I trent'anni che sconvolsero il mondo
Letteratura italiana
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La decrescita felice
Chi ha studiato ragioneria si è fatto inculcare in testa che il ciclo economico è fatto di un’alternanza di fasi caratterizzate da una diversa intensità dell’attività economica.
In questo momento siamo in un periodo di decrescita però non tutti hanno ancora capito che quando un sistema è finito la crescita non può esserci ed i consumi diminuiscono notevolmente.
In questo libro riuscirete a capire tutte le baggianate che ci hanno fatto entrare in testa in nome del progresso e dell’innovazione.
Maurizio Pallante, l’autore, ha deciso di raccontare attraverso la sua penna i trent’anni del boom economico subito dall’Italia.
Partendo dagli anni Cinquanta, passando per le contestazioni studentesche del ’68 fino ad arrivare al 1989 con la caduta del Muro di Berlino.
Non si tratta sicuramente di un libro leggero, ma non è privo di ironia, anzi.
L’autore ha deciso di entrare in continuazione nella trama del libro, s’intrufola come un attore nelle scene e viaggia nel tempo.
Passiamo alla trama.
Siamo negli anni Cinquanta, in Italia, e sono iniziati i flussi migratori della gente dalle città del sud verso le città del nord, più precisamente a Torino. Qui tutti cercano una vita migliore, basata sul consumismo, l’industrializzazione e l’espansione.
Questa storia si intreccerà a molte altre in un periodo in cui i mutamenti erano all’ordine del giorno.
La gente in un primo momento era contenta di aver abbandonato i campi e le arretratezze dei loro paesi, ma si sa “non è tutto oro quello che luccica”.
Il boom economico non aveva portato solo benessere, infatti attraverso le vicende dei personaggi scelti dall’autore veniamo portati a conoscenza delle contraddizioni e dei problemi che si crearono con il passare del tempo.
Cosa voglio aggiungere? È sicuramente un libro da leggere perché ci fa riflettere e valutare le nostre scelte perché crescita non è sinonimo di benessere!
“Venghino, signori, venghino. Salgano tutti con me sul treno del progresso. Abbandoniamo il passato e le sue arretratezze. Dirigiamoci gioiosamente verso il futuro. Ma non spingete. Calma. C’è posto per tutti. Venghino, signori, venghino. E lei non sale? Non vuole cambiare in meglio la sua vita? Avrà mica paura dei cambiamenti? Tanto peggio per lei. Ma sappia che è un disadattato. Sarebbe bene che si facesse curare da uno psicologo. No, meglio da uno psichiatra. O da uno psicanalista…”