Gli autunnali
Letteratura italiana
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un autunno nostalgico
Luca Ricci firma Gli autunnali, un libro sul tempo che passa un po’ claustrofobico e molto frustrante.
Chi sono gli autunnali? Sono:
“ Gli autunnali siamo noi. Nel senso che ci piace una certa decadenza, che siamo e saremo sempre fin de siècle, che le nostre madeleine preferite sono gli articoli di cancelleria, tipo astucci o diari o quaderni, e ci abbuffiamo di olive come se fossero ciliegie, e che la nostra predilezione va ai cappotti di lana e alle minestre coi funghi. Lo guardai con una certa irremovibile spietatezza. “Nel senso che non c’è più clorofilla nelle nostre vene.” .
Chi riflette è la voce narrante del libro stesso: un uomo borghese di mezza età, imprigionato in un matrimonio che lo soffoca nelle spire della quotidianità e dell’abitudine, scrittore fallito, vorrebbe allontanarsi ma è prigioniero di
“una serie di gabbie concentriche, scatole contenute in altre scatole.”.
Fino a quando in un mercato rionale di Roma trova la fotografia di Jeanne Hèbuterne, la bella amante di Amedeo Modignani, che quando lui muore, lei incinta al nono mese si getta da una finestra e muore. Nasce una passione ai confini malati dell’ossessione, irrazionale e totalizzante. Quando conosce Gemma, cugina della moglie Sandra, nota la straordinaria somiglianza con Jeanne. In questo modo la sua ossessione muta soggetto. Diventa Gemma, che all’inizio pare accettare con benevolenza, fino al tragico, inevitabile, epilogo.
Un romanzo sul tempo, che è il “vero mistero”. E l’autunno, nella sua natura essenziale di transizione e di passaggio, rappresenta un momento di stasi, di possibilità inespresse, di attese. L’autunno è uno stile di vita, un modo di essere:
“ancora una volta cercai di appigliarmi all’autunno, ai suoi luoghi comuni. Era scontato die che l’autunno, in tensione dialettica con le altre stagioni, era il momento prima della morte invernale, del ritorno a casa dopo le avventure estive, delle foglie gialle e rosse accartocciate sui viali che intonavano un controcanto perfetto alla vita primaverile, eppure così rincuorante. (…) servivano per orientarci nel caos, nel mistero del tempo. (…) Ci serviva per continuare a provare, di anno in anno, nostalgia di ciò che era appena passato, insoddisfazione per quello che stavamo vivendo, timore per quello che stava per venirci incontro. “.
Una storia espressa con rara e profonda maestria, un sillabario contemporaneo sull’amore e sulle manie moderne, ritratto spietato dell’umanità variegata dei tempi attuali. Una lettura nostalgica di amore e morte, dualità fascinosa che caratterizza i rapporti umani.
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L’illusion du vrai
“Gli autunnali” di Luca Ricci non è solo un romanzo sull’amore e sull’innamoramento. È molto di più . Come spiega lo stesso autore in una nota aggiunta alla fine dell’opera, la storia deve molto all’arte di Guy de Maupassant. Ogni capitolo, infatti, è preceduto da una citazione tratta dal racconto “La chioma” del novellista francese. Ciò tuttavia non significa che manchi di originalità. Tutt’altro. Elemento fondamentale è il rapporto del personaggio col tempo. Il tempo ne condiziona la vita, le scelte, il lavoro, il tempo che con il suo scorrere inesorabile conduce fin troppo rapidamente a quell’età di mezzo che introduce alla parabola discendente della vita. E non a caso ritorna più di una volta l’immagine della foglia d’acero che con i suoi colori autunnali meglio di altre rappresenta l’approssimarsi della fine di un ciclo di vita. “La foglia d’acero si mosse – e credetti sinceramente che fosse la fine, che il picciolo avrebbe ceduto - , ma poi si mise a dondolare su se stessa. [……………] La foglia, dopo qualche altro tentennamento, si staccò e cominciò a girare. Turbinò nell’aria come una giostra, poi toccò terra e si sbriciolò troppo in fretta.”
Affascinato dalla bellezza del passato, deluso dalla banalità del presente e spaventato dal nulla che lo attende nel futuro, il protagonista de “Gli autunnali” rimane affascinato dalla fotografia di Jeanne Hébuterne, compagna di Amedeo Modigliani, che trova in un libro acquistato in un mercatino. L’amore per il passato si trasforma in una passione, un’ossessione che l’uomo materializza al punto da trasformarla in una realtà di cui diviene prigioniero. Da quel momento infatti egli è prigioniero di se stesso e dei luoghi in cui vive, del condominio in cui abita, del labirinto in cui si muove la sua mente. Nello stesso tempo la crisi esistenziale in cui si dibatte è la crisi artistica dello scrittore che rimane inerte di fronte alla pagina bianca.
La decadenza fisica si accompagna dunque a una decadenza artistica: tutto ciò nella città simbolo di splendore e declino a un tempo, in quella stessa Roma che non può non far pensare ad alcuni versi de Les antiquités de Rome di Du Bellay :“[…]Ne sentez vous augmenter votre peine/ quand quelquefois de ces costaux Romains/ vous contemplez l’ouvrage de vos mains/ n’etre plus rien qu’une poudreuse plaine?”
Siamo infine di fronte al grande enigma del rapporto verità- finzione, laddove la finzione assurge a metodo di indagine e conoscenza della verità. Bello e stimolante.