Il bambino indaco
Letteratura italiana
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Opinioni inserite: 6
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La fame di Pietro...
Rabbia, tanta rabbia.
Potrei racchiudere in questa unica parola quello che ho provato leggendo questo libro.
Ma non sarebbe corretto, sarebbe troppo riduttivo, disonesto...perché il libro affronta una tematica importante, complessa, più che mai attuale...e lo fa con un linguaggio asciutto, efficace, al servizio di una storia drammatica.
Ma partiamo dal titolo...
In realtà non c'è nessun "bambino indaco" (...e qui ci sarebbe da aprire un capitolo a parte su questa figura nata nella cultura New Age), ma solo un bambino vittima di una maternità popolata da demoni.
Una maternità malata.
C'è una donna ossessionata dalla "purezza assoluta", che decide di intraprendere un percorso, per sé e per il figlio che porta dentro, di purificazione, di rigenerazione, di congiunzione con entità universali non ben identificate...col conseguente rifiuto di ogni elemento impuro, inquinato, sporco, quale il cibo.
E quindi al bando tutti i cibi cotti e solidi...e si dà il via ad un progressivo distaccamento dalla realtà, che la porterà ad una forma di anoressia, dove però l'obiettivo non è la magrezza in sé, ma la salvezza da tutto ciò che è contaminato, società compresa.
Passa il tempo, il bambino nasce, e il delirio di questa mamma cresce, cresce a dismisura...l'unico che non riesce a crescere è lui, Pietro...il figlio speciale che avrebbe dovuto salvare il mondo con la sua intelligenza superiore e i suoi poteri salvifici e che invece non riesce neanche ad essere semplicemente "un bambino".
I cetrioli, il succo di fico e l'olio di sesamo non sono assolutamente sufficienti a placare la sua fame, a farlo diventare grande.
Di fronte a tutto questo...c'è Carlo: un marito e un padre che non riesce ad arginare questa escalation di follia...non vuole perdere sua moglie, quella donna innamorata, serena e piena di vita che adesso non riconosce più, ma, allo stesso tempo, non può neanche assistere inerme al progressivo "spegnersi" di suo figlio.
Cerca aiuto nella sua famiglia e nelle istituzioni...ma nulla andrà come previsto.
L'amore diventa guerra.
La Chiesa diventa rifugio dell'amore di una nonna che sfama suo nipote con fette di prosciutto più sacre dell'eucarestia (la scena più bella e più intensa di tutto il romanzo, per me).
E l'orrore s'insinua nel luogo più inaspettato di tutti...il grembo materno.
È un libro che leggi con una certa ansia, con una "fame" pari a quella del bambino che urla nella culla, vorresti intervenire, scuotere lei dalla sua smania di controllo, scuotere lui dall'impasse da cui non riesce ad uscire, senti di avere poco tempo prima che la situazione precipiti.
E vuoi salvare Pietro. Solo questo.
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Che cos'è successo?
L’incipit crea aspettativa. Perché dalla trama, dalla quarta di copertina e soprattutto anche dai primi capitoli sai che è successo qualcosa, di irrimediabile, ma non sai il perché, il da dove tutto è partito e questa sensazione ti martella. Ad un certo punto ti si apre qualche spiraglio, cominci ad intravedere, cominci a capire. Così come anche nel rapporto di questa coppia, iniziato in un modo normalissimo, si intravedono ad un certo punto finissime crepe. E’ un libro che parla di ossessioni alimentari, e non solo, che portano a distruggere una coppia, una famiglia, una vita, più vite. I protagonisti sono persone che arrivano a provare un odio pieno e feroce, che però è misto anche a tenerezza, due sentimenti forti, impastati in un grumo senza speranza. Una scrittura magistrale. Una trama sconvolgente, perché può essere la storia vera di un maledetto incubo che diventa realtà. Folgoranti i personaggi, anche quelli secondari del bambino e della nonna. E’ un libro che tira fuori un problema ed è come uno strappo che ti senti dentro. Tremenda inoltre è la sensazione espressa da parte del padre di essere senza alcuna attesa nei confronti della vita e forse è proprio questa assenza il fine ultimo della vita.
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Peggio di così, la morte
Chiedo scusa se dissento dalle altre opinioni, ma forse galvanizzata dal film di Costanzo presentato alla mostra del cinema di venezia ho acquistato i libri di Franzoso. E li ho letti. Purtroppo. E confesso di aver provato una profonda delusione. chiedo davvero scusa, forse non sono all'altezza di capire testi letterari moderni, ma questo in particolare, mi è sembrato una baggianata. Di una banalità e piattezza sconcertanti, con una visione maschiocentrica enorme e che mette in piazza problematiche borghesi ma nel senso talmente banali da far apparire i libri di Moccia di valore pedagogico. Mi chiedo quindi che cosa possa trasmettere un libro del genere? I romanzi, almeno quelli che mi è capitato di leggere nei miei primi cinquant'anni di vita sono un'altra cosa e la vita stessa è lontanissima da ciò che descrive Franzoso in una maniera talmente staccata dalla realtà da farsi chiedere se sappia qualcosa di ciò di cui scrive evidenziando emergere un onanismo letterario che va oltre la capacità di sopportazione di una donna come me, laureata in lettere e poi in psicologia, con alcune specializzazioni di peso e che nella vita si occupa di psicoterapia e conosce probabilmente meglio dell'autore ciò di cui scrive nei suoi romanzi. Nasce inoltre la domanda: Einaudi verifica i testi prima di pubblicarli? O passa tutto con la formula "tanto è un romanzo, qualsiasi bubbola può passare?".
