Purtroppo il contenuto, la trama non è stata di mio gradimento.
Il libro racconta la storia di Andrea Dileva, che una mattina si sveglia, improvvisamente, accanto a Laura, sua moglie, e scopre di non avere più un cuore. Più avanti si scopre manchevole anche dei polmoni. Come è possibile? Come fa a vivere ugualmente? Lui, quarantenne, professore di greco, ottimo studioso , si ritrova in una situazione paradossale. Lui che vedeva:
“Il futuro d’altronde non era roba per lui. Aveva fatto studi classici e insegnava greco, ea un’autorità, e , a tratti, non gliene importava niente, andava in giro per convegni e si annoiava, formava studenti dicendo loro che senza memoria del passato non esiste immaginazione del futuro e probabilmente, mentre lo diceva e ripeteva, ne era convinto, ma no, il futuro non gli interessava. Si situava , come Borges, in un punto indefinito della decadenza dell’impero romano. Il suo sentimento più persistente era il tramonto.”
Lui che considerava
“la mitologia come l’archetipo di ogni cosa”,
non sa come trovare una soluzione. Ragiona e riflette, affermando di essere
“diventato uno studioso di mitologia ma avrei potuto diventare un cocainomane, così esposto alla polverina che dà allegria. “
Potrebbe cercare una soluzione con Carla, la sua amante. Ma lei a sua volta ha un marito, un figlio, un lavoro e con il suo corpo ha sempre avuto un rapporto altalenante. E allora Simone, suo figlio, che gli è molto affezionato e comprende le situazioni più articolate. Ma lui è un bambino, quel figlio che lui avrebbe tanto voluto avere. Simone:
“era il vaso per tutti i fiori raccolti in solitari e meno solitari anni di studio, (…) era la terra per quelli che lui credeva fiori recisi e invece si erano rivelati capaci di semi e germogli.”
In questo modo si forma intorno alla sua persona un coro di donne che raccontano la loro storia, stupendolo con ironia e passione. Fino al finale, sorprendente e metafora dei tempi moderni.
Un libro che mescola mitologia, l’amore per un passato ricco di cultura, profondo e colto, all’oggi, dipinto come insicuro, fragile, poco coinvolgente e superficiale. Un flusso di coscienza ininterrotto, metafora della fragilità e della sofferenza dei sentimenti e della condizione umana. Un ottimo e perfetto esercizio di scrittura, privo di una trama e di un contenuto coinvolgente.
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Cuore, o mio cuore.
«Così prima aveva sorriso, poi sbuffato. Non amava svegliarsi e dover sbattere contro l’evidenza che qualsiasi relazione umana è, per la maggior parte del tempo, un improponibile baratto tra il terrore di restare soli e la gioia della condivisione, uno scambio iniquo tra il proprio tempo, che è il proprio modo di essere, e la natura umana, che è dividerlo con gli altri.»
Andrea Dileva, è un quarantenne professore di greco, studioso, curioso e intelligente che, una mattina come tante, si risveglia senza cuore. Può sembrare una cosa strana eppure è un attimo. La sera, l’organo pulsante era perfettamente al suo posto e funzionante, al mattino della sua esistenza se ne veniva a perdere ogni traccia. Ma può vivere un uomo senza il cuore? Come può continuare a vivere?
«Che facciamo col cuore? Una delle domande che, insieme al colore del muro, sarebbero rimaste senza risposta. Ma non voleva pensarci, adesso. A cosa può o deve pensare uno che ha perso il cuore? Qual è il pensiero giusto, necessario, quello che se non guarisce cura e se non cura consola? Il non poter dire e addirittura pensare la formula “problemi di cuore”, a quali semplificazioni o scelte lo avrebbe condotto?
[…] Non sapeva se in quella condizione sarebbe invecchiato. La mitologia raccontava che si può avere vita eterna senza eterna giovinezza ed è una iettatura. E Laura invece sarebbe invecchiata? E Carla? E lui sarebbe rimasto sempre uguale, vivo fino alla fine, in un mondo in cui nessuno più lo amava, un mondo senza tempo che dunque di umano non aveva niente?»
E così, pagina dopo pagina, quello che può risultare essere un paradosso, prosegue. Con l’evolversi delle vicende si scopre che non solo questo fondamentale muscolo è venuto meno, ad aggiungersi alla scomparsa vi sono anche i polmoni. È possibile trovare una spiegazione a questo fenomeno così inspiegabile? E ancora, è possibile trovare allo stesso una soluzione? Ragiona, porta avanti molteplici riflessioni, cerca soluzioni nella tanto cara mitologia, cerca soluzioni con Carla, la sua amante che ha al contempo una vita fatta di una famiglia e di un figlio.
Quel che viene a delinearsi è un quadro molto particolare che trae le sue origini e fondamenta nel flusso di coscienza. E forse, è proprio per questo che “Il cuore non si vede” non è una lettura per tutti. Perché ad una trama originale ma peculiare si aggiunge un contenuto che unisce al suo interno letteratura, mitologia e introspezione. Il lettore è cioè chiamato ad interrogarsi, a porsi, a sua volta, delle domande. E ciò accade sin dalle prime battute, sin dall’incipit dell’opera. Quello che si apre innanzi al conoscitore è un flusso di coscienza caratterizzato da tratti fortemente intimistici che si mixano con l’’attualità dei tempi moderni. Il tutto in una metafora sottesa che chiede di essere interpretata.
Un libro stratificato, denso di contenuti, espressione di fragilità e di emozioni, raro.
«Se solo avesse avuto ragione la sorella. Da bambini le piacevano troppo le favole e invece, aveva capito negli anni, il lieto fine esiste solo se chiudi la storia al momento giusto e dunque per lui non c’era più lieto fine.»