Il caffè dei miracoli
Letteratura italiana
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Un mistico Botero
Nel fantomatico paesino del salernitano, Bauci, la vita scorre abitualmente lenta tra il letargo invernale ed il turismo estivo. Si conoscono tutti e come spesso accade nei paesi di provincia, il pettegolezzo è lo sport nazionale. A mettere paglia sul fuoco ci pensa l'amministrazione comunale che, nell'eterna battaglia tra maggioranza ed opposizione, riesce sempre a dare un buono spunto su cui parlare. Piccolo centro nevralgico, proprio il caffè dei miracoli, al quale si attribuiscono tre eventi sovrannaturali e dove si può essere sempre informati in anteprima di ciò che è accaduto, ciò che accadrà, tutto condito con diverse sfumature di verità. Due eventi danno una sferzata di rinnovamento alla chiacchiere di paese, una nudità di Botero che offre le terga alla chiesa e l'abbandono di una neonata ai piedi della scultura.
L'autore ci offre un romanzo semplice, senza pretese. Dal linguaggio fin troppo popolare, ad eccezione del personaggio professor Gaspare Mangiafico che vanta una cultura enciclopedica ma che spesso parla per citazioni.
Più che la storia in se, per lo più una fiaba di paese, è interessante come Di Mare abbia centrato lo spirito di Bauci e dei suoi abitanti, inteso come piccolo centro in generale - il terrore di perdere la reputazione.
Il gesto che spinge una adolescente, Dolli, ad abbandonare la neonata, è la paura del giudizio dei suoi genitori e del paese. Il parroco stesso è terrorizzato dall'idea che la statua possa essere vista dal vescovo il giorno della festa patronale che si terrà da li a pochi giorni. Infine, presentarsi alla messa della festa patronale per vedere e giudicare gli altri.
Romanzo non pretenzioso, tutto sommato gradevole e scorrevole.