I quattro canti a Palermo
Letteratura italiana
Editore
Giuseppe Di Piazza ha cominciato la sua carriera giornalistica nel 1979 al quotidiano “L’Ora” di Palermo. Dal 2007 dirige “Sette” del “Corriere della Sera” e il mensile “SetteGreen”. In precedenza ha lavorato al “Messaggero” e ha guidato l’agenzia “Agr” e il mensile “Max”. Insegna all’Università Iulm e nel 2011 ha esordito come fotografo con la mostra “Io non sono padano”. Questo è il suo primo romanzo.
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Opinioni inserite: 1
Buona idea, ma risutato e coerenza no...
I quattro canti di Palermo,
quattro voci distine ma unite in un unico coro,
quattro brevi racconti, storie di vite dure, in una realtà comune e difficile.
Il primo canto (a parer mio il migliore) parla di un figlio d'onore che vuole scappare da un destino giàscritto dalla Famiglia per onore.
Il secondo fa intonare ad una modella un canto che celebra le difficoltà di alcune situazioni della vita e le possibilità di uscirne,
Il terzo, la disperazione di un padre, che non riesce a far emergere la sua voce dal coro di Famiglia della moglie.
L'ultimo, una figlia che vuol sussurrare al pubblico la voglia di giustizia e di onore.
A dirigere l'orchestra sulle pagine di un giornale locale è un giovane cronista di "nera" (una biografia di com'era o meglio, di come voleva essere Di Piazza???)
Con questi presupposti si può pensare ad un romanzo bellissimo, scritto di cuore ed orgoglio da una penna illustre ma, dopo un buon inizio il libro si perde in avventure sensuali che, vanno ad offuscare gli eventi più eclatanti.
Forse è colpa mia,mi aspettavo una descrizione più dettagliata di eventi, caratteristiche e disamine sui protagonisti e non il semplice bisogno dell'autore di rendere pubblici i numeri e gli amori (veri o fasulli) che trovano ampio spazio nelle poche pagine del libro.
Non ho trovato molta coerenza da parte di Di Piazza, un bravissimo scrittore,la cui carriera elogiata anche qui sopra trova dei contrasti con il libro davvero paradossali:
l'uomo che ha esordito come fotografo nella mostra "Io non sono padano" parla della Sicilia come di un luogo lugubre da dove lui, e cito "è dovuto scappare a Milano per non annegare nel sangue, trent'anni fa", dove in un romanzo che poteva denunciare qualcosa si ferma sul più bello trovando un improbabile mix tra Saviano ed il playboy Fabio Volo!
Un cronista che usa parole di spregio per la Mafia delle mattanze che poi, dichiara tra le righe con frasi molto leggere di partecipare con amici a feste o a serate in cui si fuma "marocchino" o "libanese"..ma dico, caro Di Piazza, chi crede lo portasse quello in Sicilia, la Caritas???
No, una buona idea ed una buona penna non dovrebbe perdersi in un romanzo che poteva essere molto profondo ma, che si rivela molto leggero.
La mia è una recensione e quindi il giudizio è quantomai personale, molti potrebbero trovare bellissimo questo romanzo, il cui, a mio parere unico furto denunciato è il prezzo di 17 euro per le 213 pagine scritte pure con caratteri cubitali!!!
No, ci riprovi ancora signor Di Piazza, il primo tentativo è andato male, spero solo che i suoi numerosi amori citati comperino una copia del libro a testa, solo così avrà successo quest'opera ;-)
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