Il colore del sole
Letteratura italiana
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Indagine su Caravaggio
In questo libro Camilleri si fa personaggio - sostituendosi temporaneamente a Montalbano - per far luce sui movimenti di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, nel corso dell'estate del 1607, mentre era in fuga per cercare di salvarsi dal mandato d'arresto per l'omicidio di Ranuccio Tommassoni, per il quale era stato condannato a morte.
I luoghi dell'azione sono Malta e la Sicilia, in cui i movimenti dell'artista non sono stati storicamente ben tracciati, ma in cui sappiamo che produsse alcune delle sue opere migliori come la decollazione di S.Giovanni Battista, custodito nella Cattedrale di La Valletta.
La vita del Caravaggio è di per sé stessa un romanzo: omicidi, fughe, truffe hanno costellato la vita di un uomo geniale ma instabile e dal carattere violento.
Camilleri immagina di ritrovare, in modo fortuito, una parte del diario manoscritto del pittore e ne riporta alcuni brani per una ricostruzione dei fatti che viene effettuata, con questo artificio, attraverso la viva voce di Caravaggio.
La ricostruzione degli eventi che segnarono quell'estate è storicamente lacunosa pertanto quella che viene raccontata da Camilleri potrebbe verosimilmente essere la realtà.
Anche in questo caso, come di sua abitudine, Camilleri elabora un linguaggio adeguato al personaggio: una forma di italiano seicentesco lontano dall'elaborata eleganza della lingua letteraria, ma gustoso e sanguigno; ne risulta un racconto godibile, anche se forse non trascinante.
Consiglio la lettura di questo libro soprattutto a chi nutre specifiche curiosità riguardo al pittore e alle sue opere.
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Qualche jorno appresso il miserabile Cavaliero di Giustizia disse a fra Raffaele di aver saputo da Aloysio che per dipingere lo teschio de lo san Gerolamo scrivente io averia mescolato a li colori anche un poco de lo mio seme naturale, dopo aver evocato lo dimonio. Tale ridicol accusa bastò a farmi rinchiudere ne lo Forte di Sant'Angelo. In vano supplicai d'esser ascoltato da lo Gran Maestro per difendermi ispiegando la verità...
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IL COLORE DEL SOLE
La lettura di questo romanzo è abbastanza deludente.La trama è scarna,priva di pathos. Scorri le pagine con un senso di attesa,pensando che più avanti il romanzo prenderà consistenza, invece arrivi alla fine senza che ti resti nulla di tangibile.
Mi aspettavo qualcosa di più.
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Il colore del sole
Andrea Camilleri, in questo breve romanzo, si addentra in un fitto ed affascinante mistero trasportando se stesso e noi lettori nel lontano’600, un’epoca rivisitata attraverso la vita tumultuosa e allucinata di Michelangelo Merisi: il Caravaggio. L’artificio letterario usato dal “nostro” autore è l’assunto della narrazione, lo scrittore, per vie impervie e traverse, ritrova il diario autografo del grande pittore sul periodo trascorso a Malta e in Sicilia nell’estate del 1607, la cui autenticità”era proclamata dall’odore della carta, dell’inchiostro secolare e da certe increspature dei fogli…” Sarà un salto nel buio della mente torturata del genio maledetto, e, come scrive Camilleri, ha preferito trascrivere le pagine più intime, come l’ossessione del sole nero, (donde il titolo), squarciare il velo di tanta parte fosca della sua vita e, in particolare, della nascita della sua vocazione artistica. Due sono i colpi di genio di Camilleri, il fittizio ritrovamento delle carte caravaggesche, espediente usato, per una maggiore adesione emotiva al personaggio e la manipolazione dell’italiano irto e spigoloso e non certo colto dell’artista; ricondurre il gioco tra il lucor dei personaggi e la fitta oscurità che avvolge le cose circostanti per troppa ombra ad un ipotetico disturbo della vista del pittore che mal sopportava la luce del sole. “Da esso nascea una luce nera che oscurava non per intero homini e cose, ma li lasciava visibili solo in parte, come tagliati da luce di lume o di candela… In Camilleri, ormai, è diventato un marchio di fabbrica, “doc”, destreggiarsi in ardite e spericolate sperimentazioni linguistiche, al pari di un giocoliere, di parole, ricrea la parlata seicentesca in una sorta di paralinguaggio dell’epoca. Ci restituisce intatto il fascino di un’esistenza vissuta pericolosamente, dove il tormento e l’estasi si confondono e in cui l’arte si configura come il paradigma che contraddistingue il”Genio”. ( La vita si fa arte e l’arte si fa vita).