Il buio addosso
Letteratura italiana
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IL BUOIO ADDOSSO
Dopo aver letto “il senso dell’elefante” avevo molte aspettative per questo romanzo, ma purtroppo sono rimasto molto deluso.
Non sono riuscito ad entrare in sintonia con questa storia che mi è sembra, in particolar modo nella seconda parte, priva di carattere. La noia mi ha più volte preso in occasione dei dialoghi fra “la zoppa” e “il matto”, trovandoli anche molto macchinosi e privi di senso.
Anche la scelta di ambientare una storia in un paese senza nome (chiamato dall’autore semplicemente “R.”), in una località non definita, non è stata secondo il mio modesto parere un scelta azzeccata. E’ come se questa storia fosse staccata da tutto il resto, senza riuscire a darle un collocazione culturale e geografica. D’accordo che il messaggio che si vuole trasmettere con questo libro è quello di porre l’attenzione sulla difficile convivenza del “diverso” con l’apparentemente normale, ma non credo che questo esperimento letterario sia stato molto efficace e gradito a tutti.
Indicazioni utili
Uscire dal buio
In un tempo indefinito, in un paese indefinito, una storia amara e crudele dai contorni netti e delineati.
Sulle prime l'atmosfera è da fiaba, un mondo dominato dai colori e dai profumi, dalla frugalità della vita di altri tempi, dalle consuetudini, dai forti legami sociali instauratisi in un paese di poche anime.
Che dolcezza, che serenità.
Eppoi lo scenario muta pagina dopo pagina, assumendo tinte fosche e perniciose.
Un segreto ripugnante serpeggia tra le strade e le case colorate, figlio di una mentalità meschina e abbietta, figlio dell'ignoranza e della malvagità.
Questa non è una ridente cittadina contornata da distese di lavanda e dedita alla lavorazione della lana, questo è un luogo orribile dove il buio penetra nelle ossa, dove gli uomini si sostituiscono al destino decidendo della vita altrui.
Una rappresentazione della solitudine, della paura del diverso, del pregiudizio, dell'ottusità.
Una rappresentazione della faccia peggiore dell'essere umano.
Questo giovane autore possiede due armi vincenti: la capacità di elaborare una trama sorprendente e una maturità stilistica fuori dal comune.
L'intreccio narrativo è perfetto, senza sbavature, accattivante e audace, animato da personaggi forti e indelebili; questo microcosmo è un piccolo gioiello letterario, un luogo in cui convivono esseri sordidi e bigotti assieme ad anime pure e innocenti.
E' un mondo dove i nomi non contano nulla, ma le persone sono etichettate con aggettivi e termini dispregiativi, in quanto non conta l'essenza bensì l'apparenza.
E' una storia che atterrisce, inquieta e commuove; è una storia che per quanto buio dipinge, altrettanta luce porta in superficie cogliendola dal fondo dell'anima di quei soggetti deboli che lottano per non soccombere con tutte le loro forze.
E' una storia in cui il male fa emergere anche tanto amore, affetto e speranza.
La penna di Marco Missiroli è elegante e raffinata, capace di infondere alla narrazione un sapore antico, delicato, lontano dalla modernità, adatto a calare la storia in un tempo e luogo lontani.
Una narrazione a tratti lenta, per concedere al pubblico il modo di riflettere, perchè i temi lo richiedono.
Un linguaggio che genera pathos e sensazioni avvolgenti, che utilizza frammenti di immagini e di quotidianità per dare voce alle emozioni e ai sentimenti più profondi.
Un romanzo di ottima fattura, un autore tutto da scoprire.