Gli ipocriti
Letteratura italiana
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Relazioni mancate
Attraverso il nuovo romanzo di Eleonora Mazzoni, ho l’opportunità di pre-occuparmi ancora di relazioni mancate in famiglia. La storia racconta di adolescenze che non finiscono mai per mancanza di relazioni oneste. Le adolescenze sono tutte uguali e, verso il cambiamento e la rinascita, rompono gli schemi, le strutture, le abitudini obsolete.
La quindicenne bolognese Manu scopre i segreti dei suoi genitori: aprendo uno dei cassetti di suo padre Amedeo (“l’animale”, “il maiale”, “la bestia”, “il lupo affamato”, “l’iper-mega-super sporcaccione”), trova una confezione di preservativi. La giovane nasconde delle telecamere-sveglia in casa, acquistate su internet, e comincia a spiare, scoprendo le vite segrete dei suoi genitori, fatte di adulterio, finzione e depravazione. Amedeo, a sua volta, è figlio di un genitore nevrotico, pedofilo e testimone di Geova.
Incontro un gruppo di personaggi fragili, di giovani in controdipendenza e di adulti in sfida: Sara, la madre vittima e complice, Valeria, la sorella che vive a Londra, liberata più che libera, don Ettore, prete patetico e arrogante. E’ con la voce di Manu, attraverso il suo linguaggio immediato, duro, sgradevole, che conosco la storia e ripenso alle problematiche della famiglia, della sessualità irrisolta, del fanatismo religioso, degli abusi, della funzione del tempo, del dolore.
Le menzogne, fra amiche, fra amanti, fra genitori e figlie, sono solo la conseguenza di un cammino di accudimento mancato vicino a se stessi e al prossimo. Manu è una giovane donna a ruota libera, smaronata, fancazzista che diviene padre duro, volgare e intransigente dei propri genitori e, in seguito, madre accuditiva. Nella sua famiglia, allargata al gruppo religioso, si mente per fragilità psicologica, per ignoranza, per coazione a ripetere.
L’adolescenza, la maternità, la menopausa, la vecchiaia, non sono malattie, ma rappresentano un periodo delicato della vita. I passaggi esistenziali si trasformano in disturbi quando non c’è congruenza fra l’età storica e l’età psicologica. Gli adulti sono distonici quando a cinquant’anni un uomo cerca prede da conquistare e una donna aspetta il principe potente che possa donarle identità possibili.
Gli ipocriti, come attori, recitano fino in fondo il proprio copione perdente e pericoloso. Le persone giovani cercano la presenza di adulti stabili e rigorosi, severi e teneri, figure di riferimento autonome e felici che accompagnino a distanza, senza eccessi di zelo, fiduciose nel tempo che matura e che offre le libertà.
L’Icaro di Matisse, non precipita, vola: è il dono che desidero per ogni giovane.
“La vita nasce bene, poi si guasta. Per stare al sicuro, dovremmo abitare in universi separati e autogestiti. Giunta l’ora, noi giovani, di nostra volontà, faremmo il salto nel mondo degli adulti… io il salto non lo voglio fare. Il mio posto è nell’intercapedine. Dove ci sono degli indecisi, i paurosi, gli inquieti, i troppo sensibili, gli arrabbiati. Quelli che preferiscono essere nessuno. Ci si può trascorrere molto tempo. Anche la vita intera.” p.134
“E’ come se dentro di me ci fossero due Manu. Una che ama l’io e una che ama il noi. Mettere d’accordo entrambe è peso.” p.81