Il cieco di Ortakos
Letteratura italiana
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Nessuno ama la vita quanto non vedente che la odi
Questo libro contiene due racconti, uno più lungo che gli dà il titolo ed uno molto breve, “Pasodoble”. Entrambi uniti dall’ambientazione - Ortakos, Barbagia, in Sardegna- e dalla condizione di cecità che accomuna i protagonisti, uno cieco dalla nascita e l’altro che perde la vista da adulto.
Salvatore Niffoi ha pubblicato numerosi romanzi presso Adelphi, Feltrinelli, Giunti, tradotti in numerose lingue e ha vinto il Campiello nel 2006 con “La vedova scalza”.
La sua scrittura è un fluire musicale di italiano e sardo (citando anche versi di poeti sardi), ricca di onomatopee come se lo scrittore volesse suggerire suoni, voci della sua terra, una Barbagia ancestrale dove si impara presto che i dolori non guardano in faccia a nessuno e colpiscono ricchi e poveri in uguale misura.
I due racconti sono entrambi in prima persona, tranne l’ultimo paragrafo de “Il cieco di Ortakos”, dove la parola passa ad un altro personaggio che non vi rivelo.
“Il mio nome è Damianu, Damianu Isperanzosu, su mastru tzecu de Ortakos (...) Vi racconterò tutto della mia vita, senza tralasciare niente. E se sarò bravo, forse riuscirò a farvela sentire e vedere, sì, vedere, proprio io che l’ho vissuta chiuso dentro un bozzolo come una larva di cristiano”.
Suo padre è un ubriacone e un uomo violento con la giovane moglie e l’unico figlio che non ha mai accettato per via del suo handicap, mentre la mamma Paulina rimane l’unico punto di riferimento del povero Damianu. Per fortuna alcuni conoscenti gli permetteranno di studiare come professore a Bologna e di tornare ad Ortakos, riscattandosi e dimostrando che i veri ciechi sono quelli che non sanno vedere l’amore attorno e non quelli che materialmente non vedono con gli occhi. Anche la storia di Paolo detto Pasodoble insegna verità profonde, anche se la sua storia è simile ed opposta a quella di Damianu.
Storie affascinanti, profonde, mitiche come la terra di Barbagia, regione storica della Sardegna, dalla natura ancora selvaggia, dai colori e dai profumi inconfondibili.
NB.
Niffoi si diverte ad usare i nomi antichi dei luoghi, infatti troviamo Karalis anziché Cagliari e Ortakos ... e Ortakos chiedo a qualche QAmico sardo non sono riuscita ad identificare il nuovo toponimo barbaricino.