Il conformista
Letteratura italiana
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La diversità è una malattia
Voler essere come tutti gli altri per avere la vita perfetta. Marcello ci riesce. E' una spinta più che esterna, interna, un'idea che gli è chiara già dalla prima giovinezza. Grottesco: un bambino che nella sua presunta purezza è già corrotto nella mente. Una riflessione che dalle mie parti si dice ti faccia venire il mal di stomaco.
Per il resto della sua vita poi beh... Fa quello che fanno tutti. Il conformarsi è una specie di inconscia ossessione, Marcello è un attento osservatore che studia la massa per diventarne la cellula migliore, per omologarsi il più perfettamente possibile.
Anche l'adesione al partito fascista diventa un'azione dettata da una "moda": era il partito più in vista allora si è iscritto pure lui, non totalmente consapevole dell'ideologia. Del resto... Cosa può importare di un'ideologia malata quando tutti sono infetti? Il suo compito all'interno è quello della spia: cerca le anomalie del sistema e deve distruggerle. Un professore comunista a Parigi è il suo obiettivo ma del resto questo professore non è nemmeno la sua prima vittima...
Un romanzo dimenticato in un'epoca che ha un disperato bisogno di una letteratura di questo genere. Siamo felici solo se siamo come gli altri e il diverso va isolato perché è portatore di un'idea infetta. Se l'idea si diffonde il pericolo è che ognuno pensi con la propria testa: la nascita di una società di anarchia del pensiero. Nulla di più pericoloso.
Per Moravia il fascismo e la vicenda di Marcello sono solo un pretesto per parlare di qualcosa che è tremendamente odierno e abbiamo sotto il naso (dentro il cervello) tutti i giorni.
Indicazioni utili
José Ortega y Gasset
Alla fine muoiono tutti
Dal titolo pare proprio di trovarsi di fronte al tipico romanzo polemico e, vista l'ambientazione storica, al tipico romanzo antifascista. Moravia, forte ormai di un'esperienza trentennale di scrittore, riesce a dare qualcosa in più. L'autore non si pone in un terreno di scontro nei confronti del protagonista, Marcello, e del sentimento che lo anima, il conformismo, ma ne indaga le ragioni, ne analizza le dinamiche, si muove verso la comprensione. Marcello, nato "diverso", decide di modellare e costruire la propria vita per renderla uguale a quella di tutti, con una forza di volontà tale che non si può non sospettare che questo sentimento non sia solo una pressione esterna: il conformista Marcello vive la pulsione verso l'omologazione dall'interno, come una religione dalla potentissima forza di fede, che prefiggerà a scopo della vita. Ma durante un viaggio di missione a Parigi incontrerà Lina e a quel punto capirà il pesante fraintendimento nel quale era caduto e al quale aveva dedicato trent'anni di vita: la sua non era che una ricerca del vivere puro, non era che una repulsione violenta nei confronti dello sporco, del malsano - e non quel disperato sentimento di normalità che erroneamente aveva scambiato per conformismo: normale è vivere fedeli al proprio spirito.
La critica del tempo e di qualche anno dopo ha considerato Il conformista il peggior romanzo in assoluto di Moravia e di certo la sua superficie lo conferma: lo stile è pesante, lento, eccessivamente verboso e zeppo di riflessioni tortuose; ma, si sa, a volte basterebbe solo un po' di paziente buon senso per scoprire grandi lavori.