Il cuoco di Mussolini
Letteratura italiana
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Ucronia agganciata alla realtà
Che cosa fa Mussolini, in incognito, in una casa toscana nell’agosto del 1944?
Spera di realizzare un piano che gli assicuri un futuro e che magari acceleri l’occupazione anglo-americana dell’Italia. E’ l’ultima illusione e resterà tale anche per un incontro fatale con un ragazzino ospite di quella casa e che per il duce e il suo seguito s’improvviserà cuoco.
E’ evidente che questo fatto non si è mai verificato: Mussolini, benché presidente della Repubblica Sociale Italiana, viveva sul lago di Garda, in ostaggio dei tedeschi e di se stesso.
Ma la storia ucronica, costruita con notevole abilità da Carlo Bordoni, ha tutti gli aspetti della veridicità, partendo da presupposti inconfutabili, quali l’avanzata lungo lo stivale degli alleati, la progressiva sfiducia nella vittoria finale dei fascisti e perfino dei tedeschi che, come si sa, trattavano con gli anglo-americani tramite emissari del generale delle SS Wolf e questi per ordine di Himmler.
I personaggi sono reali, nel senso che sono esistiti, fatta eccezione per il cuoco ragazzino, che però rappresenta il simbolo di un italiano non legato al regime, pragmatico e disposto a ricominciare di nuovo, una speranza per un’Italia diversa e migliore.
La capacità di alternare l’invenzione alla realtà è giocata da Bordoni in perfetto equilibrio, senza mai una nota steccata, così che poco a poco si finisce con il credere che l’intera storia sia vera e questo appassiona, avvince, coinvolge.
Si arriva a un punto che sembra di essere lì con il dittatore, ridotto ormai a un’ombra di se stesso, angosciato, in preda a una gastrite devastante che gli fa emettere un fiato pestilenziale, ma, e qui l’abilità dell’autore è stata notevole, non si è mai tentati di considerare Mussolini un povero diavolo, cioè non si è presi dalla pietà e comunque nemmeno dall’odio.
Lì, in quella casa, infatti ognuno pensa solo a se stesso, l’uomo è ridotto a un essere che lotta, anche con l’illusione, per sopravvivere.
Quando la sorte avversa è ormai segnata, per quanti sforzi si facciano, si finisce con il comprendere di essere prossimi al capolinea ed è questo che si intuisce che pensi Mussolini tornandosene a Gargnano.
Non è così per il cuoco, il vero autentico personaggio principale, un ragazzo, desideroso di vivere e che sa che potrà farlo perché il sole che sta tramontando per il regime sta sorgendo per lui.
Non c’è politica, perché non avrebbe senso in un mondo morente e in un giovane che s’avvia verso il futuro senza la remora di un passato da scontare.
Il cuoco di Mussolini è un romanzo veramente bello, piacevole da leggere e che fa molto meditare, perché non c’è nulla di più reale di uomini soli con le loro paure o con le loro speranze.
La trama sarà ucronica, ma rispetta in pieno, anche nella conclusione, la verità su quel che accadde, così come è di sicuro apprezzabile il rispetto dell’autore per i personaggi, che descrive esattamente come furono, senza giudicare, senza parteggiare e in fondo restituendoli integri alla storia.
La lettura, più che consigliabile, è sicuramente raccomandabile.