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follia e amore
non ero pronta psicologicamente per un libro di questa portata.
mi è piaciuta l'interpretazione, ovvero la storia raccontata dalla parte dell'uomo, del marito, del papà.
la tragedia appesa ad un filo tra vita, morte, follia, e universo parallelo.
mi ha colpito molto quando dice "mio figlio muore di fame e lei medita in soggiorno". fa paura. fa impressione immaginare un bambino che piange disperato per la fame. e tutto per lo squilibrio di una donna che non è in grado di vedere dove finisce lo spiritualismo e inizia la realtà. fame è realtà. non ho molte parole per dire che questo libro va letto, così come è, così come questo padre ha vissuto l'inferno.
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UNA STORIA SU CUI PENSARE
Carlo e Isabel si conoscono tramite un appuntamento organizzato da un'amica comune e da quella volta non si lasciano più.Prima passando assieme i week end,poi andando a convivere a Padova,città Natale di lui.Un bel giorno Isabel scopre di essere incinta e da allora,lentamente,ma inesorabilmente qualcosa incomincia ad incrinarsi dentro di lei,che da vegetariana,si trasformerà in una donna che in nome di auree pure e misticismi vari,rinuncerà praticamente a tutte le forme di cibo,trascinando con sè il marito.La situazione precipita quando una donna le predice che avranno un bambino speciale,diverso da tutti gli altri:un bambino indaco.Il libro si presenta con dei periodi piuttosto brevi e la storia viene narrata alternando frasi(e quindi scene)al presente e frasi(che a volte diventano veri capitoli)al passato.Vorrei dire la mia sui due personaggi,partendo da Carlo:è più facile far finta di non vedere piuttosto che affrontare certi problemi;una frase fatta forse ma che sembra cucita addosso a lui.Ma che marito con la pretesa di essere anche innamorato della moglie incinta assiste muto alla sua autodistruzione?E quando poi decide di far qualcosa per il bene del figlio cosa pensa bene di fare?Agire di nascosto e delegare ad altri(la madre)il lavoro sporco.Anche Isabel è un personaggio che ho trovato complesso:al di là delle sue manie,come può una madre essere cieca di fronte alla sofferenza del proprio figlio?E' giusta la coerenza sempre e comunque verso i propri ideali,o a volte è più saggio sapere fermarsi prima di distruggere se stessi e le persone che si amano di più?Questo libro mi ha offerto molti spunti su cui riflettere,perchè in fondo Carlo e Isabel con la loro storia incarnano alcuni dei mali che affliggono la nostra società.Sarebbe riduttivo dire non mi è piaciuto,in quanto il racconto della vicenda(percorsa a ritroso da Carlo) di suo è abbastanza triste e credo che me lo porterò dentro perchè comunque è un racconto crudo,che ripeto da' parecchio da pensare
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La tuffatrice
Quando il protagonista del romanzo convola a nozze con la bella e affascinante Isabel, dopo varie relazioni sentimentali fallite, crede di aver risolto buona parte dei propri problemi esistenziali.La sua felicità raggiunge l'apice quando la giovane moglie gli annuncia di aspettare un bambino;già si immagina di realizzare una famiglia modello "Mulino bianco". Quindi quando Isabel, lo costringe a diventare vegetariano per il bene del nascituro, perchè per il feto vuole il meglio, l'asseconda senza battere ciglio,così come non fa più caso agli esercizi di yoga ripetuti con ossessione,alle musiche tibetane e agli incensi che rendono l'aria della casa quasi irrespirabile.Dopo alcuni mesi, il loro piccolo appartamento si trasforma nel regno del New Age.Il feng shui regola la loro vita esteriore,il Reiki quella spirituale.Isabel non stà più nella pelle quando Lella ,una sua amica sensitiva,le annuncia che il bimbo che nascerà sarà indaco.Negli anni settanta la parapsicologa americana Nancy Ann Tappe raggiunse un successo planetario con il libro "Indigo Children" dove riprendendo concetti New Age come l'aura, sosteneva con dimostrazioni pseudoscientifiche che nel terzo millennio sarebbero nati bambini speciali, dodati di poteri paranormali confermati dalla loro aura color indaco frutto del nuovo step evolutivo della specie umana.I dubbi sulla salute mentale di Isabel cominciano a scavare profondi solchi nel cuore dell'incredulo marito,quando scopre ben nascoste,in tutto l'appartamento sotto federe e cuscini,dietro quadri e mobili le fotografie del santone tedesco Bruno Groening.Isabel si giustifica asserendo che servono a migliorare l'armonia della coppia,ma dopo il parto la situazione precipita, le ossessioni alimentari di Isabel che l'hanno resa anoressica, rischiano di uccidere il piccolo Pietro. Così come "La tuffatrice" protagonista del quadro di Francis Bacon, che fa da muto testimone alle nevrosi di Isabel nel suo soggiorno, la coppia precipita in un abisso dove presto pazzia e sanità mentale,amore e odio si fondono e diventano indistinguibili,come nel quadro il corpo della tuffatrice non si distingue più dall'acqua che l'inghiotte.
Romanzo dalla sofisticata analisi psicologica della fragilità della coppia moderna,siete proprio sicuri che "le madri non sbaglino mai?"
di Luigi De Rosa