Gli anni al contrario
Letteratura italiana
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Gli anni buttati
Recensione particolarmente difficile da fare perchè questo libro mi ha suscitato impressioni contrastanti.
Per buona parte del suo svolgimento non mi è piaciuto, colpa di situazioni descritte troppo di fretta in modo quasi impersonale da una voce fuori campo che sembra fare una mera cronaca di qualcosa che si sta esaurendo e di cui va spiegato rapidamente l'antefatto.
Ma alla fine mi ha lasciato qualcosa ed è ciò che di prezioso c'è in un libro, quello che rimane una volta conclusa la lettura e svelato ogni cosa.
Sicuramente lo stile dell'autrice non mi ha fatto avvicinare molto ai personaggi, in particolare Giovanni l'ho trovato solo pieno di rabbia e perennemente insoddisfatto ma sinceramente già perso in partenza, uno che parla di lotta in politica ma poi nella vita alla prima avversità si lascia andare preferendo indulgere nei propri vizi.
Vuole essere il racconto di una generazione incapace di trovare compimento per le proprie aspirazioni, ma se da una parte abbiamo una donna che, nonostante tutto, riesce a costruirsi una vita e farsi carico, quasi da sola, delle responsabilità di crescere una figlia, dall'altra abbiamo un autentico inetto pieno di idee ma vuoto di attributi che capisce troppo tardi dove stanno le cose importanti nella vita ma soprattutto che alla base delle aspirazioni c'è il senso di responsabilità cosa di cui non è dotato.
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L'incapacità di elaborare
Attratta da titolo, dalla copertina, l'ho comprato e letto con troppe aspettative. In fondo riesco anche a vedermi riflessa nella storia di Aurora e Giovanni, nei sogni, nell'amore, ma soprattutto nell'incapacità di elaborare gli anni che passano, che non le loro sconfitte, le delusioni, le aspettative mancate. Perché essere coppia è complicato, quando c'è chi sta in piedi e chi non si regge, chi si aggrappa, come Giovanni. Non sono riuscita però a trovare continuità, tutto mi è sembrato frammentato. Non riesci neanche a capire perché Giovanni sia così: deluso, fragile, arrabbiato. La scrittura è come se restasse in superficie, senza spessore: vediamo i protagonisti ma si ha l'impressione di non comprenderli completamente. Nel complesso si legge bene, soprattutto nella seconda parte del romanzo, dove la scrittura sembra entrare nel cuore dei personaggi.
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L'insostenibile consapevolezza d'essersi (illusi)
«Anche se le pagine migliori della sua storia erano finite, e a volte dubitava anche che fossero state scritte, le toccava andare fino in fondo»
Ed è tra le crude pagine della storia che s'intrecciano le vite di due giovani, Giovanni ed Aurora, ultimi figli degli ideali, delle passioni e contraddizioni degli anni '70. Separati da due opposte storie familiari, Giovanni ultimogenito dell'avvocato Santatorre, comunista ormai disilluso, Aurora, figlia del fascistissimo, un padre che vive nella nostalgia delle camicie nere, uniti da un casuale incontro e dal comune infervoramento politico.
Si percepisce, viva e amara, nei personaggi la profonda delusione nei confronti di un passato non ancora concluso e il peso di una responsabilità, quella di dover cambiare le cose, che sentono propria. Così la storia di Aurora e Giovanni, si trova a confrontarsi con la Storia, quella di anni confusi, facendo fatica a seguirne il passo.
Tra le pagine si inseriscono e concatenano le ansie e i dubbi dei personaggi, la solitudine e, la speranza e l'illusione che si mescolano nelle loro frammentarie esistenze, suggellate e allo stesso tempo spezzate dalla nascita della piccola Mara, che segnerà irrimediabilmente il loro rapporto.
E' sorprendente come collateralmente, nelle vicende di Giovanni e Aurora, si percepisca vivida e incombente l'idiosincrasia di quegli anni, che personalmente non ho vissuto, ma di cui ancora oggi si raccolgono i frutti e macerie, di quella consapevolezza del fallimento dei propri ideali, che non pregiudica la speranza in un futuro diverso, della confusa e sgangherata reazione ad una realtà che sembra sfuggire di mano, allora come, per certi versi, oggi.
E così i protagonisti sentono gli "anni al contrario", l'inarrivabile scorrere del tempo, e si consolano nella abitudinarietà, costruendosi ognuno, nella propria solitudine le tanto agognate certezze. Chissà se ancora non sia necessario guardare indietro, a quegli anni al contrario, prima di andare avanti.
«In città c'è una nuova generazione con nuovi problemi, nuove droghe, nuove idee o forse nessuna.»
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Una generazione perduta
Aurora e Giovanni, giovani e innamorati negli anni settanta. Anni duri, difficili, inquieti. Sono gli anni in cui infuriano il terrorismo, le brigate rosse, la contestazione nelle università, gli anni degli indiani metropolitani, degli ideali delusi e delle ideologie vanificate. C’è chi ce l’ha fatta, c’è chi si è perso. E Aurora e Giovanni sono lo specchio di questo tempo pieno di contraddizioni, in cui i giovani sono alla disperata ricerca di qualcosa che dia un senso alla loro vita, che restituisca una parvenza di giustizia alla società di cui non si sentono più parte. Tra loro qualcuno ha solide basi culturali, qualcuno, più impreparato, si lascia trascinare da facili entusiasmi in un gioco più grande di lui. La lotta politica di Aurora e Giovanni inizia come ribellione all’autoritarismo dei genitori e con il rifiuto di quei principi borghesi di cui essi sono il simbolo, pur appartenendo ad ambienti diversi. Aurora è profondamente critica nei confronti del fascistissimo padre, Giovanni non sopporta il perbenismo del padre avvocato. L’evidente contrasto generazionale è uno dei temi fondamentali del romanzo. La decisione di unirsi con il vincolo del matrimonio, indispensabile per garantire un’alea di rispettabilità alla bambina che sta per nascere, nuocerà irrimediabilmente ai rapporti tra i due giovani.
Ed è qui che il mondo di Aurora si allontana da quello di Giovanni. È lei che assume su di sé tutte le responsabilità della vita quotidiana, mentre lui insegue il sogno dell’eroe negativo che vuole realizzarsi nel compiere eclatanti gesti rivoluzionari. La fragilità che lo caratterizza lo condannerà a ruoli gregari e insignificanti di cui egli stesso ha orrore e si troverà ben presto prigioniero della sua debolezza. Solo il rapporto tenero e disinteressato con la figlia Mara riuscirà a restituirgli in parte quella dignità perduta. Ed è di nuovo il rapporto padre- figlio al centro del romanzo, un tema che si propone come leit-motiv, quasi a volere sottolineare che gli errori di questa parte di gioventù non sono attribuibili interamente agli stessi giovani, ma in modo rilevante alle generazioni che li hanno preceduti e li hanno messi al mondo. Un libro estremamente amaro che non fa sconti a nessuno, ma che procede con obiettività ed equilibrio. Non è un libro che si può leggere tutto d’un fiato. In alcuni passaggi è un vero pugno nello stomaco. Sicuramente non ci sono assoluzioni, ma in fondo neanche condanne. È solo la cronaca di una stagione di errori nel pubblico come nel privato. È la cronaca della vita.