I ladri di sogni
Letteratura italiana
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La ricchezza dei poveri
Occorre prendere atto che Salvo Zappulla ha la straordinaria capacità di permeare i suoi scritti di una sottile ironia, mai caustica, ma che è in grado di conferire alle sue opere una salutare levità che non poco concorre alla gradevolezza della lettura. Se poi consideriamo che si muove nella scia della migliore produzione surrealistica è possibile comprendere che in un narratore come lui, a cui certo la fantasia non fa difetto, l’opera plasmata sia prima di tutto un suo divertimento, che contagiosamente si trasmette a chi si accosta alle sue pagine. È anche questo il caso di I ladri di sogni, un romanzo tutto sommato breve (101 pagine), da cui ha tratto anche una fortunata versione teatrale che, presentata al Premio Massimo Troisi 2006, ha incontrato i favori dei giurati, classificandosi al secondo posto. L’idea di base di questo libro è talmente inverosimile da sembrare possibile, visti i continui progressi della scienza. A Ficodindia, anonimo paesino siciliano, dove il tempo è immobile da secoli, accade che ai cittadini, quasi tutti quelli di umili condizioni, vengano sottratti i sogni nel corso della notte, e quel che è peggio è che in tal modo viene loro impedito di sognare anche in seguito. Se uno non ha nulla al mondo l’unica cosa che gli resta è la speranza, che si concretizza durante il sonno nella realizzazione dei suoi desideri. Niente sogni, niente speranza, e così si diventa abulici, disinteressati, facilmente governabili. Perché sta in questo il messaggio metaforico di Zappulla: chi tiene il potere, per mantenerlo, ha la necessità di sottomettere i cittadini, togliendo loro perfino il desiderio di vivere e facendoli diventare quasi degli automi. Le pagine scorrono fra le denunce dei derubati e le esilaranti indagini della locale caserma dei carabinieri, finché del fatto non viene a conoscenza anche il governo che, motu proprio, si incarica di cercare quei ladri di sogni che in effetti non intende cercare. Come sarà la conclusione? Non intendo anticipare nulla, ma siamo in Italia e per di più in Sicilia, cioè in uno stato e in una regione dove non c’è più nulla di definitivo del provvisorio.
Stupisce inoltre Zappulla con quel suo stile sobrio, ma preciso, con quella capacità di ricreare ambienti e atmosfere che è peculiarità di pochi narratori assai più conosciuti di lui e che, giustamente, incantano il lettore che non potrà a sua volta non essere attratto dallo svolgimento della trama, dalla perfetta descrizione di Ficodindia, da quell’immobile e assolata atmosfera di un paese che è la copia di tante analoghe realtà siciliane. Se con Kafka e il mistero del processo ero rimasto colpito da un’opera di elevato livello, con I ladri di sogni sono rimasto estasiato, tanto da leggerlo più volte al punto che di tanto in tanto entra nei miei sogni, che ho opportunamente blindato da qualsiasi tentativo di furto.
Leggetelo e non è solo un consiglio, perché non potrete che essere poi più che soddisfatti.