Narrativa italiana Romanzi Il canto delle manére
 

Il canto delle manére Il canto delle manére

Il canto delle manére

Letteratura italiana

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La manéra è la scure dei boscaioli di Erto. Nessuno come Santo della Val, che abbiamo già incontrato in Storia di Neve, ne conosce il filo della lama, l'equilibrio del manico, nessuno come lui sa ascoltare il canto che si alza dalle manére quando i boscaioli entrano a far legna nei boschi. Santo è il migliore tra di loro, il bosco è la sua vita, ma la violenza del sangue lo costringe alla fuga dal paese per cercare fortuna tra le ricche foreste dell'Austria. Nuovi amici e nuovi amori, pentimenti e bramosie dell'animo, finché Santo, dopo l'eccezionale incontro con il grande scrittore Hugo von Hofmannsthal, sentirà imperioso il richiamo della propria terra.



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Il canto delle manére 2014-04-24 05:58:23 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    24 Aprile, 2014
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Quando tornano i ricordi dell’infanzia il cerchio

Quando tornano i ricordi dell’infanzia il cerchio si chiude
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*Le foglie dei faggi na volta cadute si arriccia fino a toccarsi i bordi, ma prima vien giù leggere, con un tic tic, come gocce sulle frasche.
Invece le foglie dei caprini, suturne e schive come il padre, cadendo non fa quasi suono, solo na specie di sussurro come a dire: “Finalmente!”.*

*Ma adesso che tornava al paese dopo tanto tempo, Paula francesxca gli veniva incontro come na figura lontana che avanza pian piano, si vicina e prende forma. Lui la vedeva come trentatré anni prima, bella e senza padroni, libera come l’acqua del Vajont che corre e nissuno la ferma. Per quello gli piaceva, per quello l’aveva persa.*



Non credo sia umanamente possibile descrivere quello che ho avvertito quando sono arrivato all’ultima riga di questo romanzo. Ci provo, comunque: una specie di emozione, una sorta di urlo interiore che saliva dallo stomaco e che poi si spegneva sulle labbra. Non è proprio così, ma si avvicina a questa sensazione per nulla sgradevole e anzi assai appagante.
Per quanto non legga in modo sistematico le opere di Mauro Corona e anzi la mia conoscenza letteraria di questo autore sia per ora limitata a I fantasmi di pietra, a Il volo della martora e a Storia di neve, oltre a questo Il canto delle manére, mi accorgo di trovarmi di fronte a un narratore di eccelse qualità, che forse non potrà essere considerato come uno di quei geni che lasciano un segno indelebile in campo letterario, ma che comunque è capace di portare il lettore a una vera e propria catarsi, e ciò non è poco, è anzi molto, perché non sono molti quelli dotati di tale qualità. Fino a oggi ero convinto che il suo capolavoro, basandomi ovviamente su quelli che ho letto, fosse I fantasmi di pietra, ma devo ricredermi, perché Il canto delle manére, che descrive la vita di Santo Corona della Val Martin, riassume in sé tanti e notevoli pregi. L’esistenza tribolata di questo boscaiolo e di tutti i boscaioli assume i toni di un’epopea, in quattrocento pagine che si divorano e che si vorrebbe che non finissero mai. La vicenda è ricca di colpi di scena, ma ciò che più conta è la caratterizzazione esemplare del protagonista e dei comprimari, ognuno ben definito nella sua personalità fatta di pregi e di debolezze. Sono uomini scolpiti nel legno, in quello stesso legno che faticando e rischiando tagliano nei boschi, sono uomini che amano, gioiscono, piangono, sono preda dell’odio e vittime dell’amore, sono uomini veri che è sempre più difficile incontrare. E su tutto la natura, a volte dolce, altre feroce, come sempre, una natura che Corona, più che descrivere, dipinge; in essa figura la coralità dei personaggi, perché se è vero che si parla quasi sempre di Santo Corona, cosa sarebbe lui se accanto non avesse uomini come Augusto Peron, Franz Keil, o donne come Giovanna e Paula, tanto per citarne solo alcuni? Infatti i caratteri dei comprimari servono bene a evidenziare quello del protagonista, un uomo teso a raggiungere una posizione di privilegio, a far soldi, tanti soldi, sacrificando a questo effimero scopo perfino la sua esistenza e accorgendosi da vecchio di non aver vissuto.
Le scene del bosco d’inverno o in autunno, il lavoro delle squadre di boscaioli, le bevute all’osteria, perfino le unioni carnali senza un vero amore che contraddistinguono Santo Corona sono una serie di quadri dipinti con le parole. In alcuni casi, lasciando libero sfogo alla mia fantasia, mi sono sentito perfino di fare un paragone fra certe immagini così stupendamente descritte e le pellicole cinesi del grande regista Zhang Ymou, in primis La foresta dei pugnali volanti, ma anche Lanterne rosse, Hero e La città proibita. Infatti, ho riscontrato la stessa capacità di ricreare un’atmosfera che si potrebbe senz’altro definire magica.
Mi sembra superfluo aggiungere che la lettura di Il canto delle manére è più che raccomandata.

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Storia di Neve, I fantasmi di pietra, entrambi di Mauro Corona
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Il canto delle manére 2011-10-29 18:22:29 Nadiezda
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Nadiezda Opinione inserita da Nadiezda    29 Ottobre, 2011
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Mi piace come scrive Corona

Premetto che quando si tratta di un autore delle mie zone e del calibro di Mauro Corona si ha sempre un occhio di riguardo.

Il libro parla della storia di Santo, un boscaiolo in fuga dal suo passato, da se stesso, dal suo paese e dalla sorte avversa.
Santo è un personaggio difficile con un carattere introverso che non va trattato con gentilezza perchè lui non sa darne ed usa la sua rabbia per andare avanti nei momenti difficili della vita.

Lo scrittore, con questo testo, ha voluto salvare la cultura dei boscaioli, per lasciare un chiaro messaggio ai lettori, dobbiamo rispettare il mondo in cui viviamo.

E' un libro che "racconta" nel vero senso della parola una storia, sicuramente lascia il segno.

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A chi ama il tipo di scrittura di Mauro Corona e la vita dei boschi
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Il canto delle manére 2011-01-28 09:06:28 fabry_xx77
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fabry_xx77 Opinione inserita da fabry_xx77    28 Gennaio, 2011
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crudo e bello senza fronzoli...

Che dire veramente un capolavoro...prima di aver letto Storia di Neve avevo letto questo libro, anche se in teoria la storia del boscaiolo Santo è quasi un proseguio di Storia di Neve.
Non per questo però non è possibile invertire gli ordini di questi libri anzi bisogna riconoscere anche questo a Mauro Corona la bravura di render ogni libro slegato dall'altro senza perdere di efficacia.In questo racconto io mi ci sono perso, sarà perchè adoro la campagna e la vita all'aria aperta..infatti un giorno me ne andrò dal caos della città,comunque sia questo libro segue passo passo la vita di questo boscaiolo in tutte le sue sfaccettature ed è a dir poco unica questa cosa, anche perchè nel libro troveremo tanti insegnamenti sulla natura dal senso delle spirali del legno di un albero,al modo e verso con cui va tagliato e di come la natura si difenda a modo suo.Fantastico ecco...questo libro ti insegna tanto ma veramente tanto...e lo consiglio soprattutto per chi come me ama i boschi e la natura.Inoltre all'interno dello stesso troviamo certe frasi da incorniciare al pari di alcune del Mahatma Gandhi a mio avviso, forse più rude e crude ma Vere.Grandioso.

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Storia di neve, L'ombra del bastone
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Il canto delle manére 2010-10-14 19:54:08 toffoli
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toffoli Opinione inserita da toffoli    14 Ottobre, 2010
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ruvido

ma bello. Mi appassiona la scrittura di Corona. E' asciutto e diretto. Non è un libro per serate spensierate e allegre. Però mi sa di libro vero. Lo consiglio a chi ama la vita dei boschi e vuole scoprire nuove sfacettature dell'animo umano.

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